"È strano chiamare se stessi". "Non è detto che sia io". È il dialogo tra Betty Elms e Rita, Naomi Watts e Laura Helena Harring, i personaggi principali di Mulholland Drive, il capolavoro di David Lynch che compie 20 anni. Veniva infatti presentato al Festival di Cannes il 16 maggio del 2001, nell'edizione in cui la Palma d'Oro fu vinta da La stanza del figlio di Nanni Moretti, e al film di David Lynch fu conferito il premio per la miglior regia. Nato come pilota di una futura serie televisiva, che ripetesse i successi di Twin Peaks, Mulholland Drive fu rifiutato dagli studi televisivi ABC, spaventati dalla trama poco comprensibile, e non divenne mai una serie. Canal Plus, che aveva prodotto Una storia vera, ne acquistò i diritti e Lynch scrisse una nuova sceneggiatura facendolo diventare qualcosa di completamente diverso: un film perfetto. Mulholland Drive è considerato uno dei film migliori di David Lynch, ed è stato votato come miglior film del XXI Secolo. È un film che vive delle atmosfere della Hollywood degli anni d'oro, con echi di Viale del Tramonto, un film dove "tutti desiderano qualcosa in un anelito che non viene mai realizzato" come disse Lynch. Ed è la stessa cosa che accade in Mulholland Drive. Già dalla storia del suo concepimento capiamo come sia un film dalla doppia vita. E forse è normale per un film che ci parla del doppio, dello specchio, di riflessi.
Addentriamoci nel sogno, sfrecciamo su Mulholland Drive
Dopo una sequenza di ballo rétro, una soggettiva ci guida verso un letto sfatto, verso un cuscino. Sembra suggerirci che ci stiamo addormentando, e stiamo per vivere un sogno. Che inizia con la scritta Mulholland Drive che risplende nel buio. Dopo i titoli di testa, una donna (Laura Harring) è in un'auto lungo la famosa strada, dove sta per essere uccisa da un colpo di pistola. Ma un'altra macchina, che sfreccia sul viale a tutta velocità, colpisce il veicolo dove si trova. Poco dopo, i fari di una macchina illuminano a giorno il suo volto, con un filo di sangue che sembra incorniciarlo. La ragazza, senza più memoria, trova rifugio in una casa vuota. Dove presto arriva Betty (Naomi Watts), la nipote della proprietaria, che sogna una carriera di attrice. La ragazza senza memoria dice di chiamarsi Rita, dopo aver visto un poster di Rita Hayworth. Le viene in mente un nome, Diane Selwyn. Forse è il suo vero nome? Così lei e Betty provano a chiamare il numero di Diane. "È strano chiamare se stessi", dice Betty. "Non è detto che sia io", risponde Rita. È solo l'inizio di un suggestivo gioco di specchi.
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Vite allo specchio
L'avevamo vista allo specchio, poco prima, Rita, come avevamo visto allo specchio Jocelyn Packard nella prima scena de I segreti di Twin Peaks. Lo specchio è il nostro doppio, ma anche il nostro opposto, il nostro contrario. Restituisce la nostra immagine, ma ce la riporta ribaltata. Così, la vita che Betty vive in tutta la prima parte del film, in quello che (secondo l'interpretazione più accreditata del film) è il suo sogno, è una vita allo specchio, è ribaltata. È ideale, stimolante, promettente, dove la vita reale, lo capiremo, è triste e priva di speranza. Guardate l'entrata in scena di Betty. Il suo arrivo all'aeroporto è idilliaco, sognante, scintillante. Naomi Watts è luminosa e illuminata: il sorriso è smagliante, gli occhi sono spalancati, stupiti davanti al mondo, rivolti sempre verso l'alto, come quelli di un'Alice nel paese delle meraviglie. È a Hollywood, il sogno di ogni attrice. Nella vita ideale che si è costruita, il rapporto tra Betty e Rita è ribaltato. È Rita, senza memoria, sperduta, vittima di un incidente, ad avere bisogno di aiuto. E Betty è in una posizione di vantaggio, in cui è in grado di aiutarla, è energica, ottimista. E così Rita può innamorarsi di lei. La realtà è esattamente l'opposto: è Betty l'amante non corrisposta, quella che sta per essere lasciata. Il lavoro di Naomi Watts sul volto è straordinario: la bocca spalancata di stupore e sorrisi, poi affamata d'amore e di sensualità, nell'altra vita diventa serrata, tremante, un ringhio disperato. Ma quello che vive nella prima parte è il suo sogno, e si costruisce il mondo che vuole lei: il killer che doveva uccidere Rita diventa un terribile imbranato. Il regista che le ha rubato la sua amata se la passa malissimo, lasciato dalla moglie e in grave crisi per realizzare il suo film.
Il doppio: vita e recitazione
Ma in Mulholland Drive David Lynch riflette sul doppio anche in un altro modo, parlandoci del lavoro dell'attore. Se Mulholland Drive vive su due piani, sogno e realtà, prima e seconda parte, nel sogno Betty è anche un'attrice emergente, destinata a una grande carriera. E la storia va letta in un ulteriore doppio piano, quello della recitazione e della vita. A un certo punto pensiamo di assistere a un litigio tra Betty e Rita, fino a che l'inquadratura si allarga quel poco per mostrare che quest'ultima sta reggendo un copione, e stanno provando una scena. Poco dopo, al contrario, il provino con un altro attore per la parte in un film ci mostra subito il suo carattere di finzione. Ma la chimica tra Betty e il suo partner, il feeling che si crea sembra reale, l'attrazione è palpabile. Ci crediamo noi come ci crede lui, che la sta stringendo. Fino a che la scena termina, sul più bello. E capiamo che Betty stava recitando. Ancora una volta ecco il doppio: la recitazione è la copia della vita.
La donna che visse due volte
In Mulholland Drive Rita è la donna che visse due volte, come lo è Betty. Vivono nella loro vita e nel sogno di Betty, che vuole essere la loro seconda possibilità. David Lynch cita ancora una volta, nelle sue opere, La donna che visse due volte, il film di Hitchcock che ama di più. A un certo punto, prima di andare al club Silencio, Rita indossa una parrucca e da mora diventa bionda, come accadeva a Kim Novak. In Twin Peaks Laura Palmer tornava in qualche modo nei panni di Maddy, la cugina, e da bionda diventava mora (Madeleine, non a caso, è il nome del personaggio di Kim Novak nel film di Hitchcock). E finiva per avere il suo stesso destino. E in Strade perdute Fred Madison (Bill Pullman) è accusato di aver ucciso la moglie Renee, e arrestato. In carcere si trasforma in un altro, Pete Dayton. Una volta scarcerato, incontra Alice, una donna bionda, che è identica a Renee, e inizia una storia con lei. Patricia Arquette, sensualissima ed enigmatica, interpreta Renee e Alice: è ancora una donna che visse due volte, prima mora e poi bionda, ma sono due donne diverse.
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Tornare al punto di partenza
Anche in Strade perdute c'è una seconda vita che si sostituisce alla prima. Ma se in Twin Peaks David Lynch rappresentava il doppio come una schizofrenia, una personalità dissociata, spiegandola come una possessione da parte di uno spirito, in Strade perdute non dà spiegazioni, sostituisce un uomo con un altro. Nella seconda parte del film ognuno ha il suo doppio: Fred Madison/Pete Dayton, Renee/Alice Dick Laurant/Mr. Eddie. Ma tutti tornano al proprio punto di partenza, commettono gli stessi errori. Come in Mulholland Drive il tentativo di una nuova vita fallisce, il risveglio dal sogno è brusco. Non possiamo fuggire da noi stessi, la seconda possibilità non esiste.
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La seconda possibilità
Ognuna di queste storie ha a che fare con la rimozione di una colpa. Una persona che non regge al peso delle sue azioni, che è incapace di affrontare il rimorso, il fallimento, la colpa, tenta di immaginarsi una vita migliore, immagina un altro se stesso come vorrebbe essere, decide di diventare questa persona. È una fuga dalla responsabilità. Ma anche questa vita immaginaria prende una strada sbagliata. La seconda possibilità garantita a tutti dal Sogno Americano non esiste. E quel sogno forse è un incubo.