Recensione My Dinner with Hervé: la tragica fame di Tattoo

La recensione di My Dinner with Hervé con Jamie Dornan e un Peter Dinklage che cattura l'estro, il carisma e la particolare disperazione di Hervé Villechaize.

My Dinner With Herve

Dopo l'ottimo The Tale di Jennifer Fox, arriva su HBO e Sky Atlantic un altro TV movie di matrice autobiografica - anche in questo caso, alla regia c'è la persona che ha vissuto la vicenda - e di pregevole fattura: My Dinner with Hervé non affronta temi altrettanto scabrosi e delicati, racconta una parabola di riscatto, successo e declino abbastanza convenzionale, ma lo fa raccogliendo l'eredità di un personaggio singolare che si è conquistato un posto speciale nella memoria collettiva: Hervé Villechaize era Tattoo il co-protagonista Fantasilandia della ABC, uno dei telefilm più popolari degli anni '80.

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Danny Tate è un giornalista londinese che sta cercando di lasciarsi alle spalle un grosso problema di dipendenza dall'alcol che ha danneggiato irrimediabilmente la sua vita affettiva e professionale. Come ultima possibilità da non sgarrare, la sua testata lo spedisce a Los Angeles a intervistare Gore Vidal per un pezzo di copertina, con l'ulteriore compito di fare una piccola intervista di colore con Hervé Villechaize, villain tascabile di Agente 007, l'uomo dalla pistola d'oro nonché popolarissima spalla di Ricardo Montalban in Fantasilandia. Quel che succede è il debosciato e incontenibile Villechaize impegna Tate al punto di farlo arrivare in ritardo all'appuntamento con il grande scrittore, con conseguenze disastrose...

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I grandi vizi di un piccolo uomo

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My Dinner with Hervé: Peter Dinklage in una scena

Forse per distanziarsi dal soggetto, dalla rielaborazione di quella breve ma fatidica relazione con Villechaise, lo sceneggiatore e regista Sacha Gervasi - londinese oggi di stanza a Los Angeles e padre estraniato della figlia di Geri Halliwell - non dà il proprio nome al personaggio interpretato da Jamie Dornan, e tratta con una certa obiettiva durezza le sue debolezze e i suoi errori.
Nonostante la bravura e il fascino dell'attore irlandese della saga di Cinquanta sfumature di grigio e la prospettiva spigolosa attraverso la quale percorriamo il racconto, Tate finisce nel cono d'ombra del personaggio di Villechaize. Peter Dinklage, a parte l'inevitabile elemento fisico della statura, non assomiglia per nulla al vero Hervé, ma è un attore immensamente coinvolgente e dotato dell'intelligenza e della sensibilità per affiancare Gervasi nella ricerca dell'autenticità nella figura del suo protagonista.

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Amicizia e redenzione a Beverly Hills

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La vera storia di Hervé Villechaize - narrata in maniera forse frammentaria, ma anche accorata e ispirata da Sacha Gervasi, che l'ha portata con sé per tanti anni - ricalca un po' ironicamente gli stereotipi dell'eroe maledetto: deciso a riscattare le sofferenze dell'infanzia parigina, il giovane Hervé nutre in sé un'ambizione inarrestabile, una fame di successo, di affermazione personale e di piaceri sensuali che lo catapulta tra le stelle prima di iniziare a consumarlo. Dal momento della prima de L'uomo dalla pistola d'oro - che Gervasi significativamente visita e rivisita - la parabola di Villechaize diventa il tragico e inarrestabile declino che, tra un bicchiere di troppo e l'altro, ci illustra cose non nuove ma vere senz'altro sulla celebrità, e ci consegna un personaggio umanamente irresistibile.

Movieplayer.it

3.5/5