"Hai presente uno, nessuno e centomila? Ecco, io sono nessuno". Nella recensione di Nati 2 volte vi raccontiamo un film molto particolare. È la storia di una ragazza nata nel corpo sbagliato, un corpo che non sente suo. Priva della sua identità, si sente "nessuno". Dovrà cambiare prima città, e poi anche corpo.
Nati 2 volte, opera seconda di Pierluigi Di Lallo, è il primo film che racconta la transizione da donna a uomo. Affidato il ruolo di protagonista a Fabio Troiano, Di Lallo sceglie di affrontare il tema sotto forma di una commedia, creando però un film che cambia in modo brusco i toni, e svolta in situazioni poco credibili, finendo per non cogliere il tatto e la delicatezza che un racconto simile avrebbe meritato.
La trama: Foligno-Milano andata e ritorno
Foligno, 1989: Teresa, improvvisamente, sale sulla R4 con il padre e la madre e parte, destinazione Milano. Giusto il tempo di salutare Giorgio, il ragazzo che frequentava, e di partire, come se stesse scappando da qualcosa. Milano, 2018: un uomo si trova all'anagrafe per ritirare dei documenti. È Teresa che, nel frattempo, è diventata Maurizio (Fabio Troiano). Lavora come infermiere, ed è molto stimato. Ha una nuova vita, lontana dal suo passato. Ma si troverà costretto a tornare a Foligno, in quella provincia un po' arretrata e un po' crudele, a causa di un lutto. E dovrà finalmente fare i conti con il suo passato e la sua identità.
Ben vengano film come Nati 2 volte
È importante che si parli di temi simili, come il genere, l'identità sessuale, il cambiamento di sesso. Nati 2 volte è il primo film che racconta la transizione da donna a uomo. Per far capire cosa comporta, a livello fisico e psicologico, e che cosa prova, prima e dopo, una persona in un percorso del genere, può essere importante anche un film come questo, a prescindere da come viene realizzato. Ben vengano, quindi, film come Nati 2 volte che hanno il coraggio di raccontare cose che nessuno vuole raccontare, cose di fronte alla quali la maggioranza delle persone si volta dall'altra parte.
Ma quella confezione da fiction...
Va detto però che la confezione di Nati 2 volte è piuttosto povera e ingenua, da fiction televisiva vecchia maniera: sceneggiatura, regia, fotografia, direzione degli attori vanno tutte in questa direzione. Il problema del film sono i suoi bruschi cambiamenti di tono, il che non equivale a dire che si basa commistione di generi, ma che si sposta, di colpo, da un tono all'altro, spiazzando lo spettatore. Dai primi 20 minuti del film, diciamo fino alla fine del primo incontro tra Maurizio e Giorgio, Nati 2 volte sembra un film drammatico. Poi diventa una commedia degli equivoci e, andando avanti, ha alcuni momenti comici, quasi da farsa. Con degli sviluppi, a livello di intreccio, poco credibili, da telenovela.
Ci fosse stato Pedro Almodovar...
Non che un tema come questo non possa essere trattato sotto forma di commedia, sia chiaro. Il cinema di Pedro Almodóvar sta lì a dimostrarlo (ricordiamo, anche se la situazione era tutt'altra, il monologo di Agrado in Tutto su mia madre). Il punto è nel tatto con cui si va a toccare un certo tema, e certe sensibilità. Almodóvar, per restare su questo esempio, è un maestro nel proporci situazioni assurde e farcele sentire reali, fino a farci provare empatia e commuovere, nel creare un misto di sorriso e melodramma. Qui certe situazioni finiscono per svilire una storia che, per raggiungere lo spettatore, meriterebbe più cura.
Dolor y gloria: Pedro Almodóvar, quando il metacinema rilegge la realtà
Euridice Axen, la luce
Se c'è qualcuno che nel film è di un livello nettamente superiore è Euridice Axen, che è la fidanzata di Giorgio. Una lunga carriera in teatro e in serie televisive, Euridice Axen è stata una vera sorpresa lo scorso anno in Loro di Paolo Sorrentino, dove era la moglie di Riccardo Scamarcio: un ruolo estremo, spinto, difficile. Qui lavora su toni completamente diversi, quelli della commedia brillante, dimostrando di saperli gestire alla perfezione, e ha un sorriso e un volto che illuminano ogni scena in cui è inquadrata. Difficile invece giudicare la prestazione di Fabio Troiano, che è il protagonista, Maurizio: un ruolo difficilissimo, che interpreta in modo sobrio, spesso attraversando il film in modo attonito, incredulo. Probabile che sia il ruolo stesso, e il regista, a imporglielo. Ma forse qualche sfumatura in più sarebbe stata necessaria. Non ci ha convinto nemmeno Gabriele Cirilli, nel ruolo del parroco che, da anni, conosce Teresa.
Intanto, negli Stati Uniti...
Ma, in materia, c'è anche un'altra cosa da dire. E qui il problema non è del film o di chi lo ha realizzato, ma di un intero movimento. In Italia siamo al punto in cui occorre ancora fare dei film su questo tema, film cioè che devono ancora spiegare che queste storie esistono, e incentrarle sul fatto che le persone le accettino o meno. In pratica, dei film a tesi. Negli Stati Uniti, invece, escono prodotti come la serie tv HBO Euphoria, in cui c'è un personaggio transgender inserito nel racconto, che interagisce con gli altri, senza che l'attenzione sia tutta sul personaggio in questione, in modo naturale. Ma è una riflessione, questa, che riguarda un certo modo di pensare, e un intero movimento, e non va certo a influire sulla valutazione del film.
Euphoria, la recensione: lo scabroso teen drama che ridefinisce il genere
Conclusioni
Nella recensione di Nati 2 volte vi spieghiamo come si sia scelto di affrontare il tema del cambio di sesso sotto forma di commedia, creando però un film che cambia in modo brusco i toni e svolta in situazioni poco credibili, senza il tatto e la delicatezza che un racconto simile avrebbe meritato.
Perché ci piace
- Il film ha il coraggio di raccontare cose che nessuno vuole raccontare.
- Euridice Axen ha un sorriso e un volto che illuminano ogni scena in cui è inquadrata.
Cosa non va
- Il problema del film è che ha dei bruschi cambiamenti di tono, spiazzando lo spettatore.
- La confezione è piuttosto povera, da fiction televisiva vecchia maniera.
- Ci vorrebbe ben altro tatto per toccare un tema come questo.