Era il 9 giugno del 1991 quando andò in onda nell'anime di Dragon Ball Z la prima, storica e memorabile trasformazione di Goku in Super Sayan. Le barriere mediatiche globali erano ancora troppe per far sì che un evento tanto colossale per la cultura pop venisse visto e discusso nell'immediato in worldwide, tanto che in Italia - ad esempio - arrivò la bellezza di nove anni dopo, nell'estate del 2000, a cavallo del nuovo millennio. I manga avevano minore diffusione in Europa rispetto ad oggi (un vero caso studio), e di conseguenza "i cartoni animati giapponesi" non trovavano all'epoca - nei primi anni '90 - il giusto spazio nei canali di punta delle emittenti televisive, soprattutto Rai o Mediaset. Specie i trentenni ricorderanno i pomeriggi passati su Rete Sole o canali secondari della TV per seguire le avventure di questo piccolo combattente di arti marziali alla ricerca di sette miracolose sfere del drago in grado di esaudire ogni desiderio. Verso la fine del XX secolo, comunque, fumetto e animazione nipponica cominciarono a diffondersi con più decisione e seguito anche nel Vecchio Continente, permettendo a titoli come Dragon Ball Z di arrivare a più ampie fette di pubblico grazie alla messa in onda su Italia 1.
Fu un tale successo che Mediaset comprese subito il potenziale di questo nuovo corso battle shonen, accaparrandosi anche i diritti di One Piece (poi arrivò pure Naruto), il più importante dei vecchi Big Three della Shueisha, pubblicato per la prima volta in patria nel 1997 e divenuto lo shonen più lungo di sempre, il più conosciuto e amato di tutti. Oggi quelle vecchie barriere mediatiche e culturali sono finalmente crollate, più o meno tutte grazie al web e allo streaming, senza contare un esponenziale aumento di interesse delle masse per ciò che concerne il mondo dei fumetti e dell'animazione giapponese. E sempre oggi in One Piece avviene un evento della stessa portata - se non superiore - di quella della prima trasformazione di Goku in Super Sayan, con la sola differenza che adesso tutti possiamo parlarne nell'immediato e in world wide, godendo di un momento di unione e condivisione tra tutti gli appassionanti per quello che è di fatto l'apice assoluto dei power up di Monkey D. Luffy, capitano della Ciurma di Cappello di Paglia e futuro Re dei Pirati.
Ventisei anni dopo
Eiichiro Oda, oltre che lungimirante managaka, è un narratore provetto nel suo medium d'appartenenza e oltre, dedito a un perfezionamento maniacale degli elementi costitutivi ed evolutivi del racconto. Non solo One Piece è tra gli shonen più complessi e dettagliati della sua generazione, ma gode persino di una coerenza trasformativa che ha dell'incredibile. Il merito è appunto della grande visione di Oda, di un setting della storia impostato quasi un trentennio fa dall'inizio alla fine, poi espanso, arricchito e revisionato continuamente, sempre con rispetto dei criteri fondanti del racconto, congruente allo sviluppo di poteri e personaggi e al percorso che ha condotto Luffy e i suoi compagni dal Mare Orientale fino al Nuovo Mondo. E una delle particolarità di Cappello di Paglia è stata per molto tempo questa: non ha mai perso, almeno fino alla dolorosa sconfitta contro l'attuale Grand'ammiraglio Akainu e il duro allenamento con Releigh per manipolare le sue abilità Haki e valorizzare al meglio il Gear.
Due anni dopo, a Wano arriva la seconda grande sconfitta, questa volta contro uno dei Quattro Imperatori, Kaido il Re delle Bestie, forse il più temuto di tutti. Sono attimi di profondo dolore che sembrano segnare un limite invalicabile per Luffy, se non fosse che le radici del suo massimo potenziale erano già state affondate nel terreno dell'eventualità nel Romance Dawn, quando il Frutto Gom Gom scelse di farsi mangiare da quel buffo e minuto bambino adorato da Shanks il Rosso. Paramisha o Rogia? A lungo il Gom Gom ha sofferto di difficile classificazione da parte del grande pubblico a causa delle sue curiose peculiarità. Un quesito insito nelle basi stesse di One Piece a cui solo 26 anni dopo Oda ha deciso di dare finalmente risposta, dimostrando la sua impressionante capacità narrativa e impalcando al contempo lo spettacolare risveglio del massimale di Luffy, foriero di una delle rivelazioni cardinali di manga e anime e di uno showdown conclusivo tanto avvincente quanto "ridicolo".
One Piece, dal manga ai film: le origini e il successo di un cult
Il picco
Nonostante la loro consequenzialità, manga e animazione sono medium differenti e rispondono a regole differenti. Se ad esempio nel fumetto di One Piece il suo autore ha completamente rimosso le cosiddette splash page, diminuendo spettacolarità e magnificenza degli scontri perché ormai considerati dallo stesso "secondari rispetto al valore della storia", nell'anime proprio nella saga di Wano tutti questi combattimenti hanno raggiunto più volte in chiave animata momenti di genuino entusiasmo. Quanto fatto da Toei Animation in quest'ultimo arco narrativo del Paese di Wa è assolutamente impressionante, soprattutto per un brillante recupero di una cura grafica di qualità e un uso opulento del disegno sporco, di frame sofisticati e incendiari capaci di lasciare a bocca aperta chiunque, per altro diversi e più elaborati rispetto alle tavole del fumetto, da cui riprendono un certo gusto caotico però nobilitandolo più di quanto sperato.
Quando Luffy risveglia il suo Frutto, in realtà di tipo Zoo Zoo Ancestrale e modello Nika, Dio del Sole, è un tripudio di esaltazione ed energia che viene sprigionata tutta intorno, tra Haki del Re Conquistatore incontrollabile e un potenziamento fisico superlativo. Lo stesso Luffy per qualche istante non comprende cosa stia accadendo, salvo poi lasciarsi trasportare dal Risveglio di Nika e lanciarsi in maniacali e travolgenti risate, essendo lui il leggendario "Guerriero della Liberazione", colui che combatte portando il sorriso, in stile cartoonesco e comico. È questo l'apice delle trasformazioni di Cappello di Paglia, il suo picco massimo, la scoperta di abilità superiori in grado di manipolare persino l'ambiente circostante e i corpi degli altri, deformandoli come gomma e rendendo possibile l'impensabile, con divertimento e immaginazione.
C'è enfasi e contenuto, in questo Gear 5, perché al mutare della percezione stessa che abbiamo sempre avuto del Gom Gom e di Luffy, muta anche in modo folgorante l'eccitazione nel vedere uno dei nostri più amati beniamini nipponici conquistare infine quel potere di cui ha sempre avuto bisogno per difendere i suoi amici e raggiungere il tesoro di Gold Roger. Un passaggio essenziale che cambia infatti completamente il prosieguo di One Piece e che segna a tutti gli effetti l'entrata della serie nel suo arco conclusivo, lasciandoci vivere e godere di un evento che racconteremo e mostreremo sicuramente ai nostri posteri come accaduto più di 30 anni fa per quel muscoloso moretto che, pieno di rabbia, divenne biondo e quasi imbattibile.