Martedì 13 settembre è l'Immigration Day al Milano Film Festival. La rassegna, arrivata quest'anno alla sua quarta edizione, è dedicata al tema delle migrazioni, quanto mai attuale in questi ultimi tempi in cui gli effetti delle cosiddette politiche di accoglienza non si rivelano poi molto migliori dei drammi a cui i rifugiati, o aspiranti tali, tentano di sfuggire. Abbiamo quindi Black Diamond di Pascale Lamche, che disvela la mercificazione, da parte di promotori sportivi di scarsa moralità, delle ambizioni di tanti giovani africani che, attirati dalle lusinghe della notorietà, sperano in una carriera da calciatore professionista in Europa. E poi The Chinese Are Coming to Town, di Ronja Yu, in cui l'imprenditore Lou, da salvatore della cittadina svedese in piena depressione economica in cui ha avviato la propria attività, è presto diventato il cattivo di turno, da guardare con diffidenza. Una vicenda surreale, forse anche un po' ironica, ma non meno drammatica di quella raccontata in abUsed - The PostVille Raid di Luìs Argueta, che ci documenta il più massiccio raid anti-immigrati degli Stati Uniti. A chiudere la rassegna è The Journals of Musa di Park Jung-Bum, dove il giovane Seung-Chul scoprirà che anche le promesse di libertà e di felicità che la Corea del Sud sventola sotto il naso dei nordcoreani non sempre sono destinate a realizzarsi.
Altri tre gruppi di cortometraggi in concorso intervallano le proiezioni della giornata, che prevedono anche quattro incursioni nella filmografia di Jonathan Demme: Swimming to Cambodia, dedicato a Spalding Gray (già ricordato sabato grazie al bel documentario di Steven Soderbergh), The Truth about Charlie, Last Embrace e Caged Heat. Due gli appuntamenti anche con il focus Fantastic Mr.Poster, incentrato sul contributo di Randall Poster alla figura del music supervisor: l'artista ha presentato Shampoo di Hal Ashby e Io non sono qui di Todd Haynes. Per la sezione The Outsiders, in programma Gatos Viejos, della coppia Pedro Peirano-Sebastián Silva, intenso ed emozionante incontro-scontro tra una madre e una figlia che solo grazie alla disperazione iniziano a comunicare, e Blackthorn di Mateo Gil, qui, dopo tante convincenti prove come sceneggiatore (Agorà, Mare dentro, Apri gli occhi), alla sua seconda regia, a raccontare di un Butch Cassidy ormai invecchiato, ma che non rinuncia a salire ancora una volta in sella al suo cavallo. Fiore all'occhiello della sezione è però Mistero Buffo in 3d, presentato stasera da Dario Fo e Franca Rame, e che rappresenta l'ennesima sperimentazione tentata dai due artisti, incentrata sulle nuove possibilità di interazione e fruizione dei contenuti introdotte dal 3d. Sempre a proposito di stereoscopia, la serata ha visto protagonista Werner Herzog e il suo Cave of Forgotten Dreams, l'emozionante documentario realizzato nel complesso di Chauvet, e dove suggestivi dipinti preistorici prendono vita grazie a un uso equilibrato e puntuale della stereoscopia. Cinque i lungometraggi in concorso nella giornata: Bleak Night dell'esordiente coreano Yoon Sung-Huyn, un drammatico ritratto del tempo dell'adolescenza, e delle involuzioni di un'amicizia quando insicurezze e rivalità hanno la meglio, e Barzakh, sulla tragedia cecena e i suoi dolorosi strascichi. E poi The Old Donkey di Li Ruijun, in cui il vecchio agricoltore Ma non vuole arrendersi alla modernizzazione, A Still Jacket di Ramòn Giger, dove il protagonista Roman, un giovane autistico, cerca di venire a patti con la propria aggressività, e Mad Bastards dell'australiano Brendan Fletcher, viaggio iniziatico di un padre e di un figlio che hanno ancora tutto da scoprire l'uno dell'altro.Multiculturalismo e stereoscopia al Milano Film Festival
Una quinta giornata piena di appuntamenti a Milano, che inizia con un excursus sull'immigrazione e le sue conseguenze, micro e macroscopiche, e termina con due audaci esperimenti che coinvolgono la stereoscopia: Cave of Forgotten Dreams di Herzog e Mistero Buffo di Fo