Recensione North Face - Una storia vera (2008)

North Face - Una storia vera mescola storia e finzione innestando il filone del melodramma sentimentale nella cronaca della preparazione e della sfortunata ascesa di Kurz e Hinterstoisser, dando colore ai loro personaggi e spolverando il tutto con un pizzico di humor e tanta emozione.

Oltre ogni limite

Nel 1938 anche l'ultimo 'problema delle Alpi Occidentali' viene risolto. La parete nord dell'Eiger, monte svizzero delle Alpi Bernesi, viene espugnata da una spedizione composta da due alpinisti tedeschi e due austriaci. Uno di loro è Heinrich Harrer, autore del romanzo Sette anni in Tibet, che narrerà l'impresa dell'Eiger nel suo Parete Nord. L'epica scalata divenne il fiore all'occhiello del Terzo Reich che auspicava e incentivava successi sportivi di questo tipo per consolidare il proprio consenso mostrando la potenza della gioventù del regime. A tentare la scalata dell'Eiger due anni prima, però, erano stati due baldi bavaresi, Toni Kurz e Andi Hinterstoisser, giovani alpinisti lontani dagli ideali del Nazismo che, armati di tanta esperienza e di un'attrezzatura rudimentale, partirono alla volta della vetta il 16 agosto 1936. North Face - Una storia vera ricostruisce il loro tentativo conclusosi tragicamente attraverso il punto di vista della fotografa Luise Fellner, amica d'infanzia dei due scalatori da sempre innamorata di Toni Kurz, che segue da lontano la missione suicida dei coraggiosi alpinisti.

Pellicola spettacolare che punta sugli effetti visivi e sull'immedesimazione dello spettatore stimolato ad assistere a sequenze alpine mozzafiato, North Face - Una storia vera mescola storia e finzione innestando il filone del melodramma sentimentale nella cronaca della preparazione e della sfortunata ascesa di Kurz e Hinterstoisser, dando colore ai loro personaggi e spolverando il tutto con un pizzico di humor e tanta emozione per evitare lo sprofondamento totale nella tragedia. Il film, di produzione tedesca, non lesina in cura formale ed effetti speciali per riprodurre la fatica e il pericolo della scalata. La complessità della ricostruzione ha richiesto uno sforzo notevole da parte del direttore della fotografia Kolja Brandt e dell'operatore che, camera a spalla, sono diventati a loro volta scalatori per dar vita a un'estetica realistica, di tipo documentaristico, stando incollati agli attori impegnati in difficoltose riprese. Buona parte del film è stata girata in condizioni estreme, a dieci gradi sotto zero, utilizzando tre diverse montagne come location vista la reale pericolosità dell'Eiger, vetta fragile e rischiosa. Le spaventose tempeste di neve sono, invece, state ricostruite in studio ispirandosi a documentari dell'epoca e a immagini di repertorio.

La dimensione melò che aleggia per tutto il film farà storcere il naso ad alcuni, ma North Face risulta una delle pellicole dedicate all'alpinismo più convincenti sia per l'estrema cura formale posta nella ricostruzione delle scalate sia nella capacità di caratterizzare con pochi rapidi tratti un'epoca, quella della Germania degli anni '30, dominata da fortissimi contrasti socio-politici. La povertà di mezzi dei pionieri dell'alpinismo, le loro attrezzature rudimentali, la propaganda che spinse giovani indigenti a mettere a repentaglio la propria vita in cerca di fortuna compiendo imprese del cui merito si sarebbe appropriata la classe dirigente nazista... quest'epoca controversa viene messa in scena con estrema cura in una ricostruzione che raggiunge l'apice nel momento della scalata e nel conseguente dramma. Un episodio ancor più raccapricciante se si pensa che la tragedia si consumò sotto gli occhi di centinaia di turisti benestanti accorsi nella stazione di partenza di Kleine Scheidegg, che offriva un'ottima visuale della parete nord dell'Eiger, per assistere in tempo reale all'incredibile impresa. Un plauso ai tre protagonisti del film, la convincente Johanna Wokalek nei panni della scialba, ma volitiva Luise, il simpatico Florian Lukas (Andi Hinterstoisser) e Benno Fürmann, attore solitamente statico e poco espressivo che, grazie al physique du role, incarna alla perfezione il montanaro schivo e di poche parole Toni Kurz.

Movieplayer.it

3.0/5