Nanni Moretti racconta il suo Habemus Papam

Presentata a Roma l'attesa pellicola del regista capitolino, in concorso al prossimo festival di Cannes, in cui un papa appena eletto, lo straordinario Michel Piccoli, cerca l'aiuto di uno psicanalista per guarire dalla depressione; "Il mio silenzio stampa? I registi fanno troppa confusione quando parlano dei loro progetti. Spero che questo film parli da solo".

E' davvero forte la tentazione di scrivere Habemus Nanni, giocando sul titolo del nuovo film di Nanni Moretti, Habemus Papam, nelle sale da domani e in concorso al prossimo Festival di Cannes. Il silenzio mediatico che ha avvolto la preparazione del dodicesimo lungometraggio del regista capitolino, che in un primo momento aveva preferito non parlare con i giornalisti "solo per eccessiva stanchezza", si è affrettato a sottolineare, si è dissolto questa mattina grazie all'attesa conferenza stampa che ha visto come assoluto mattatore lo stesso Moretti, nella doppia veste di autore ed interprete, gli attori Margherita Buy, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Ulrich Von Dobschutz e Roberto Nobile e gli sceneggiatori Federica Pontremoli e Francesco Piccolo. Assente giustificato ("Conoscendolo non gli dispiacerà affatto", ha detto Moretti sorridendo), l'interprete principale della pellicola, lo straordinario Michel Piccoli, il pontefice che con la sua fortissima crisi di panico dopo la sua elezione a papa, dà il la ad una storia in cui figurano anche il più bravo psicoanalista italiano (interpretato da Moretti), chiamato a guarirlo da questo male oscuro, ma impossibilitato a 'operare' causa del rigido protocollo vaticano. Il cardinal Melville, questo il nome del pontefice in pectore ("E' un omaggio al regista di noir francesi", rivela il regista), viene allora affidato alle cure di un'altra professionista (la Buy), ex moglie del terapeuta.

Per Moretti si tratta di un ritorno alla regia a cinque anni da Il caimano, anni in cui si è anche dedicato alla direzione artistica di una festival cinematografico importante come quello di Torino. "Probabilmente se mi avessero tenuto avrei continuato per moltissimi anni a dirigerlo - ha spiegato -, ma ho preferito tornare al mio lavoro principale. Con Francesco e Federica abbiamo iniziato a chiacchierare e ci siamo fermati su questo spunto. Poi mi sono accorto che da solo non ce l'avrei mai fatta a produrlo e dopo la separazione con Angelo Barbagallo ho chiesto a Domenico Procacci se poteva produrlo con me". Moretti non teme le reazioni della Chiesa, "Non penso a nessun tipo di pubblico quando giro un film. All'epoca di La stanza del figlio non pensavo al pubblico degli psicoanalisti, né tantomeno adesso penso a quello dei religiosi. Anzi, non è proprio tra i primi 500 problemi che ho oggi". Non cela l'orgoglio di aver lavorato con Michel Piccoli, il regista romano. "Gli ho chiesto di fare un provino di sei scene il 14 agosto di due anni fa e subito gli ho detto che sarei stato felice se lui avesse accettato di fare il film. Di certo non l'avrei mai interpretato io questo ruolo. Non ci ho pensato nemmeno per un momento. Solo quando ho visto il primo montaggio mi sono accorto di quanto fosse bravo Piccoli e di quanto avesse dato al film". E parlando proprio del personaggio del papa, Moretti ha aggiunto: "Mi interessava raccontare l'inadeguatezza che prova un persona che può avere un grandissimo potere e farlo all'interno di una commedia. E' un sentimento che capita a tutti i cardinali quando vengono eletti. Naturalmente gli spettatori vedranno altro oltre a quello il film che letteralmente racconta. Quasi tutte le letture sono lecite".
E se, azzardando una lettura, il passo indietro compiuto dal papa, piegato dal senso di inadeguatezza che sente davanti ai suoi futuri impegni, fosse la giusta ispirazione per qualcun altro? "Tutti dovremmo fare un passo indietro - ha ammesso - sempre che la decisione non sia autodistruttiva e non ci paralizzi, ma solo se co porta a fare meglio il nostro lavoro". E a proposito di lavoro, l'ufficialità della partecipazione in concorso di Habemus Papam al prossimo Festival di Cannes (per l'Italia c'è anche This must be the place di Paolo Sorrentino) ha preso alla sprovvista Nanni Moretti, che ha risposto duramente a chi gli chiedeva lumi sulle possibili reazioni del pubblico d'Oltralpe al film. "Possono pensare quello che vogliono, di certo non aspettano un mio film per sapere cosa succeda in Italia. Ci sono i giornali, i telegiornali, internet. Dieci anni fa volevo raccontare la storia di una famiglia spezzata dalla morte di un figlio. Cinque anni fa volevo raccontare di un produttore di film di serie B che da tanti anni non lavorava e che poi ha incontrato una regista esordiente che voleva fare un film su Berlusconi. Oggi voglio raccontare la storia di un personaggio come quello di Michel Piccoli. Racconto ciò che ho urgenza di raccontare. E poi i registi fanno troppa confusione quando parlano dei loro progetti. In questo senso, spero che il film parli da solo".
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