Siamo arrivati a scrivere la fine di un altro medical drama che ha caratterizzato la programmazione degli ultimi anni, pandemia compresa, dove ha avuto una prima vita su Canale 5 e una seconda su Netflix, con tanto di balzo repentino in Top 10. La quarta stagione aveva lasciato protagonisti e spettatori con una bella gatta da pelare a sorpresa, ovvero l'uscita di scena di Freema Agyeman alias la dott.ssa Helen Sharpe, uno dei personaggi più amati nello show e nella realtà legata sentimentalmente al protagonista Ryan Eggold.
Eccoci quindi alla recensione di New Amsterdam 5, ogni mercoledì in prima serata su Canale5 e in streaming su Mediaset Infinity, dove sono già presenti le prime quattro stagioni, per raccontarvi come gli autori siano riusciti a sfruttare quasi al meglio questa importante defezione nel cast e cosa abbia comportato per il protagonista e per gli altri personaggi.
All'ombra di Helen
La verità in casi come questo non la sapremo mai, perché sembrerebbe che Freema Agyeman non fosse molto soddisfatta delle storyline del suo personaggio (e come darle torto) ma allo stesso tempo il creatore David Schulner ha dichiarato che si sono lasciati in buoni rapporti e che l'attrice voleva abbandonare lo show già alla fine del terzo ciclo, ma ha accettato di rimanere un altro anno per costruire l'uscita di scena del suo personaggio. Rimane il fatto che sapere che ci sarebbe stata un'ultima stagione annunciata e ridotta avrebbe potuto farla tornare sui propri passi, ma così non è stato. Tanto più che - lo diciamo subito - in questa quinta stagione Helen torna come guest star ma senza mai interagire con gli altri membri del cast, ed è sospetta e curiosa come scelta narrativa.
Tutta la stagione è quindi vissuta all'ombra di Helen tanto per Max, che si ritrova abbandonato all'altare col cuore spezzato, quanto per gli altri medici del New Amsterdam che erano anche suoi amici. In un montaggio studiato con immagini di repertorio autori e registi sono riusciti a costruire una spiegazione per l'abbandono improvviso di Sharpe, che aveva dato nel corso del tempo tutti gli indizi a Max davanti ai suoi occhi ma lui non aveva voluto vederli, troppo impegnato a sistemare il loro rapporto. Paradossalmente, però, forse anche merito della durata ridotta della stagione (13 episodi in tutto) l'uscita di scena di Helen permette agli altri personaggi di respirare e imboccare delle storyline finalmente di nuovo interessanti dopo gli alti e bassi delle precedenti due stagioni (prima e seconda annata rimangono inarrivabili).
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Tornare a respirare... e ad amare
È incredibilmente naturale il percorso di Max Goodwin (il ruolo della vita di Ryan Eggold, non ci stancheremo mai di ripeterlo, tanto più che è ispirato a un direttore sanitario realmente esistito) con il cuore spezzato, tutto concentrato sulla figlia e avvicinatosi alla nuova oncologa sordomuta Elizabeth Wilder (Sandra Mae Frank). Quest'ultima si conferma un personaggio sfaccettato e a tutto tondo, che diviene ancora più centrale in questi nuovi episodi con tanto di guest star a tema (l'immancabile per la comunità dei sordi Marin Ireland).
Ci vengono così raccontate le origin story di tutti i medici protagonisti e il nuovo capitolo della loro vita che, dopo l'addio di Helen, li fa mettere in discussione sia a livello personale che professionale. Mentre Wilder cerca di essere vista e ascoltata dai colleghi, in primis Max con cui nasce una bella amicizia, anche gli altri fanno finalmente passi avanti. Il direttore sanitario decide di imparare il linguaggio dei segni perché non smette mai di mettersi in discussione per i propri dipendenti e i loro punti di vista, mentre gli altri vogliono recuperare le proprie estraniate famiglie, o ciò che resta di loro. Lauren (Janet Montgomery) ritrova la sorella tossicodipendente Vanessa (Kathryn Prescott), dopo aver chiuso definitivamente la parentesi con Leyla, tanto da ricordare il proprio passato amoroso con cui è iniziata la serie con Floyd (Jocko Sims), il quale a sua volta riprende i contatti col padre che lo aveva abbandonato. Infine Iggy (Tyler Labine) deve affrontare ancora una volta i propri disturbi emotivi ed alimentari per poter capire se vuole rimanere o meno col marito David.
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Un po' come Ted Lasso
L'ultima stagione e il finale di New Amsterdam ricordano un po' quelli di Ted Lasso non solo perché si tratta ancora una volta di un comfort show da vedere se si vuole sentirsi un po' più in pace col mondo, ma anche perché il protagonista è arrivato, con il suo inguaribile ottimismo e la voglia di provare a tutti i costi a migliorare il sistema sanitario americano piuttosto che criticarlo ed esporlo, ha rivoluzionato un intero ospedale e le vite dei suoi dipendenti, e alla fine li lascia per provare a migliorare un'altra struttura, proprio come Mary Poppins. Anche lui come Ted però ha dovuto rivelare agli spettatori i propri demoni per poter affrontarli e aiutare davvero gli altri. Tante le tematiche affrontate in quest'ultimo giro di boa: citiamo in particolare l'episodio incentrato sulla legge statunitense sull'aborto revocata dopo anni (di cui aveva parlato anche Grey's Anatomy), particolarmente toccante e tristemente attuale. Grazie a quest'ultima stagione più riuscita delle due precedenti, New Amsterdam lascia una bella eredità al genere medical drama.
Conclusioni
Non possiamo che concludere la recensione di New Amsterdam 5, l'ultima stagione del medical drama con Ryan Eggold, sottolineando come quest’ultimo si faccia ancora più protagonista e colonna portante della serie, nonostante (o proprio grazie) all’abbandono da parte di Freema Agyeman/Helen Sharpe. Anche gli altri personaggi ne beneficiano con storyline maggiormente convincenti e un epilogo davvero celebrativo di quello che il medical drama ha rappresentato in questi cinque anni di programmazione, grazie anche al ritorno di vari suoi interpreti del passato.
Perché ci piace
- Ryan Eggold è ancora una volta carismatico e incredibilmente ottimista.
- Le storyline che riguardano i medici principali e il ritorno di quasi tutte le vecchie guest star.
- Alcune tematiche ed episodi in particolare, come quello sull'aborto.
- L'addio di Helen Sharpe fa più bene che male all’economia del racconto…
Cosa non va
- … anche se il trattamento riservato al suo personaggio lascia qualche perplessità.
- Alcuni destini restano volutamente aperti e questo potrebbe lasciare insoddisfatto qualche fan della prima ora.