Nel mio nome, Nicolò Bassetti: “In arrivo tsunami con la rivoluzione trans, il mondo binario è obsoleto”

Nicolò Bassetti ci racconta il lavoro emotivo alla ricerca della verità totale che ha guidato il suo Nel mio nome, documentario che racconta la transizione di quattro ragazzi e vede Elliot Page in veste di produttore esecutivo.

Nel mio nome di Nicolò Bassetti si è affaccia sulla ribalta internazionale grazie all'anteprima mondiale alla Berlinale 2022, nella sezione Panorama Dokumente, e grazie al nome di Elliot Page che, dopo aver visto il film, si è offerto di contribuire al progetto. Ma il film di Bassetti, toccato personalmente dal tema della transizione per via del figlio transgender, si configura in realtà come un'opera intima e accurata, un film piccolo che racconta la storia di quattro amici, i "quattro moschettieri" Nico, Leo, Andrea e Raffi, alle presenze con le conseguenze psicologiche, legali, emotive e sentimentali del processo che hanno intrapreso abbandonando la loro vecchia identità sessuale femminile per abbracciare quella maschile.

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Nel mio nome: il regista Nicolò Bassetti

A prendere per mano Nicolò Bassetti, ispiratore col suo lavoro sulle architetture urbane di Sacro Gra, guidandolo nell'impresa di realizzare il documentario è stato proprio il figlio: "Una notte di quattro anni fa ho ricevuto una lettera molto importante da mio figlio in cui mi annunciava di aver preso una decisione. Mi rassicurava con le sue parole, spiegandomi che aveva deciso di lasciare le sponde del genere femminile per iniziare un viaggio. Mi sono sentito spaesato, ma le sue parole mi hanno dato la forza di andare avanti e da lì è nata l'idea di farne un film. Pensavo che mi mandasse a quel paese invece da lì è nato Nel mio nome".

Alla ricerca di una nuova narrazione

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Nel mio nome: una scena del film

L'idea alla base di Nel mio nome è semplice. Volevo seguire i quattro protagonisti nelle loro attività quotidiane mentre affrontano i cambiamenti dovuti alla transizione. Il figlio di Nicolò Bassetti ha scelto di non comparire, ma ha fatto conoscere al padre un piccolo gruppo trans bolognese all'interno di cui sono stati scelti i quattro ragazzi al centro della storia. "Quando sono venuto in contatto col gruppo mi sono trasferito a Bologna per sei mesi per conoscere a fondo i ragazzi" spiega il regista. "Passavo il tempo con loro, li seguivo, li frequentavo senza riprendere nulla né prendere appunti. Solo dopo aver identificato le storie da raccontare, quelle di Nico, Leo, Andrea e Raff, mi sono concentrato sulle riprese curando molto l'immagine, lavorando di sottrazione. Ma ho girato pochissimo, solo i momenti che ritenevo davvero necessari. Quando i ragazzi mi vedevano tirare fuori la telecamera significava che si trattava di un momento davvero importante per la storia".

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Nel mio nome: una scena del film

In questa assoluta ricerca di verità, Nicolò Bassetti si è trovato a dover omettere alcune parti su richiesta dei protagonisti. "Quando sentivo di voler raccontare qualcosa parlavo con loro e gli dicevo 'Ho bisogno di raccontare questa cosa e vorrei farlo in questo modo'. Un momento importante ha riguardato la scena dell'iniezione di testosterone che io, con un po' di ingenuità, avrei voluto mostrare, ma i ragazzi si sono opposti perché la ritenevano voyerismo. Si tratta di una cosa che fanno abitualmente, ogni 15 giorni, fa parte del loro quotidiano, ma nel film ho dovuto trovare una soluzione creativa per inserirla senza però mostrare l'iniezione".

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L'incontro (virtuale, ma emozionante) con Elliot Page

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Nel mio nome: i quattro protagonisti

Nicolò Bassetti svela di aver scritto Nel mio nome in fase di montaggio. Tutto è nato dallo scambio costante coi quattro protagonisti a cui il regista a chiesto di segnalare le proprie ossessioni, che vanno dal podcast alla riparazione di biciclette fino alla scrittura, e che sono diventati dei paesaggi urbani (o rurali nel caso di Nico) che li caratterizzano. "Le paure ci sono sempre state, ero preoccupato soprattutto di non tradire i ragazzi" ammette il regista che auspica un cambio di passo nella narrazione del mondo trans. "Sarà perché lo vivo da vicino, ma sento che sta arrivando uno tzunami di tipo linguistico, culturale, legale. Ormai il mondo binario è obsoleto, non regge, non accetta la ricchezza che è strabordante e decolonizza i corpi. Oggi i ragazzi sono più liberi di scegliere chi sono a prescindere dal ruolo che gli viene imposto, non sono più costretti a performare mascolinità o femminilità".

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Nel mio nome: una scena del film

Dopo l'anteprima italiana al Biografilm 2022, il documentario di Bassetti è approdato nei cinema il 13 giugno, distribuito da I Wonder Pictures, forte della presenza della star di Hollwyood Elliot Page in veste di produttore esecutivo. Come svela Bassetti, "il merito è della produttrice Gaia Morrione che ha trovato un contatto con lo staff di Elliot. Pensavo che non ci rispondesse neanche, invece siamo riusciti a fargli vedere il film che gli è piaciuto molto. Dopo la visione mi ha scritto 'Ho visto Nel mio nome. Mi è piaciuto tantissimo, mi ci sono identificato. Cosa posso fare io per questo film? E io ho risposto 'Qualunque cosa. Scegli tu!".

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