Dal 18 febbraio gli abbonati di Netflix possono vedere il nuovo lungometraggio di Non aprite quella porta, dove Leatherface e Sally Hardesty si scontrano a cinque decenni dal loro primo, cruento contatto. Un film che segue la logica del legacyquel, già portata avanti nei nuovi capitoli della saga di Halloween (2018-2022) e messa alla berlina nel quinto Scream. È anche l'ennesima riscrittura della linea temporale del franchise, almeno sulla carta, e per questo abbiamo colto l'occasione per tornare sulle timeline e l'evoluzione della storia di Leatherface e della sua grottesca famiglia, dal 1974 a oggi, tra originali, remake e altre versioni.
La timeline originale (1974-1995)
Il tutto ha avuto inizio con Non aprite quella porta, che nei primi anni Settanta, ispirandosi liberamente al vero caso di Ed Gein, ha introdotto la perfida famiglia Sawyer di cui fa parte Leatherface, il killer che asseconda i parenti a tutti i costi e indossa maschere fatte con le facce delle sue vittime. Il regista Tobe Hooper è tornato all'ovile una decina d'anni dopo con il secondo capitolo, più folle e comico, dove viene svelato che la famiglia cucina le vittime, rendendole la carne di qualità che servono nel loro famoso chili. Nel 1990, con il passaggio dei diritti alla New Line Cinema, è uscito il terzo film che promuove Leatherface a vero protagonista, sin dal titolo originale (memorabile anche il bislacco teaser, dove il killer recupera la sua mitica motosega dalle acque come se fosse Excalibur).
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Un insuccesso commerciale, che ha portato a una nuova reinvenzione dell'uso dei personaggi nel famigerato quarto capitolo, girato quando i due attori protagonisti Matthew McConaughey e Renée Zellweger erano ancora semisconosciuti e poi uscito con due anni di ritardo negli Stati Uniti rispetto ad altri mercati proprio per sfruttare la fama del duo. Sbeffeggiato per vari motivi, tra cui un Leatherface travestito, è degno di nota per un particolare: è l'unico altro film della saga a cui ha lavorato lo sceneggiatore originale Kim Henkel.
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Il remake (2003-2006)
Nel 2003, un anno prima del trentennale del capostipite, è uscito un nuovo Non aprite quella porta, prodotto da Michael Bay e filologicamente ambientato nello stesso periodo del film di Hooper. In questa sede la famiglia non si chiama più Sawyer ma Hewitt, e l'impunità di Leatherface, alias Thomas Hewitt, viene parzialmente spiegata con il fatto che lo sceriffo locale è il fratello del killer. Tre anni dopo è uscito il prequel, con la origin story di Thomas Hewitt: è stato adottato dalla famiglia dopo la morte della madre biologica e iniziato all'attività professionale in un mattatoio, e il fratellastro Charlie è diventato lo sceriffo dopo aver usurpato l'identità di quello vero. Charlie è anche all'origine del cannibalismo della famiglia, avendolo sperimentato durante la guerra in Corea quando le razioni scarseggiavano (dettaglio menzionato nei fumetti basati sui due film), mentre le maschere di Leatherface servono a nascondere una malattia della pelle che lo ha sfigurato. In entrambi i film la voce narrante iniziale e/o finale è di John Larroquette, apprezzato attore televisivo che nel 1974 esordì nel cinema con lo stesso ruolo nel capostipite, che fece gratis come favore nei confronti di Hooper.
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La seconda timeline (2013-2017)
Nel 2013 è uscito il primo film in 3D del franchise, che si posiziona come sequel diretto dell'originale, ignorando tutti gli altri capitoli. In questa sede, scopriamo che la famiglia Sawyer è stata sterminata dalla popolazione locale, incitata dalle forze dell'ordine, con soli tre sopravvissuti: Verna Sawyer, Leatherface e la di lui cugina, cresciuta lontano dal luogo del massacro. Un film con tanti difetti, soprattuto di logica interna (Alexandra Daddario, all'epoca ventiseienne, interpreta la protagonista che dovrebbe avere circa quarant'anni), ma notevole per la partecipazione degli interpreti originali Gunnar Hansen (Leatherface) e Marilyn Burns (Sally Hardesty) in ruoli diversi, con le loro seconde e ultime apparizioni nella saga (lui è morto nel 2015, lei nel 2014). Quattro anni dopo è uscito il prequel, che racconta la trasformazione di Jed Sawyer in Leatherface e l'origine dell'astio dello sceriffo Hartman nei confronti della famiglia. Erano previsti ulteriori capitoli in questa timeline, ma a causa dei ritardi nell'uscita del secondo episodio i diritti della LionsGate sono scaduti.
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La terza timeline (2022)
Non aprite quella porta, arrivato direttamente su Netflix dopo che la Legendary ha scelto di non farlo uscire in sala, annulla la continuity precedente e si propone anch'esso come sequel diretto del film di Hooper, anche se il produttore-sceneggiatore Fede Alvarez ha affermato che sta allo spettatore decidere se i sequel usciti tra il 1986 e il 1995 sono ancora canonici o meno (i trascorsi di Leatherface dopo gli eventi del primo film sono volutamente lasciati ambigui). In questa sede il killer ha vissuto in solitudine, senza dare nell'occhio, per cinquant'anni, ma l'arrivo di un gruppo di giovani scatena una serie di eventi che lo portano a impugnare nuovamente la motosega, mentre Sally Hardesty, rimasta nell'area per decenni ad aspettarlo, si prepara per lo scontro finale. Kim Henkel torna come produttore, per quello che è il primo episodio del franchise realizzato dopo la morte di Hooper, scomparso poco prima dell'uscita di Leatherface nel 2017.