Il 30 dicembre 1932, a Genova, nasceva uno dei più importanti personaggi della storia dello spettacolo italiano: Paolo Villaggio.
Attore, comico, scrittore e sceneggiatore, Villaggio è stato autore di una comicità inedita rispetto ai canoni presenti negli anni Cinquanta e Sessanta, suo periodo di formazione, nel quale nacque l'amicizia con il cantautore Fabrizio De André. Egli, infatti, si è distaccato dalla tradizione comica caratterizzata dai regionalismi, non si è mai prestato alle imitazioni e non è nemmeno rimasto legato necessariamente alla propria città d'origine come fonte di ispirazione. La comicità di Villaggio è stata assolutamente moderna e innovativa, e si è evoluta nel tempo. Ha esordito in televisione, sugli schermi della Rai, tra fine anni Sessanta e inizio anni Settanta con personaggi divenuti storici, ovvero il Professor Kranz - un prestigiatore sgangherato con accento tedesco e dai modi ridicolmente autoritari - e Giandomenico Fracchia, un impiegato sottomesso, impacciato e goffo. Due maschere che hanno contraddistinto il Villaggio che raggiunse il successo, toccando vette di popolarità assolutamente straordinarie, grazie alle apparizioni sul piccolo schermo e sulle frequenze radiofoniche.
Villaggio aveva uno stile del tutto particolare, sia nelle sue esibizioni comiche che nel condurre le trasmissioni: un linguaggio forbito e tagliente, che non lasciava spazio di replica alle proprie battute pungenti, spesso risultando volutamente cinico e sferzante. Accanto a Kranz e Fracchia apparì anche un terzo personaggio, che il comico genovese non interpretava, bensì descriveva in terza persona nei suoi monologhi televisivi: il ragionier Ugo Fantozzi, ispirato dalle esperienze lavorative in ufficio che Villaggio aveva avuto in gioventù, e che rappresentava una sfumatura più complessa di Fracchia. I racconti di Fantozzi vennero pubblicati dapprima sulla rivista L'Europeo, per poi divenire un libro, edito da Rizzoli nel 1971. Il volume ottenne un grandissimo riscontro, rendendo quella del ragioniere vessato dai colleghi dell'ufficio e dai superiori della "Megaditta" di cui è dipendente, e perseguitato dalla sfortuna e dal destino, la terza e più famosa maschera della carriera di Paolo Villaggio. Nel 1974 arriverà un secondo libro della serie, ma di lì a poco il ragionier Ugo esordirà al cinema: Fantozzi (1975) e Il secondo tragico Fantozzi (1976) diverranno con il tempo dei cult della comicità italiana, anch'essa inedita, perché esploreranno un nuovo modo di fare satira amara, per la prima volta dentro gli uffici frequentati dalla borghesia: quella piccola e media degli impiegati, quella alta dei dirigenti.
Paolo Villaggio, da metà anni Settanta in poi, si dedicò sempre di più al grande schermo, proseguendo la serie di Fantozzi per oltre vent'anni e partecipando a numerose commedie, in particolare negli anni Ottanta. Non mancarono, però, incursioni nel cinema più impegnato, che confermarono la poliedricità di Villaggio, anche abile attore drammatico. Il Leone d'oro alla carriera ricevuto nel 1992 rappresentò un importante riconoscimento dell'impronta che l'attore genovese aveva dato nell'ambito della commedia dell'arte, oltre a consacrare i suoi successi cinematografici. Dopo aver preso parte ad altri film ed essersi dedicato ad ulteriori, significativi progetti artistici, Villaggio sarebbe venuto a mancare il 3 luglio del 2017.
In occasione del novantesimo anniversario della sua nascita, vogliamo omaggiare Paolo Villaggio riscoprendo, qui di seguito, i suoi film più importanti. Buona lettura.
1. Brancaleone alle Crociate (1970)
Medioevo. Dopo aver perduto la propria, improvvisata armata, il nobile decaduto Brancaleone da Norcia è adesso a capo di alcuni seguaci di Papa Gregorio VII. La missione è giungere fino alla Terra Santa. In sella al suo cavallo Aquilante, Brancaleone parte all'avventura, ma la sua nuova armata verrà attaccata dai soldati del vescovo ribelle Spadone. Disperato, Brancaleone chiederà alla Morte di venirlo a prendere, ed Essa risponderà che gli concederà prima di soccombere con onore. Così, Brancaleone avrà modo di compiere nuove gesta: vicino al luogo dove si trova, sta per essere ucciso un neonato per mano del soldato Thorz. Dopo averlo salvato, Brancaleone scopre che è il figlio del Re Boemondo, già partito per le Crociate: così, s'impegnerà per ricongiungerlo al padre...
Diretto da Mario Monicelli e scritto dal regista con Age (Agenore Incrocci) & (Furio) Scarpelli, Brancaleone alle Crociate è il fortunato e altrettanto riuscito sequel del primo film del 1966. Irresistibili situazioni comiche e dialoghi formidabili ripropongono lo stile già ammirato nel capitolo originale, anche per merito di un cast artistico in stato di grazia: accanto a Vittorio Gassman figurano Stefania Sandrelli, Adolfo Celi, Gigi Proietti, Gianrico Tedeschi, Lino Toffolo, Sandro Dori, Beba Loncar e, ovviamente, Paolo Villaggio, qui nel ruolo dell'infido Thorz. Fu la prima collaborazione in scena tra Gassman e l'attore genovese.
Cent'anni di Vittorio Gassman: i film indimenticabili con Monicelli, Risi e Scola
2. Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto (1972)
Agostino è uno sbandato che vive come può, ma che ha un obiettivo fisso: ritrovare sua madre, che non ha mai conosciuto. Insieme ad Armando, che lavorava in un circo prima di lasciarlo, partono in viaggio attraverso l'Italia, per giungere a diverse destinazioni, dove riceveranno altrettante delusioni. Alla fine, stanchi di peregrinare, si intratterranno in casa di una prostituta, ma sarà soltanto l'ennesimo espediente per trovare un riparo. Dopo poco tempo, infatti, ricominceranno a vagare, ma andranno a imbattersi contro degli inevitabili guai...
Diretto e interpretato da Vittorio Gassman e scritto dall'attore insieme a Age & Scarpelli, Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto rappresentò la seconda collaborazione tra Gassman e Paolo Villaggio, alla quale seguì una terza, ovvero Che c'entriamo noi con la rivoluzione?, per la regia di Sergio Corbucci. Il sodalizio tra i due fu breve ma intenso: del resto, l'arguzia comica di Villaggio e la presenza scenica imponente di Gassman si integravano, ma le rispettive strade avrebbero ripreso direzioni diverse poiché quest'ultimo avrebbe proseguito nel filone della commedia (anche drammatica), mentre il primo stava per esordire nel personaggio cinematografico più importante della sua carriera: Fantozzi.
Vittorio Gassman: i migliori film del "Mattatore" della commedia all'italiana
3. Fantozzi (1975)
Il ragionier Ugo Fantozzi lavora per una multinazionale, ma la sua vita è quantomai grigia. Sul lavoro deve infatti sottostare alle angherie dei dirigenti e soprattutto del "Megadirettore Galattico", l'inarrivabile vertice dell'azienda. La sfortuna sembra continuamente perseguitarlo tanto in ufficio quanto al di fuori, e a casa la situazione è stantia: è sposato con la remissiva Pina (Liu Bosisio) e sua figlia, Mariangela (Plinio Fernando), viene presa in giro da tutti per la sua incredibile bruttezza.
Un giorno, Pina telefona al centralino della "Megaditta" per chiedere notizie del marito, che non vede da diciotto giorni. Il povero Fantozzi è stato murato vivo per errore durante una ristrutturazione in azienda, e nessuno si era accorto della sua assenza. Come se nulla fosse accaduto tornerà nella scrivania che ha nel sottoscala, riprendendo la routine di sempre, circondato dalla solita indifferenza. Da anni è innamorato segretamente di una collega, la signorina Silvani (Anna Mazzamauro), che lo maltratta puntualmente; l'unico suo amico è lo strampalato ragionier Filini (Gigi Reder), ma per il resto Fantozzi non ha mai una soddisfazione e, anzi, una serie di situazioni tragicomiche ancora lo attendono...
Diretto da Luciano Salce e scritto dal regista e da Paolo Villaggio con Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, Fantozzi fu il primo capitolo della serie dedicata al personaggio del tartassato ragioniere, ed è oggi considerato un cult assoluto, come del resto i due film successivi. Gli incassi al botteghino furono di oltre sei miliardi di lire, e la pellicola risultò il successo della stagione cinematografica 1974-75. Come già il libro dal quale è tratto, il film ottenne un grande riscontro popolare tanto per le ambientazioni che per il tipo di comicità innovativa: di fatto Fantozzi rappresenta una parodia della vita quotidiana delle grandi aziende, certamente esasperando le situazioni, ma con un grande fondo di verità. Il protagonista, una vittima della società della quale fa parte, viene posto al di sotto di chiunque altro, e per questo non si può non provare compassione per lui, ma anche sentirsi sollevati perché non si può essere trattati peggio di Fantozzi. Il genio di Paolo Villaggio qui toccò l'apice della creatività.
Siamo tutti Fantozzi: 15 tormentoni che descrivono l'italiano medio
4. Il secondo tragico Fantozzi (1976)
Ugo Fantozzi è costretto a passare intere notti in ufficio per coprire un suo superiore scansafatiche. Un giorno, però, un sorteggio stabilirà che ad accompagnare il Duca Conte di Semenzara al casinò di Monte Carlo debba essere proprio il ragioniere: alla fine, Fantozzi sarà costretto a tornare a casa aggrappandosi ad un treno. Da qui in avanti, la vita quotidiana riprenderà come sempre, e ovvero con una scalogna dietro l'altra: una battuta di caccia insieme a Filini finirà in una sparatoria, e non sarà nemmeno così divertente partecipare all'inaugurazione della nuova turbonave della Megaditta, la cui madrina sarà l'imbranata Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare. Esasperato per aver dovuto sacrificare le ferie, come se non bastasse Fantozzi dovrà partecipare al noioso cineforum aziendale...
Il secondo tragico Fantozzi vide ancora Luciano Salce alla regia e Benvenuti e De Bernardi insieme a Paolo Villaggio alla sceneggiatura. Il film fu un altro clamoroso successo, con sequenze entrate di diritto nell'immaginario collettivo. Su tutte, naturalmente, quella della visione de La corazzata Kotiomkin, pellicola immaginaria che prende parodisticamente il titolo dal più celebre La corazzata Potëmkin. Il professor Guidobaldo Maria Riccardelli impone agli impiegati la visione di vecchi film d'autore, ai quali fa seguire un dibattito dove ciascuno deve esprimere la propria opinione. Tutti, puntualmente, elogiano ipocritamente le varie pellicole, mentre Fantozzi ogni volta viene ripreso per le sue esternazioni. Quando, per vedere La corazzata Kotiomkin, gli impiegati dovranno rinunciare alla diretta televisiva della partita di calcio Italia-Inghilterra, nessuno ne rimarrà contento e per tutta la proiezione saranno più interessati al risultato che al film. Alla fine, durante l'ennesimo dibattito, arriverà anche il momento del commento di Fantozzi, che decide di ribellarsi ed esclamerà con decisione che:
Per me... La corazzata Kotiomkin... è una cagata pazzesca!
Novantadue minuti di applausi.
Il secondo tragico Fantozzi: i 45 anni di un capolavoro pazzesco
5. Signore e signori, buonanotte (1976)
Un telegiornale nazionale manda in onda alcuni servizi di grande rilevanza: tra questi, quello che riguarda il sequestro dell'industriale Gianni Agnelli, che costringe gli operai a pagare un riscatto di 25 miliardi di lire; vi è poi l'intervista a un ministro corrotto, che ha tutta l'intenzione di difendersi. La rete televisiva ha inoltre un palinsesto parecchio singolare: tra gli altri contenuti, esso comprende un telefilm nel quale la polizia scambia una sveglia per un ordigno e, per evitare la figuraccia, inscena una vera esplosione; l'intervista a un sociologo tedesco che consiglia di risolvere il problema del sovrappopolamento "mangiando" i bambini poveri; una puntata del cosiddetto Disgraziometro; uno sceneggiato, intitolato "Il Santo Soglio", sulla lotta per il papato combattuta tra cardinali cinquecenteschi; l'inaugurazione dell'anno "pregiudiziario" con il Presidente della Repubblica Leone e molti vecchi magistrati...
Diretto da Luigi Comencini, Nanni Loy, Luigi Magni, Mario Monicelli, Ettore Scola e scritto con Age & Scarpelli, Leonardo Benvenuti, Ruggero Maccari e Ugo Pirro, Signore e signori, buonanotte è un film collettivo di sferzante satira sulla società italiana degli anni Settanta, che non risparmia la corruzione politica, le forze armate, la Chiesa cattolica, la televisione e il mondo dello spettacolo, attraverso una rappresentazione paradossale. Paolo Villaggio è protagonista dell'episodio Il Disgraziometro, un cinico quiz a premi nel quale vince chi viene colpito dal maggior numero di disgrazie, e il cui finale non può che essere tragicamente intonato con lo sviluppo della trasmissione.
6. Fantozzi contro tutti (1980)
Il ragionier Ugo Fantozzi continua a essere attanagliato dalla mala sorte. Insieme ai suoi colleghi si reca a Ortisei per una settimana bianca tardiva, essendo ormai maggio: così, occorre dedicarsi ad altre attività che non siano gli sci. Eppure, Fantozzi aveva promesso alla moglie Pina di dimagrire sciando: per rimediare, andrà in una clinica specializzata, ma finirà per essere rinchiuso senza cibo in una cella per venti giorni. Tempo dopo, la stessa Pina gli confesserà di essersi innamorata di un altro uomo, che Fantozzi individuerà in un panettiere. Intanto, la Megaditta ha un nuovo direttore, il visconte Cobram. In suo onore, essendo un appassionato di ciclismo, verrà organizzata una gara in bicicletta alla quale saranno costretti a partecipare tutti i dipendenti...
Diretto da Neri Parenti e scritto dal regista con Paolo Villaggio, Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, Fantozzi contro tutti è il terzo capitolo della serie. Anche in questa occasione, le situazioni sfortunate raggiungono e oltrepassano i limiti della sopportazione per il povero ragionier Ugo, qui alle prese con una crisi coniugale inaspettata (nel ruolo di Pina subentrò Milena Vukotic) e con una delle gare sportive cult del cinema italiano: la temutissima Coppa Cobram.
In ricordo di Paolo Villaggio e Fantozzi: 92 minuti di applausi sono troppo pochi
7. I pompieri (1985)
Roma. Nei Vigili del Fuoco è stata formata la squadra numero 17, che per i più scaramantici non sembra essere di così buon auspicio. I componenti hanno rinunciato al servizio di leva scegliendo questo corpo come alternativa, oppure sono avanti con gli anni e sono stati richiamati per addestramento. Il caposquadra è Armando Bigotti, affetto da sonnambulismo e incapace di avere un confronto con le donne. Ai suoi ordini vi sono Daniele Traversi, rimasto da poco vedovo con un figlio da accudire; Alberto Spina, viziato e con poca voglia di impegnarsi; Nicola Ruoppolo, un ex pompiere richiamato al servizio; e Paolo Casalotti, il quale è stato invece riassegnato per un errore burocratico. Nonostante un disastro dietro l'altro, per l'intera squadra arriverà il giorno in cui mostrare di meritare la divisa...
Diretto da Neri Parenti e scritto dal regista con Laura Toscano e Franco Marotta, I pompieri è uno dei film comici più popolari degli anni Ottanta, che si inserisce in un fortunato filone di pellicole del quale Paolo Villaggio ha fatto parte, alternandolo con i capitoli successivi di Fantozzi. Insieme a lui, in scena, anche Lino Banfi, Massimo Boldi, Christian De Sica, Andrea Roncato, Ricky Tognazzi, punte di un cast molto variegato, del quale faceva parte anche Moana Pozzi in un piccolo ruolo: una delle non così infrequenti incursioni nel cinema tradizionale della celebre pornostar. Nello stesso periodo, Villaggio partecipò a molte altre commedie corali, fra cui Scuola di ladri e Grandi magazzini (1986), Rimini Rimini e Roba da ricchi (1987).
Lino Banfi compie 80 anni: 5 ruoli di culto per ricordare il comico pugliese
8. La voce della Luna (1990)
Nelle zone della Pianura Padana, Ivo Salvini, un personaggio che viaggia con la mente tra fantasia e realtà, è convinto di sentire delle voci, che giungono di notte dalla campagna illuminata dalla luna. Esse lo inviterebbero a inseguire il suo ideale di donna, senza preoccuparsi di non poterla raggiungere. Così, in un'avventura apparentemente senza meta, Salvini incontrerà diversi individui, tra cui l'eterea Aldina, uno stravagante oboista che vive in un cimitero, un uomo che guarda il mondo dai tetti delle case e, infine, il bislacco Gonnella, un prefetto in pensione che crede di trovare complotti ovunque senza rendersi conto di vivere in un mondo che conosce soltanto lui. Insieme, Salvini e Gonnella continueranno a girovagare, frequentando luoghi così diversi tra loro, ma sempre lasciandosi accompagnare dal fascino della notte, mentre la luna silenziosa li osserva...
Diretto da Federico Fellini, scritto dal regista con Tullio Pinelli e tratto dal romanzo Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni, La voce della luna fu l'ultimo film del regista riminese, che qui creò delle atmosfere molto particolari, del tutto sfuggevoli. Fondamentale fu l'apporto dei due protagonisti: Salvini e Gonnella, ovvero Roberto Benigni e Paolo Villaggio, che interpretarono meravigliosamente quell'aria da sogno che pervade tutta la pellicola, frutto del genio di Fellini e del tocco leggiadro dei due attori. Per questo ruolo, Villaggio venne premiato con il David di Donatello nel 1990.
Roberto Benigni, i migliori film di un artista imprevedibile
9. Io speriamo che me la cavo (1992)
Il maestro ligure Marco Tullio Sperelli viene trasferito a Corzano, in provincia di Napoli, a causa di un errore da parte del Provveditorato agli Studi. La situazione che troverà sarà quanto mai disastrosa: in classe appena tre allievi, mentre gli altri dovrà andare a cercarli in giro per il paese, non senza grandi difficoltà. Tra di loro vi sono la dolce Rosinella, il furbetto Vicenzino, ma anche il più rude Raffaele, che è il più grande della classe e, purtroppo, già destinato a fare da messaggero per conto del clan camorristico locale. Un giorno, Sperelli è costretto a richiamarlo all'ordine e per questo gli molla un ceffone: Raffaele giurerà di fargliela pagare, ma questo gesto farà guadagnare al maestro il rispetto dell'intera classe. Sa che, per sopravvivere a questa situazione, dovrà usare calma e fermezza...
Diretto da Lina Wertmüller, scritto dalla regista con Alessandro Bencivenni, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Domenico Saverni, Andrej Longo e ispirato al libro di Marcello D'Orta, Io speriamo che me la cavo è una commedia drammatica molto significativa, che racconta uno spaccato sociale purtroppo ancora oggi estremamente attuale. Accanto a Paolo Villaggio, qui nel ruolo del maestro Sperelli, anche una bravissima Isa Danieli, quindi Gigio Morra, Paolo Bonacelli e Sergio Solli.
Lina Wertmüller: i 5 migliori della grande regista
10. Il segreto del Bosco Vecchio (1993)
Il colonnello in pensione Sebastiano Procolo è segnato dagli anni che passano e in preda ai dubbi per quanto avrebbe potuto fare di più nella propria carriera militare. Non ha più spazio per i sogni nei propri pensieri: è diventato cinico e materialista. Da qualche tempo ha posto le proprie attenzioni sulle terre che comprendono il Bosco Vecchio, che lui amministra in conto del nipote Benvenuto, ancora in collegio. Per diventarne il proprietario, però, Procolo sarebbe disposto a tutto, anche a mettere in pericolo la vita del ragazzo. Inizialmente, il colonnello progetta di abbattere numerosi alberi secolari del Bosco, non credendo alle leggende che tra essi albergano. Progressivamente, però, quel luogo magico riuscirà ad addolcirgli l'anima, tanto da entrare in contatto con una delle forze che popolano il Bosco, il Vento Matteo. Quando Benvenuto cadrà in grave malattia, Procolo chiederà aiuto agli spiriti del Bosco, rinunciando alle sue pretese...
Diretto e scritto da Ermanno Olmi e tratto dal romanzo di Dino Buzzati, Il segreto del Bosco Vecchio mantiene gli elementi fantastici del libro originale e fa rivivere la stessa magia, attraverso la maestria registica di Olmi e l'intensa interpretazione di Paolo Villaggio.
I 20 migliori film tratti da libri
11. Cari fottutissimi amici (1994)
Firenze. Nell'agosto del 1944, la città è ormai liberata dall'oppressione tedesca. Ginepro Parodi, detto Dieci, è un vecchio manager di pugilato, che vorrebbe ricomporre una squadra per organizzare una tournée, al fine di guadagnare qualcosa. Dopo aver trovato un disertore americano e una giovane collaborazionista come volontari, Dieci inizierà a raggranellare quantomeno da mangiare, e così farà anche nelle successive esibizioni, anche se sul piano degli incontri le cose non andranno come previsto. Con la borsa americana Dieci e i suoi pugili avranno trovato abbastanza cibo da sopravvivere per qualche tempo, finché non faranno un incontro che potrebbe cambiare ancora una volta la loro condizione...
Diretto da Mario Monicelli e scritto dal regista con Suso Cecchi d'Amico, Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, Cari fottutissimi amici è uno dei film più interessanti e particolari del cinema italiano degli anni Novanta. Nel ruolo di Dieci, Paolo Villaggio dimostrò ancora una volta la propria versatilità, oltre a poter collaborare nuovamente con Monicelli a distanza di venti anni dalla precedente occasione.