Nello scrivere la recensione di P-Valley, ci vengono in mente diversi stimoli sensoriali: il caldo dei corpi misto all'odore di alcol e fumo. L'appiccicaticcio sotto i piedi. Il fruscio delle banconote e il rumore stridulo della pelle che scivola sul palo: fin dalle primissime immagini, la serie creata da Katori Hall ci fa entrare in un mondo ben definito, in cui ogni cosa vive di contrasti.
A partire dai colori: in P-Valley tutto è scuro o rosa neon, un colore vibrante, quasi violento, che si posa sui volti e sui corpi dei protagonisti quasi a sostituire il rosso del sangue. Ispirato all'opera teatrale Pussy Valley, scritta da Hall e messa in scena nel 2015, la serie di Starz è composta da 8 episodi, disponibili su StarzPlay dal 12 luglio.
Siamo nel Delta del Mississippi, nella fittizia città di Chucalissa: qui c'è una vera e propria cultura dello strip club, parte integrante della vita della popolazione. Nei locali si fanno addii al celibato, si festeggia, si organizzano uscite. E le performer sono molto più che semplici "donne che si spogliano": riuscire a volteggiare in quel modo su un palo, veloci e allo stesso tempo aggraziate, richiede grande forza, padronanza del proprio corpo e tanto allenamento. Che lo si voglia accettare o no, le ballerine di lap dance sono delle atlete. Questo è immediatamente chiaro quando entra in scena Mercedes (Brandee Evans), star del locale: movenze feline, sguardo fiero, una leggerezza quasi aliena. Tutto sotto gli occhi compiaciuti e resi luccicanti dai glitter di Uncle Clifford (Nicco Annan), manager del club, che ama indossare abiti femminili e maschili, cambiare ogni giorno parrucca e non definirsi con un genere preciso.
Ripartire dal corpo delle donne
Così come nel quadro di Gustave Courbet L'origine del mondo, P-Valley mette al centro del racconto il corpo delle donne, a partire già dal nome: guardato, sfruttato, criticato, desiderato, il corpo femminile è ormai una vera e propria questione politica. Qui, però, è finalmente inquadrato con una prospettiva diversa, dal punto di vista delle donne stesse: a scrivere, dirigere e creare le coreografie sono infatti tutte donne, che non si limitano a mostrare i personaggi semplicemente come corpi da volere o su cui lucrare, ma come universi con le loro regole, debolezze, con una storia da raccontare.
Ogni ballerina del P-Valley ha un vissuto, spesso tragico, che si rispecchia in ogni muscolo che si contrae, in ogni goccia di sudore, in ogni ruga d'espressione. Abbiamo appunto Mercedes, combattuta tra il suo desiderio di esibirsi e una madre fortemente religiosa; Miss Mississippi (Shannon Thornton), diventata da poco mamma, che ogni sera si presenta con un livido diverso, "regalo" del marito violento, e Autumn Night (Elarica Johnson), con un passato traumatico che cerca di dimenticare, ma che periodicamente torna a tormentarla.
Oggettificate dai clienti, in competizione tra loro, costantemente preoccupate per la propria sicurezza, sia fisica che economica, queste donne vivono del loro corpo, che curano come il loro bene più grande. Il fatto che il corpo sia lo strumento con cui si fanno strada nel mondo non vuol dire però che le loro aspirazioni siano meno importanti di quelle degli altri: su quel palo, a mezz'aria, sono quasi degli angeli, delle creature bellissime. Giù da quel palco diventano creature della notte, con il proprio bagaglio infernale. La bellezza della serie sta nel non giudicare mai queste donne, ma nel carcere di capire chi siano, da dove vengano, quale sia il loro universo. Respirando, piangendo e urlando insieme a loro le sentiamo vicine, anche se vivono in un mondo molto distante da noi, perché riusciamo a capirle.
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Il prezzo del sogno americano
Frutto di anni di studio, interviste e ricerca, Pussy Valley è un'opera importante, perché ci fa ascoltare voci diverse: la serie tv, a cui Katori Hall lavora dal 2016, può contare sulla forza del mezzo televisivo, diventando un prodotto dalla potenza esponenziale, soprattutto in questo momento storico, in cui si parla sempre di più della necessità di raccontare realtà poco rappresentate, che esistono e hanno la loro dignità, anche se vogliamo negarla o ignorarla. Questo gruppo di donne nere, che possono contare soltanto su se stesse e sulla solidarietà reciproca, è straordinario nella sua normalità. La loro vita, giudicata eccentrica dai più, è umanissima e vera. Proprio come lo strepitoso Uncle Clifford, datore di lavoro e confidente, personaggio "lager than life", uno dei più belli visti in questo anno televisivo. Libero, sicuro e per questo pericoloso per chi trae conforto dalla conformità, è il simbolo di come a volte anche l'abito possa diventare attivismo.
In questo continuo e spietato consumo di corpi e sogni, a uscirne sempre più a pezzi è il sogno americano, mai così privo del suo fascino come oggi: il pericolo del P-Valley di venir chiuso per mano di un casinò, che vuole acquistare il terreno su cui è stato costruito, è metafora perfetta di come, nonostante gli Stati Uniti siano nati su un territorio vastissimo, sembra che non ci sia mai spazio sufficiente per tutti. Peggio: quello spazio è spesso conquistato e sottratto con la forza. Grazie a intelligenza di scrittura, bellezza delle immagini e un cast strepitoso, P-Valley è una serie imperdibile e uno dei migliori nuovi titoli del 2020.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di P-Valley, la serie di Starz, disponibile dal 12 luglio su StarzPlay, è l'adattamento televisivo dell'opera teatrale Pussy Valley, scritta nel 2015 da Katori Hall, anche creatrice e showrunner. Ambientata in un locale di lap dance nel Delta del Mississippi, P-Valley affronta temi come la difficoltà di essere una donna che vive del proprio corpo in un ambiente razzista e fortemente religioso. Scritta, diretta e coreografata da donne, P-Valley dà un punto di vista diverso sul corpo delle donne, che qui diventa quasi una questione politica. La bellezza delle immagini, il cast strepitoso e l'intelligenza della scrittura ne fanno uno dei nuovi migliori show del 2020.
Perché ci piace
- L’eccellente e intelligente scrittura di Katori Hall.
- Il cast strepitoso: su tutti Brandee Evans e Nicco Annan.
- La bellezza delle immagini.
Cosa non va
- Non abbiamo trovato difetti, anzi: speriamo in una seconda stagione.