La scalinata imponente di un elegante palazzo napoletano si trasforma in un vortice hitchcockiano che ci conduce nel cuore di un dramma, nell'abisso di una mente traumatizzata. È un evento futuro, presente o passato quello a cui assistiamo insieme a lei? Lo scopriremo al fianco di Adriana, una patologa napoletana pallida e affascinante la cui vita solitaria vive uno scossone la sera in cui, assistendo ad una "figliata" a casa della zia in quella stessa elegante palazzina, incontra un giovane bello e sicuro di sé che le annuncia che trascorreranno la notte insieme.
Una notte di passione impetuosa e sorprendente, che risveglia i sensi e ridesta speranze, seguita da un risveglio in cui il sogno sembra proseguire nella realtà; ma la realtà sarà ben diversa da quella auspicata, sarà spaventosa, destabilizzante, e costringerà Adriana a porsi domande sul suo presente, sul suo passato e sul suo futuro.
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L'appuntamento mancato
Questo è quanto possiamo dirvi delle premesse del nuovo film di Ferzan Ozpetek; una parola di più e violeremmo la dura legge dello spoiler. La rispettiamo benché ci sembri una precauzione in questo caso eccessiva.
Napoli velata è un film che capitalizza in maniera spettacolare il fascino della città in cui è ambientato, ma concepito e scritto con tale sconcertante approssimazione e concentrazione di cliché che è difficile pensare di dover proteggere i nostri lettori dalle rivelazioni di questo intreccio.
Lo faremo in ogni caso, e vi lasceremo la libertà di giudicare da voi se il viaggio mentale ed emotivo che questa donna affronta dopo una magnifica e rivelatrice notte d'amore (la scena di sesso tra Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi, sanguigna e realistica, è forse il momento drammaticamente più memorabile di tutto il film) abbia una qualche efficacia cinematografica.
Per noi è stato un percorso tortuoso, che ci ha fatto perdere la pazienza in più di un'occasione di fronte a svolte narrative di una banalità inaccettabile e a dialoghi surreali e umanamente implausibili, e in questa sede abbiamo il dovere di dirvelo.
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Vedi Napoli... e poi?
Lo ribadiamo: se Napoli velata potesse essere interpretato in qualche modo come un documentario sulla bellezza e gli scorci segreti della Napoli più borghese, elegante ed esoterica sarebbe un piccolo gioiello. La competenza tecnica di Ozpetek, la sinuosa energia dei suoi movimenti di macchina, la sua intesa con il direttore della fotografia Gianfilippo Corticelli uniti alla bellezza degli scenari e delle musiche di Pasquale Catalano, al fascino delle atmosfere che sanno evocare, fanno del film un'opera di un certo pregio sul piano estetico. Narrativamente però questo non può dirsi un film compiuto, con un'idea centrale facile da intuire e sviluppata attraverso una serie di snodi e colpi di scena uno più avvilente dell'altro.
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Quanto al mistero di cui non possiamo dirvi granché, gli elementi per risolverlo sono lì, appena accennati, come punti saltati in un ordito esile e disorganico, ma l'ambiguità è tale che anche interpreti navigati come Mezzogiorno e talentuosi come Borghi (le cose vanno meglio per il cast di supporto, soprattutto Anna Bonaiuto, Peppe Barra e Maria Pia Calzone che si impossessano di una sequenza a testa), si ritrovano spaesati vagabondi in una città che, in un singolo fotogramma del suo splendore, della sua blasonata antichità, ha più cose da raccontare dei loro personaggi per tutto l'arco del film.
Movieplayer.it
2.5/5