Nel nostro cielo un rombo di tuono, la recensione: Gigi Riva e un documentario dal cuore grande

La recensione di Nel nostro cielo un rombo di tuono: Riccardo Milani sceglie le emozioni per raccontare Gigi Riva. Tra la Sardegna, l'umanità e i gol. Tanti, gol. Il documentario è su Sky, in streaming su NOW e disponibile on demand.

Nel nostro cielo un rombo di tuono, la recensione: Gigi Riva e un documentario dal cuore grande

Ci sono documentari e documentari. Quelli logici, che seguono un approccio oggettivo, neutrale. E poi ci sono quei documentari meravigliosamente soggettivi, che premono sulle emozioni, sulla sostanza, sul cuore. Un cuore grande, come quando si fa gol, e si corre sotto la curva. L'abbraccio dei tifosi, le urla, l'adrenalina a mille. Ecco, Nel nostro cielo un rombo di tuono diretto da Riccardo Milani - su Sky, in streaming su NOW, e disponibile on demand - non è solo un documentario, bensì un abbraccio. Un abbraccio reciproco. Quello tra Gigi Riva, protagonista, e la sua Sardegna, anch'essa protagonista e anzi valore aggiunto nell'approccio documentaristico che ha voluto imprimere Milani. Parole, suoni, ricordi, volti. E i gol. Tanti gol.

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Nel nostro cielo un rombo di tuono: una scena del film

Oltre duecento reti, tra il Cagliari, la Nazionale e il piccolo Legnano, quel club affacciato sul lago Maggiore che faceva da "base" allo stesso Cagliari, ogni volta che attraversava il Tirreno per giocare nella penisola. Erano altri tempi, altri giochi. Altri giocatori. Riva venne acquistato dal Cagliari per 37 milioni di lire, iniziando una storia d'amore che, sul campo, è durata più di dieci anni. Una storia che Milani, alla sua prima regia in un documentario, dopo una stermina sequela di commedie di successo (chiedete al gatto in tangenziale), riesce a fondere con la geografia storica e sportiva di "rombo di tuono" - ribattezzato così da Gianni Brera, per quella che era la sua inconfondibile potenza di esecuzione sinistroide -, soffermandosi sull'integrità umana, sulle capacità tecniche, sui valori, sul legame verso un popolo che lo ha adottato, amandolo fino all'impossibile.

La bravura di Milani per un documentario di voci e ricordi

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Nel nostro cielo un rombo di tuono: una scena del film

Riccardo Milani, notevolmente a suo agio nel linguaggio documentaristico, sceglie di partire da lontano avvicinandosi all'aerea di rigore: un papà perso a nove anni, una mamma persa a sedici. Le bacchettate sulle mani, perché a scuola si scriveva con la destra. Il pallone che rotolava, lo sbarco sull'isola che non c'è. Un miraggio diventato reale, e le parole di un (quasi) ottantenne che tengono il filo della narrazione.

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Nel nostro cielo un rombo di tuono: una scena del film

Oltre Luigi Riva, a raccontare il documentario troviamo altri due figli della Sardegna come Gianfranco Zola e Nicolò Barella, e poi ancora Gianluigi Buffon, Sandro Mazzola, Roberto Baggio, Massimo Moratti e Cristiano De Andrè, che riallaccia la strana e fugace amicizia tra Gigi e papà Fabrizio (tra l'altro splendidamente raccontata da Federico Buffa nello spettacolo Amici fragili), oltre a diversi calciatori che hanno vinto con lui lo storico scudetto del 1969-1970 (da Sergio Gori a Enrico Albertosi fino a Giuseppe Tomasini), battendo l'Inter e la Juve, ovvero quelle squadre che, per un decennio, hanno provato ad acquistarlo senza riuscirci - curioso l'aneddoto di Angelo Moratti, che pagò il Cagliari per non farlo andare alla Juventus.

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Gigi Riva e l'amore della (sua) Sardegna

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Nel nostro cielo un rombo di tuono: una scena del film

Ma se lo sport, e il calcio, restano la costanza, la coscienza e il pretesto (e lo storytelling sportivo non ha eguali nel creare l'epica giusta), Nel nostro cielo un rombo di tuono è una riuscita sintesi che spiega una folgorante parentesi della storia italiana: Riva è rimasto con la "sua" Sardegna, e dunque Milani sceglie di soffermarsi (a ragione) sul "local". È direttamente il popolo sardo a raccontare il loro "Gigione", e così il regista lascia campo aperto alla gente comune, quelli che lo hanno adorato sventolando la bandiera dei Quattro Mori, quelli che lo hanno supportato, credendo in lui e nella sua fortissima armonia di spirito. Il tutto, accompagnato dalla bella colonna sonora di Paolo Fresu e Andrea Guerra.

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Nel nostro cielo un rombo di tuono: una scena del film

Per questo, come detto all'inizio della recensione, Nel nostro cielo un rombo di tuono preferisce l'emozione e l'enfasi all'ordine cronologico dei fatti, dei gol o delle vittorie - senza scordare la Nazionale, e la cavalcata impossibile ai Mondiali in Messico, interrotta dal Brasile di Pelé. Una scelta davvero sensata, profondamente coerente con il personaggio, con il calciatore e con la persona. Soprattutto, coerente con la voglia di far rivivere la connessione empatica tra Gigi Riva e la Sardegna. In attesa di un temporale che possa riportare il bel tempo.

Conclusioni

Come scritto nella nostra recensione, Nel nostro cielo un rombo di tuono è un documentario molto emozionante. Riccardo Milani, infatti, sceglie il cuore e la pancia per raccontare la figura epica di Gigi Riva. La pancia di chi ha giocato con lui, di chi lo ha conosciuto, e di chi ha provato a strapparlo dal Cagliari. Ma soprattutto la pancia della Sardegna, che lo ha amato in modo folle e istintivo. Un documento, più che un documentario.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • Gigi Riva!
  • La scelta di soffermarsi sulle emozioni più vere.
  • Le voci intervistate. A cominciare dal popolo sardo.
  • La colonna sonora.

Cosa non va

  • Se siete fan del calcio di oggi, potreste non capire alcune dinamiche romantiche...