Quella che stiamo vivendo è un'estate strana, nella quotidianità e nelle sale. Se si guarda la classifica di incassi, ci sono film che stanno andando benone, ma le prime posizioni sono cristallizzate sugli stessi titoli da settimane. Con un'eccezione: la scorsa settimana Principessa Mononoke ha fatto capolino al secondo posto e non possiamo che gioire della splendida iniziativa Lucky Red di riportare in sala i classici di Hayao Miyazaki. Terzo film della rassegna Un mondo di sogni animati è infatti Nausicaa della valle del vento, un'altra gemma, un'altra occasione da non perdere per rivederlo sul grande schermo (o ammirarlo per la prima volta nel modo migliore).
Un importante primo passo
Quello che arriva in sala è in realtà il secondo lungometraggio di Hayao Miyazaki, ma ci sentiamo di definirlo un primo passo, importante per giunta, perché si tratta di una storia dell'autore stesso e non un adattamento come nel caso del precedente, ugualmente stupendo, Il castello di Cagliostro, oltre a poter essere considerato il primo titolo dello Studio Ghibli che sarebbe nato l'anno successivo. Un primo passo perché con Nausicaa nasce il vero e proprio Miyazaki autore, capace di introdurre sin da subito le sue tematiche più care anche sul grande schermo, riprendendo alcune suggestioni già presenti in Conan ragazzo del futuro, ma sviluppandole con una potenza visiva unica e una componente narrativa che appare già matura, al netto delle difficoltà di adattare per lo schermo una storia più articolata e complessa.
L'ispirazione per Nausicaa della valle del vento è infatti un manga dello stesso autore giapponese, pubblicato tra il 1982 e il 1994, quindi ancora incompleto durante la lavorazione del film, ma la sceneggiatura del film riesce a veicolare gli snodi essenziali della storia, valorizzandole con una cura formale e un'attenzione ai dettagli che si erano già ammirate in Cagliostro e che sarebbero diventate un vero marchio di fabbrica del sensei e del suo studio.
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La poesia dell'autodistruzione
Il mondo in cui Miyazaki ci immerge è futuro e in qualche modo post-apocalittico, perché segnato da un ecosistema mutato e popolato da nuove forme di vita e da spore velenose rilasciate dalla giungla tossica. Un attacco della natura all'uomo che è in realtà un tentativo di purificazione, di reazione ai soprusi subito per bonificare il terreno dal veleno accumulato. È in qualche modo lo stesso monito che avevamo colto al ritorno in sala di Principessa Mononoke, ma quel che cambia è il tono: il Miyazaki di Nausicaa è meno crudo e spietato, più poetico e sognante nel modo in cui vola, e fa volare la sua eroina, sul mondo malato che racconta. Non manca di sottolineare l'istinto autodistruttivo dell'uomo, ma lo fa con un poesia e delicatezza. Una sorta di poesia dell'autodistruzione.
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Nausicaa, splendida eroina pacifista
La sua protagonista Nausicaa segue questo approccio, si rivela ben diversa dalla San di Principessa Mononoke che l'avrebbe seguita di una quindicina d'anni, e incarna il Miyazaki di questa prima fase della sua carriera: è forte, lotta con caparbietà per difendere le specie che abitano la giungla, ma è animata da una predisposizione a capire gli altri, chiunque essi siano, che la rende meno cruda e spietata nei mezzi. Quello che scrive Nausicaa è un Miyazaki più sognante e forse ottimista di quello che avrebbe scritto San nel decennio successivo, un Miyazaki che ci conquista e riempie il cuore, che ci fa volare spinti dal vento delle emozioni come la sua eroina con il suo aliante, sottolineando con veemenza l'importanza del rispetto per evitare i conflitti. Tra gli uomini e nei confronti della natura.