Oscar 2025: le candidate come miglior attrice, da Demi Moore a Fernanda Torres

Dallo scandalo mediatico intorno a Karla Sofía Gascón all'ascesa della Mikey Madison di Anora e al grande ritorno di Demi Moore: vi presentiamo le candidate all'Oscar come miglior attrice.

Le candidate come migliori attrici protagoniste agli Oscar 2025

Per la prima volta dall'edizione degli Academy Award 1977, tutte le candidate all'Oscar come miglior attrice del 2024 sono in lizza per una pellicola in lizza anche come miglior film: una riprova del consenso e dell'interesse suscitati dalle opere che le vedono protagoniste, a partire dal musical Emilia Pérez, che ha registrato il numero più alto di nomination (tredici in tutto), ma al contempo è diventato il bersaglio di una valanga di polemiche legate in primo luogo all'attrice Karla Sofía Gascón. Ma la cinquina di quest'anno, oggetto di un clamore davvero inusuale, vede anche la presenza di due veterane ricompensate con la prima nomination all'Oscar della propria carriera, della star del musical più popolare degli ultimi anni e di una giovanissima diva in ascesa: di seguito, ecco dunque una rassegna in ordine alfabetico delle candidate come miglior attrice per la prossima edizione degli Academy Award.

Cynthia Erivo in Wicked: l'apprendista strega che ha dominato il box-office

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Wicked: un'immagine di Cynthia Erivo

Nominata per la prima volta in questa categoria nel 2020 per il dramma storico Harriet, la trentottenne Cynthia Erivo, nata a Londra in una famiglia di origini nigeriane, si è fatta conoscere innanzitutto come performer per il teatro, in particolare nel campo dei musical; e dal teatro proviene infatti Wicked, rivisitazione diretta da Jon M. Chu del celeberrimo musical di Broadway del 2003, ideale prequel del classico del 1939 Il Mago di Oz di Victor Fleming. In Wicked, la Erivo presta il volto - dipinto di verde - e la sua portentosa voce a Elphaba Thropp, ammessa all'Università di Shiz in virtù dei suoi sorprendenti poteri magici e destinata a diventare la perfida Strega dell'Ovest (in originale, appunto, "the Wicked Witch of the West").

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Wicked: un primo piano di Cynthia Erivo e Ariana Grande

Il talento di Cynthia Erivo come interprete di musical - compresa la memorabile esibizione canora sulle note di Defying Gravity, canzone portante della colonna sonora e momento clou del film - è stato uno dei principali ingredienti del gigantesco successo che ha accolto Wicked, in particolare presso il pubblico anglofono: a oggi oltre settecento milioni di dollari d'incasso e una seconda parte, Wicked - For Good, in arrivo nel novembre di quest'anno. Insomma, un risultato che non poteva lasciare indifferenti i membri dell'Academy.

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Karla Sofía Gascón: una candidata fra record e scandali

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Emilia Pérez: Karla Sofía Gascón nel ruolo del titolo

È stata una nomination storica, quella attribuita dall'Academy all'attrice spagnola Karla Sofía Gascón, alla quale è affidato il personaggio eponimo in Emilia Pérez, amalgama di generi firmato dal regista francese Jacques Audiard. Innanzitutto, si tratta della prima candidatura all'Oscar per un/una interprete apertamente transgender (ci sarebbe il caso di Elliot Page, candidato per Juno ma prima della sua transizione, quando ancora si chiamava Ellen Page), e per di più per un'opera che, dopo la pioggia di riconoscimenti raccolti dal Festival di Cannes ai Golden Globe, sembrava destinata a trionfare anche fra i membri dell'Academy. Purtroppo, invece, la nomination della Gascón sarà ricordata, più che per il primato segnato dall'attrice cinquantaduenne, per l'alone di scandalo che la sta circondando.

Karla Sofia Gascon
Karla Sofía Gascón nel ruolo di Emilia Pérez

Quello di Karla Sofía Gascón è il volto-simbolo di Emilia Pérez: un volto diviso fra il passato del personaggio, con l'identità maschile del narcotrafficante Juan "Manitas" Del Monte, e la sua rinnovata esistenza dopo il cambio di sesso, che corrisponde a una redenzione per gli errori commessi e alla costruzione di un nuovo io. Un percorso emblematico, ma su cui si è allungata l'ombra dell'indignazione suscitata dalla scoperta di una serie di post controversi pubblicati negli scorsi anni dalla Gascón sui social media: tanto è bastato per offuscare presso l'opinione pubblica sia il dibattito sul valore artistico del film di Audiard, sia gli elogi per la performance della sua protagonista.

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Mikey Madison in Anora: la rivelazione dell'anno

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Anora: Mikey Madison nel ruolo della protagonista

Venticinquenne losangelina, attiva sul set dal 2016 quando venne ingaggiata per la serie TV Better Things, fino a un anno fa Mikey Madison si era fatta notare più che altro per il breve ruolo di un membro della setta di Charles Manson in C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino. La consacrazione, certificata ora dalla nomination da parte dell'Academy, è arrivata all'improvviso grazie al regista e sceneggiatore Sean Baker, che ha scelto la Madison per il ruolo di Ani Mikheeva, stripper e all'occorrenza escort di stanza a Brooklyn, nella commedia Anora, premiata con la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2024 e fra i titoli di punta dell'attuale awards season.

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Anora: un'immagine di Mark Eydelshteyn e Mikey Madison

Sospesa fra cinismo e ingenuità, fra una sottile vena romantica a cui lei stessa fatica a dar credito e la 'durezza' di una giovane donna che sente di vivere ai margini della società, la Ani di Mikey Madison si configura come una sorta di moderna pretty woman costretta a scontrarsi con un'amara disillusione. E se Anora si è attestato tra i migliori film dell'anno, gran parte del merito dipende proprio dalla performance intensa e travolgente della sua protagonista, capace di ritrarre un personaggio perennemente in bilico tra fierezza, fragilità e ostinazione.

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Demi Moore in The Substance: una seconda giovinezza in odore di Oscar

The Substance
The Substance: un'immagine di Demi Moore

Dai primi passi come modella alla soap opera General Hospital, passando per la partecipazione al cosiddetto Brat Pack, un gruppo di giovani attori che avrebbe scolpito l'immaginario pop degli anni Ottanta, per arrivare alla piena consacrazione divistica nel decennio successivo: innanzitutto Ghost, uno fra i maggiori successi dell'epoca, ma anche Codice d'onore e Proposta indecente. Nata in New Mexico, Demi Moore ha cavalcato per tantissimo tempo il mondo dello show-business americano, scontrandosi anche con le difficoltà professionali a cui quasi inevitabilmente vanno incontro le attrici over 40: un percorso che costituisce pure lo spunto narrativo di The Substance, il film di Coralie Fargeat che, a sessantadue anni, ha permesso alla Moore di ottenere la sua prima candidatura all'Oscar.

Demi Moore
Un primo piano di Demi Moore

Nel ruolo di Elisabeth Sparkle, star del cinema ormai in declino che si è reinventata guru del fitness, Demi Moore ha riversato inesorabili echi autobiografici, per quanto lei sia sempre stata un'attrice in piena attività (al di là della ricezione riservata ai suoi progetti). Ma non si tratta solo di questo: in un'opera che mescola black comedy e body horror, la Moore si produce in un'interpretazione che vibra di energia e di inquietudine, senza timore di spingersi all'estremo e, in tal senso, aderendo appieno alla natura di un film come The Substance. E dopo la vittoria del Golden Globe, adesso appare la vera favorita per un Oscar che sarebbe la ciliegina sulla torta di un inaspettato ritorno sulla cresta dell'onda.

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Fernanda Torres in Io sono ancora qui: il sorriso di un Brasile libero

Fernanda Torres
Io sono ancora qui: un primo piano di Fernanda Torres

Tale madre, tale figlia, verrebbe da dire a commento dell'annata professionale della cinquantanovenne Fernanda Torres, appena diventata la seconda attrice brasiliana ad aver ricevuto la nomination all'Oscar grazie alla sua magnifica prova in Io sono ancora qui di Walter Salles: un dramma a sfondo politico sull'età della dittatura militare in Brasile, raccontato mediante il punto di vista di Eunice Paiva, moglie di un dissidente politico fatto sparire nel nulla. La precedente candidata nella storia brasiliana? La madre della Torres, Fernanda Montenegro, nominata come miglior attrice per Central do Brasil, diretto nel 1998 proprio da Walter Salles, e che in Io sono ancora qui compare nei panni di Eunice da anziana.

Fernanda Torres
Un'immagine di Fernanda Torres in Io sono ancora qui

Impegnata fra piccolo e grande schermo fin dall'inizio degli anni Ottanta, Fernanda Torres si è imposta all'attenzione dei membri dell'Academy, dopo essersi aggiudicata anche il Golden Globe come miglior attrice di dramma, per merito di un'interpretazione in cui si mescolano emotività e autocontrollo, una profonda sofferenza e un incrollabile senso di dignità. La sua Eunice viene ritratta come una donna che non si lascia abbattere dalle minacce del regime e non rinuncia al sorriso, neppure laddove si tratta di dar voce alla propria tragedia: non c'è da stupirsi, pertanto, che l'entusiasmo per Io sono ancora qui sia legato in misura essenziale alla sua splendida protagonista.