Natale in agrodolce
In occasione delle feste natalizie, gli Stone si riuniscono nella casa famigliare. Quest'anno c'è un ospite in più, Meredith, la nuova fiamma nonché promessa sposa del figlio maggiore. Bella, di successo, economicamente benestante e con un uomo che sembra tenerla in palmo di mano, Meredith dovrà confrontarsi con tutto il sarcasmo e la diffidenza che i membri di questa famiglia un po' intellettuale, molto "moderna" e con un senso dell'umorismo terribilmente blasé le rovesceranno addosso. Gli sforzi della nuova arrivata non sembrano andare a buon fine finché la poveretta non cerca aiuto all'esterno invitando a trascorrere qualche giorno con lei la sorella: a quel punto le cose si complicheranno, se possibile, ancora di più.
Gli Stone sono la classica famiglia da commedia americana di costume: buoni senza essere degli angeli, comici senza paura del ridicolo, imperfetti ma fondamentalmente sicuri di sé come famiglia, ritrovati nella loro tipica casa dal décor tradizionalmente pacchiano raccolgono le fila del discorso e, annualmente, fanno il punto della situazione.
Meredith è l'elemento estraneo, timida e insicura, imbarazzantemente taciturna o goffamente logorroica, impacciata nel porsi sia come donna in carriera che come amica, maldestra e collezionista di gaffes irripetibili. Fa un po' da catalizzatore. Attraverso di lei e su di lei si riversano tutti i membri della famiglia e si manifestano allo spettatore nelle loro peculiarità; la madre-padrona Sybil, affettuosa quanto abile manipolatrice di emozioni, la giovane e irrequieta primogenita Rachel, sempre con la frecciata più crudele pronta sulla punta della lingua; Ben, lo stralunato, la pecora nera della famiglia, l'unico ad apprezzare la dolcezza di Meredith e a riconoscerla come una povera indifesa.
Uno dei problemi del film sta proprio forse in questa forse eccessiva caratterizzazione e affollamento dei personaggi, il volerli rendere tutti quanti protagonisti alla pari, dotando ciascuno della propria storia, quando l'impressione che se ne ricava è invece come se a Thomas Bezucha sia mancato il tempo necessario per farli uscire fuori tutti, col racconto, con la scrittura. E quindi allora ci si chiede, a che scopo moltiplicare i subplot, aggiungendo carne al fuoco che non si è poi in grado di curare? Che senso ha la posizione marginale e attendista di Susan, la secondogenita, madre, incinta, in attesa del marito? Come fa la sorella di Meredith, nel giro di un pranzo e di un incontro narrato in modo vistosamente ellittico, a distogliere Everett dal suo obiettivo e a rubarlo alla sorella, che aveva deciso di sposare?
Capita poi che questo La neve nrl cuore sia, più che una commedia dal gusto amaro, sostanzialmente un dramma con dei momenti comici, a causa della grave malattia che affligge Sybil (questo è l'ultimo natale che trascorrerà coi suoi). Questo, unitamente all'autentica sofferenza di Meredith, stride notevolmente con la feroce ironia che si vuole mettere in mostra. E gli Stone stessi sono, per così dire, troppo cattivi per poter soffrire. Un tentativo di mischiare i generi che in alcuni momenti riesce ma che produce, complice la ricchezza dell'inventario di maschere di cui sopra, un risultato, a dispetto dell'unità di tempo e di spazio imposto dalla situazione, piuttosto frammentario e disunito.
Molto grossolano risulta infine l'inserimento di un personaggio come il figlio Thad, sordo, omosessuale, accompagnato dal suo partner nero. Praticamente un campionario di diversità da cui sgorgano a raffica esempi della più bigotta e triste politically correctness americana, quella de "trattiamo i diversi proprio come se fossero uguali a noi". Per dirne una, i due sono l'unica coppia veramente felice nella casa e, naturalmente, sono l'unica coppia a non baciarsi mai.
Si finisce con la solita frenetica accelerazione, tipica della commedia screwball, dettata dalla necessità di dare una conclusione a tutte le vicende, un po' stonata visto poi il finale.
Al film avrebbe forse giovato una distribuzione in un periodo più appropriato. A gennaio, vedere gente riunita attorno a un albero di Natale, è un po' strano. Nel complesso niente per cui gridare allo scandalo ma nemmeno niente per cui stracciarsi le vesti. Un film medio in tutte le sue componenti, forse addirittura mediocre, con la colpa grave di sprecare le ottime interpretazioni di Sarah Jessica Parker e di Luke Wilson, nonché la prova dignitosissima di Diane Keaton.