Mettiamo subito sotto i riflettori l'elefante nella stanza: il catalogo di serie e film originali di AppleTV+ non è ancora conosciuto dal grande pubblico. Tranne forse The Morning Show, che, grazie al traino di due star come Jennifer Aniston e Reese Witherspoon, ha fatto molto parlare di sé ed è arrivata anche a vincere premi. Pochi titoli sono stati visti, di molti non si conosce proprio l'esistenza. Almeno in Italia. È certamente il caso di Mythic Quest, creata da Charlie Day, Megan Ganz e Rob McElhenney (anche protagonista), lo stesso team di C'è sempre il sole a Philadelphia. Questa recensione di Mythic Quest 2 non può che cominciare quindi con un invito a recuperare la prima: non ve ne pentirete. Anche perché la seconda, e gli episodi speciali nel mezzo, sono ancora più riusciti.
Partiamo dal principio: Mythic Quest è il nome di un gioco MMORPG (in stile World of Warcraft per i profani) creato dal Ian Grimm (Rob McElhenney), capo di uno studio che sviluppa videogiochi. Nella sua squadra ci sono la programmatrice Poppy Li (Charlotte Nicdao), che vorrebbe più libertà creativa, lo scrittore C.W. Longbottom (il premio Oscar F. Murray Abraham), il capo del marketing Brad Bakshi (Danny Pudi) e il produttore esecutivo David Brittlesbee (David Hornsby). Più in basso nella catena alimentare dell'ufficio ci sono la sadica assistente Jo (Jessie Ennis) e le game tester Dana (Imani Hakim) e Rachel (Ashly Burch).
Tutta la prima stagione racconta la faticosa realizzazione dell'espansione del videogioco chiamato Raven's Banquet. Come in tutti i luoghi in cui ci sono gerarchie e diversi livelli di approvazione per ogni singolo dettaglio, qualsiasi scusa è buona (anche una pala virtuale) per mettere in scena conflitti, scontri generazionali, dinamiche di potere. L'azienda di Ian è un microcosmo con i suoi equilibri e le sue regole interne, che rispecchia quindi la società. È per questo che la serie è perfetta per ogni tipo di pubblico, non soltanto chi ama i videogiochi. Anzi. I videogiochi sono un pretesto per raccontare il mondo di oggi.
Mythic Quest è la Boris americana
Di serie ambientate in uffici, studi legali e medici ce ne sono molte, poche però hanno avuto l'intuizione geniale di Boris, che ha scelto un settore specifico e poco conosciuto da chi non ne fa parte come quello della macchina produttiva della fiction per raccontare la società italiana. Il prodotto più simile fino a ora è la serie francese Chiami il mio agente!, in cui l'ufficio è quello di un'agenzia che rappresenta attori e registi cinematografici. Mythic Quest è la risposta americana: via attori, dentro graphic designer, gamer, scrittori. Il risultato non cambia: al cuore di tutto c'è sempre un gruppo di persone, molto diverse tra loro, costrette a lavorare gomito a gomito ogni giorno. E quindi a trovare soluzioni efficienti per non cedere alla tentazione di lanciarsi oggetti contro. Cosa che nella serie succede più volte.
Mythic Quest: Raven's Banquet, la recensione: il mondo dei videogiochi tra comicità e attualità
Il tutto è intervallato da spezzoni di veri videogiochi, da Horizon a Red Dead Redempition, che sono l'unico riferimento al vero mondo del gaming. Il cuore della serie Apple non sono però i personaggi animati dai nostri joystick, ma il fattore umano che c'è dietro. Ognuno dei protagonisti incarna un tema importante: Poppy è la donna brillante che deve faticare il doppio per avere la stessa credibilità dei suoi colleghi uomini; Ian è il capo innamorato di se stesso che vuole ergersi sopra tutti (letteralmente, visto che il suo ufficio è in alto rispetto a quello degli altri) ; C.W. è il "boomer", considerato dagli altri un dinosauro, che non sa nulla di una console ma è fissato con la letteratura, la narrativa e soprattutto la "backstory"; Brad è quello affamato di potere, a lui interessa solo avere in pugno persone, della parte artistica del gioco ride, perché contano solo i profitti.
Quarantine ed Everlight: gli episodi speciali di Mythic Quest
Composta da 9 episodi, la prima stagione ha dovuto scontrarsi con la pandemia: nel finale vediamo Poppy e Ian devastati dal lockdown, finalmente pronti a collaborare. Tra la prima e la seconda ci sono stati due episodi speciali, che, proprio come un videogioco, hanno deciso di raccontare il mondo in tempo reale: Quarantine, uscito a maggio 2020, è tutto girato come se fosse via Zoom. Everlight, disponibile su Apple TV da 16 aprile, è tutto l'opposto e segna davvero un momento di svolta per Mythic Quest. Girato all'inizio di quest'anno, vede gli attori riappropriarsi del set e girare finalmente insieme. Tutta la puntata è realizzata come se fosse un fantasy, con effetti speciali, combattimenti e creature fantastiche. Un grande sforzo produttivo e soprattutto un bel messaggio di speranza: Ian e Poppy sono i nuovi sovrani del regno e insieme devono guidare gli altri per fare in modo di ritrovare la luce perduta.
Mythic Quest 2: una seconda stagione che punta alla qualità
Come detto all'inizio della recensione di Mythic Quest 2, questa seconda stagione della serie arriva inserendosi in una curva in crescita, sia per quanto riguarda i mezzi produttivi a disposizione sia per la qualità di scrittura. I nuovi 9 episodi, tutti disponibili su Apple TV dal 7 maggio, ci riportano nella frenetica vita da ufficio. Adesso al comando non c'è più solo un capo, ma anche Poppy, che, dopo aver tanto lottato per avere più potere decisionale, adesso deve capire come utilizzarlo. La donna scopre presto che gli esseri umani sono molto più imprevedibili e difficili da gestire rispetto a quando maneggiava codici sola al computer.
10 serie TV da vedere su Apple TV+
Brad e Jo si confermano l'anima nera della serie: la loro alleanza porta alla nascita di un vero e proprio Dark Side, uno degli elementi più divertenti di Mythic Quest. Chi veramente trae giovamento da questo nuovo ciclo di puntate è però il personaggio di C.W., interpretato in modo sublime da Frank Murray Abraham. Che un attore di questa caratura abbia deciso di accettare un ruolo in un prodotto come Mythic Quest è già meraviglioso. Che si prenda in giro da solo, ormai da due anni, è ancora più bello. Adesso però ci ha messo anche lo spessore da grande attore drammatico. Sono due gli episodi dedicati interamente a lui. In uno approfondiamo il suo passato. Chiunque ami la fantascienza, Asimov e tutto ciò che riguarda quel tipo di letteratura, non può assolutamente perderselo. Nel secondo Frank Murray Abrahm dà tutte le sfumature possibili a un uomo che ha vissuto perennemente nella menzogna, costruendo un'immagine di sé che non corrisponde alla realtà. Con lui c'è anche un altro premio Oscar, di cui non vogliamo rovinarvi la sorpresa, con cui instaura dei dialoghi memorabili.
Esattamente come nei videogiochi contemporanei, in cui il livello narrativo è ormai altissimo, in Mythic Quest c'è tutto: l'umorismo demenziale (a volte anche un po' cringe), la lotta di potere, la guerra tra i sessi, lo scontro generazionale, il dramma, l'arte, il pragmatismo. E soprattutto dei personaggi a cui, anche grazie a un cast perfetto, ci si affeziona presto (e si comincia immediatamente a fare il tifo). Premete play e non ve ne pentirete.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Mythic Quest 2, la seconda stagione alza l’asticella, sia dal punto di vista produttivo che della qualità di scrittura. Ritroviamo Poppy alla guida dello studio insieme a Ian, ma è lo splendido C.W. del premio Oscar Frank Murray Abraham che ha i due episodi migliori e brilla più di tutti. Se non avete mai visto la serie di Apple TV dovreste recuperarla, perché non è adatta soltanto a chi ama i videogiochi. Anzi, i videogiochi sono solo un pretesto per raccontare con il filtro della commedia la società di oggi.
Perché ci piace
- La qualità produttiva è molto più alta.
- La scrittura dei dialoghi più raffinata.
- Frank Murray Abraham è strepitoso nel ruolo di C.W.
- L’episodio speciale Everlight è una gemma.
Cosa non va
- Chi si aspetta una serie strettamente sui videogiochi potrebbe rimanere deluso.