Netflix a quanto pare l'ha fatto di nuovo. È riuscito a creare un nuovo instant cult d'animazione con Nimona, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione. Questa volta però non è stata tutta farina del sacco della piattaforma ma c'è stata un'ispirazione di base: il graphic novel altrettanto cult di ND Stevenson, pubblicato da BAO Publishing che per l'occasione ovviamente ha proposto una riedizione. Questo non significa che il servizio streaming a livello produttivo non abbia messo della propria carne al fuoco perché ci sono varie differenze nel raccontare la stessa storia da parte della versione cartacea e di quella animata. Andiamo allora a scoprire insieme le principali differenze e analogie tra fumetto e film di Nimona.
Ragazza-mostro
A livello di animazione è stato fatto un lavoro enorme nel trasferire il racconto dalla pagina allo schermo. La stessa Nimona è diversa: nel film di Netflix appare più mostruosa, quasi ricordando la Maeve di Hotel Transylvania, mentre nel fumetto, vuoi per i disegni più minimalisti, il lato mostruoso emergeva meno. Anche a livello di dialoghi, la sua natura emerge attraverso i suoi confronti con Cuorenero, esprimendo una sorta di doppia identità per la ragazza, quando nel fumetto si scopre molto dopo tutto ciò. Inoltre, il loro essere uniti dall'essere entrambi degli outsider non voluti sostanzialmente, viene accentuato meno sulla carta che sullo schermo.
Anche l'origin story e l'epilogo di Nimona si rivelano diversi pur raccontando la stessa tematica, quella della paura del diverso e della mostruosità femminile: se nel fumetto il personaggio titolare è parte di un mostro (dalla doppia anima, appunto) dal quale nell'epilogo Cuorenero vuole "dividerla" e liberarla, e vede qualcuno nella folla su una panchina per un attimo, sperando che sia lei, ancora viva e vegeta, nel cartoon se la ritrova una volta tornato a casa, anche se non la vediamo direttamente in volto. Tornando alle origini invece, Nimona nel film è il mostro più antico del regno che aveva affrontato la sua prima eroina Gloreth, da cui è nato l'Ente per il quale lavora l'intero Cavalierato di cui fanno parte Ballister e Ambrosius e che alla fine dovrà imparare ad aprirsi a ciò che c'è oltre le mura, buttandole giù. In realtà scopriremo che Gloreth era una bambina amica di Nimona finché il popolo del villaggio degli umani scoprì la sua vera natura e preferì allontanarla piuttosto che difenderla, facendo sempre vincere la paura e la diffidenza nei confronti del diverso. Nel fumetto originario non ci sono mura da distruggere (se non metaforiche) e non esiste la leggenda originaria, se non antichi racconti sparsi. Il fatto di essere una mutaforma su carta convince Ballister ad assumere la ragazzina in prova, mentre sullo schermo lo rende ancora più sospettoso e guardingo.
Indagini
Le indagini che vengono svolte da parte di Cuorenero e Nimona sono diverse tra controparte cartacea e adattamento animato, comprese le motivazioni dell'esilio di Ballister: se nel graphic novel si tratta di un duello tra cavalieri finito male e per il quale i due si incolpano a vicenda (dandosi appuntamento alla loro taverna preferita per un colloquio chiarificatore in entrambi i casi), nella pellicola la ragione è molto più tragica e divisiva, ovvero l'uccisione della Regina nel giorno in cui doveva nominare i nuovi cavalieri. E la colpevole è nientemeno che la Direttrice dell'Ente, ovvero il governo che gestisce l'intero Reame. Un omicidio vero e proprio e un interrogatorio allo scudiero da una parte, un furto e una serie di presunti avvelenamenti d'acqua dall'altra. Il risultato comunque è sempre lo stesso: un braccio amputato e diventato meccanico per il cavaliere ricercato da tutto il Regno. Ovviamente se il film predilige una sequenza abbastanza cronologica degli eventi (eccezion fatta per la storyline di Gloreth), il fumetto vuole far mettere insieme i pezzi in seconda battuta al lettore, comprese le origin story di Ballister e Nimona.
Nimona, il valore dei mostri in un mondo di falsi eroi
Coppia di fatto
I due cavalieri protagonisti, Ballister Cuorenero e Ambrosius Lombidoro, hanno un rapporto molto stretto in entrambe le versioni di questa storia. Sebbene nel fumetto però il loro possibile coinvolgimento che vada oltre l'amicizia viene lasciato sotteso, nel cartoon viene prontamente specificato ufficializzandoli fin da subito come coppia: durante l'addestramento, durante l'incidente (diverso nelle due circostanze) e durante l'epilogo, in cui si baciano apertamente e tengono per mano. L'aver scardinato l'idea dei cavalieri medievali in questo modo e ancora più esplicitamente nel film, è una dichiarazione d'intenti precisa che va apprezzata. I caratteri dei personaggi principali invece vengono mantenuti: da quello costantemente in movimento e ribelle di Nimona, che non si vuole mai sentir dire cosa è se non col proprio nome (e che aiuta la dinamicità dell'animazione nel film) a quello più posato e ponderato di Ballister, che prende in giro il cavaliere dallo sguardo torvo senza macchia e senza paura, e infine Ambrosius con il suo essere l'esempio perfetto di cavaliere che piace a tutti: biondo, affascinante, carismatico. Molto più nel cartoon che nel graphic novel, in cui si rivela presto una mera pedina nei panni dell'Ente, mentre nel lungometraggio Netflix ha più coraggio d'esistere e dire la propria opinione. Insomma due modi diversi per raccontare la stessa storia e far passare lo stesso importante (oggi più che mai) messaggio.