Un western ammantato di mistero, tra enigmatiche apparizioni ed eventi soprannaturali. Come mette in luce la nostra recensione di Outer Range, è difficile dare una definizione certa dello strano oggetto approdato su Prime video il 15 aprile. Creato dal celebrato drammaturgo Brian Watkins e prodotto dalla Plan B di Brad Pitt, lo show si colloca nell'alveo del neo-western, stesso bacino a cui attinge il Re Mida Taylor Sheridan con la sua Yellowstone, ma con in più un tocco soprannaturale. Nel mix va aggiunto, inoltre, un pizzico di mitologia greca. A inaugurare la serie è la voice over di Josh Brolin, che interpreta il patriarca Royal Abbott, il quale interroga lo spettatore sulla sua conoscenza del dio greco Cronos, che ha usato una falce per fare un buco nella creazione "tra cielo e terra... separando il noto dall'ignoto".
Le somiglianze con Yellowstone sono palesi fin dal primo episodio di Outer Range a partire dall'ambientazione comune, le montagne del Wyoming. Il taciturno Royal Abbott guida il ranch di proprietà della famiglia della religiosa moglie Cecilia (Lily Taylor) da generazioni, si occupa delle mandrie insieme ai figli Perry (Tom Pelphrey) e Rhett (Lewis Pullman) e difende la sua terra dalle grinfie del ricco vicino Wayne Patterson (Will Patton). Agli intrighi terreni si sommano quelli ultraterreni. La scoperta di un enorme buco nella sua proprietà coincide con l'arrivo al ranch di una giovane poetessa hippie di nome Autumn (Imogen Poots) che chiede il permesso di campeggiare nell'area. Da qui in poi eventi inspiegabili, apparizioni misteriose e strane coincidenze si moltiplicano ammantando di un alone di mistero anche i fatti meno significativi. Se la deriva da soap di Yellowstone è determinata da intrighi politici ed eventi criminosi, qui ci troviamo nel campo del dramma metafisico surreale.
Un West rarefatto e misterioso, mai così "Far"
Al di là di un iniziale evento traumatico, nei primi episodi di Outer Range non accade poi molto, ma la narrazione si concentra sui confronti tra i personaggi - in particolare lo strano rapporto che si instaura tra Royal e Autumn - che sollevano più di un dubbio. Se l'apparizione della bionda campeggiatrice di Imogen Potts ricorda quegli enigmatici villain di Stephen King (ma Autumn è davvero una villain?) che si materializzano sul luogo dell'azione esercitando il loro ambiguo ascendente sui personaggi, la serie sembra disseminata di misteri (i geroglifici sulle rocce, il bisonte con le frecce nel fianco) in perfetto stile Lost che appaiono e scompaiono senza che il pubblico ne comprenda il senso. Outer Range sembra reggersi proprio sulla presenza di questi misteri, stimolando negli spettatori un esercizio predittivo che raramente trova soddisfazione.
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Lo smarrimento dei personaggi (e dello spettatore)
Ad alimentare le curiosità e lo spaesamento degli spettatori è anche la costruzione dei personaggi, uno più taciturno e sfuggente dell'altro. Tutti, o quasi, sembrano preda di un malessere interiore che impedisce loro di interagire con pienezza con gli altri, perfino all'interno dell'unita famiglia Abbott. Se Josh Brolin alimenta il mito del cowboy taciturno e pensieroso, trovandosi in più a fare i conti con improvvisi eventi soprannaturali, Tom Pelphrey, di cui abbiamo apprezzato il talento in Ozark nei panni del debordante Ben, fratello bipolare di Wendy, appare sottotono nel ruolo del figlio maggiore di Royal, roso dal dubbio e dal senso di colpa.
Più solida la presenza di Lily Taylor, madre e nonna amorevole e punto di riferimento per Royal, la cui fede religiosa potrebbe in qualche modo farle avere un ruolo centrale nel plot soprannaturale, come anticiperebbero certe visioni. Tutti piuttosto sopra le righe i rivali Tillerman a cominciare dal capofamiglia Wayne e la sua bombola d'ossigeno passando per il figlio Billy (Noah Reid), che passa il tempo a cantare esibendosi a un funerale come se fosse su un palco di Broadway. Del mistero che circonda il personaggio di Imogen Poots abbiamo già accennato e non manca neppure un vice sceriffo donna nativo, l'astuta Joy, interpretata dalla canadese Tamara Podemski, che funge da collante tra i vari personaggi con la sua indagine.
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I (troppi) misteri troveranno risposta?
Non varrà per tutte le serie, ma nel caso di Outer Range quattro episodi non sembrano sufficienti per capire quale direzione intraprenderà la storia. Troppi i misteri da dipanare, troppo incerto il tono generale. Il creatore dello show sembra aver coraggiosamente deciso di sperimentare una nuova via creando una base drammatica realistica d'ambientazione western e frullando insieme echi di Roswell, Twin Peak e The OA in un magma sci-fi/soprannaturale in cui poco o niente sembra accadere, oppure accadono tantissime cose, ma spesso e volentieri lontano dallo sguardo perplesso dello spettatore.
Il dubbio che, con l'avanzare della storia, Outer Range si riveli un bluff continua ad aleggiare in un angolo recondito della mente durante la visione. Tuttavia la carne al fuoco è tanta e gli enigmi anticipati nei primi episodi non possono non solleticare la curiosità del pubblico. Outer Range si rivela indefinibile, ma allo stesso tempo magnetica e la suspence crescente man mano che la storia avanza è sottolineata dalle musiche composte dai veterani Danny Bensi e Saunder Jurriaans, che passano dall'uso di percussioni jazz a inquietanti crescendo di archi che sembrano presi di peso dai film di fantascienza degli anni '50. La performance ruvida e convincente di Josh Brolin potrebbe valere da sola la visione dello show, ma a spingerci ad arrivare alla conclusione è soprattutto la voglia di scoprire dove la serie vuole andare a parare. E di rispondere al quesito che più ci tormenta: come fanno i personaggi a preoccuparsi di chi trionferà al rodeo o di chi vincerà le elezioni da sceriffo quando c'è un buco interdimensionale che si apre e si chiude in mezzo alla prateria?
Conclusioni
Tra dubbi e misteri, la nostra recensione di Outer Range mette in luce il coraggio di un autore nuovo al panorama televisivo di osare realizzando una serie che mescola diversi, anche se finisce per sollecitare più domande che risposte nello spettatore. Nonostante la solida performance del protagonista Josh Brolin e alcune intriganti svolte nel plot, la visione parziale dello show Prime Video ci impedisce di intuire dove la trama voglia andare a parare. Il tutto, unito all'eccentricità di alcuni personaggi e a un incertezza nei toni, che oscillano tra dramma, western e sci-fi, ci invitano a sospendere il giudizio e proseguire nella visione nella speranza di essere sorpresi.
Perché ci piace
- L'atmosfera western riletta in chiave moderna riserva delle sorprese.
- Josh Brolin sempre e comunque.
- I tanti misteri intriganti che costellano lo show evocando modelli enigmatici come The OA, Lost e Twin Peaks.
- Il coraggio di raccontare una storia che esuli dai canoni.
Cosa non va
- L'incertezza dei toni rende difficile intuire se la serie, andando avanti, crescerà o se conserverà la sua enigmaticità.
- Alcuni personaggi decisamente sopra le righe.