Ms. Marvel è una delle tante sfaccettature seriali della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe: la serie, ideata e scritta da Bisha K. Ali, con la regia di Adil El Arbi e Bilall Fallah, dopo gli scenari mitologici e artificiosi di Moon Knight, torna a una dimensione più umana e lineare. Nonostante l'opera, fin dall'inizio, sembra essere indirizzata ai più giovani, in realtà nasconde un efficace e interessante bilanciamento tra due istanze apparentemente lontane ovvero il teen drama e la componente supereroistica tipica dell'MCU che riesce ad avvicinare anche altri target. Il segreto dietro il successo dell'opera, accolto positivamente sia dal pubblico sia dalla critica, sembra essere riconducibile proprio alla caratterizzazione e al background della protagonista Kamala Khan (interpretata da Iman Vellani) chiamata a gestire due aspetti della sua vita, rappresentati dai generi che abbiamo citato qui sopra: riuscirà la supereroina a trovare il giusto equilibrio?
Questa nostra riflessione contiene degli spoiler sugli episodi già disponibili di Ms. Marvel.
L'alba di una nuova eroina
Dopo le prime tre fasi, il mondo cinematografico (ed ora seriale) de La Casa delle Idee ha bisogno di nuovi stimoli, sperimentazioni e soprattutto volti inediti che possano realmente svecchiare l'universo: d'altronde, si sa, il pubblico vuole continui rinnovamenti. La giovane Kamala Khan rientra perfettamente in questo piano: è una figura fresca e dinamica, che tra l'altro viene introdotta, a differenza degli altri personaggi che abbiamo visto fino ad ora nelle altre serie Marvel, in modo più naturale e spontaneo possibile. Ciò garantisce una maggiore fidelizzazione con la teenager, che all'inizio è una semplice adolescente cresciuta con il mito dei supereroi e che vive in un mondo tutto suo, per sfuggire dalla caotica e complicata normalità che le sta sempre più stretta. Una premessa molto tradizionale, ma strutturata in maniera tale che ci sia spazio sia per la sua evoluzione come studentessa sia come supereroina.
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Modelli ed ispirazioni
Come già accaduto con Kate Bishop che in Hawkeye vede Clint Barton come suo modello supereroistico, anche Kamala Khan ha una sua figura di riferimento ovvero Carol Danvers in arte Captain Marvel. Non è un caso che proprio la supereroina spaziale e guardiana del cosmo sia la sua beniamina: una donna decisa che ha tenuto testa al villain più forte di tutti, Thanos, e che è temuta e rispettata da ognuno. Il suo sogno di diventare una potente guerriera si infrange però ogni giorno, quando la sua fantasia e creatività si spezzano contro i muri dell'ordinario. Questa particolare connessione tra la protagonista e l'universo de La Casa delle Idee non è solo utile a dare un respiro più ampio a Ms. Marvel connettendosi al mondo marvelliano, ma contribuisce attivamente a rendere il background dell'adolescente più efficace e verosimile.
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La vita normale di una teenager
L'altro aspetto della vita di Kamala che emerge già all'inizio dell'opera, e che è fondamentale per capire al meglio il personaggio, è la dimensione scolastica e in generale il carico emotivo adolescenziale che si porta dietro. La componente teen drama è centrale all'interno dell'opera, sia perché è l'elemento di conflitto con la parte supereroistica dello show Marvel, sia perché arricchisce la figura femminile, le dà maggiore spessore e, soprattutto, consente di variare il contenuto proposto nella serie. È interessante notare che, se nel primo episodio i due lati del progetto sono totalmente indipendenti e separati l'uno dall'altro, già al termine del pilot ci rendiamo conto che la convivenza tra normalità ed anormalità è un punto nevralgico dei vari episodi. La protagonista, infatti, scopre di avere dei poteri straordinari che però non la rendono estranea ai problemi della vita quotidiana: si trova quindi di fronte ad una scelta difficile.
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Poteri e responsabilità
"Da un grande potere derivano grandi responsabilità": così lo zio di Peter Parker, Ben, descrive in poche parole cosa dovrà affrontare il nipote dopo aver accettato i suoi poteri. Anche con Ms. Marvel si torna nuovamente a quel passaggio, fondamentale, nella storia dei cinecomic. Per quanto non ci sia un esplicito riferimento all'Uomo Ragno, anche Kamala Khan deve comprendere che diventare una paladina richiede non solo tanti sacrifici, ma uno sforzo di maturità notevole: rinunciare a una parte della propria normalità per dedicarsi interamente ai più deboli, rischiando la vita, è duro da accettare, specialmente per un'adolescente che ancora deve cercare il suo posto nel mondo. Proprio questo dilemma morale ed etico, se accogliere i propri poteri e iniziare un nuovo percorso o rifiutare queste capacità per lavorare meglio sul personale è al centro della serie e la rende affascinante.
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Linearità che vince contro l'ambizione
In fin dei conti, se scorporiamo da Ms. Marvel tutto il lato connesso al mondo supereroistico, ci rimane una giovane con i propri problemi di tutti i giorni, potenzialmente un filone che potrebbe funzionare indipendentemente dal resto, ma che è parte integrante del personaggio principale. Lo stesso processo non può essere applicato a tutti gli altri prodotti seriali del Marvel Cinematic Universe, visto che molti puntano quasi interamente riflettori sul contenuto che va al là dell'ordinario, ricercando l'ambizione e non la linearità. Invece, opere come questa e Hawkeye fanno centro proprio perché, raccontando aspetti più quotidiani e semplici dei personaggi, li descrivono nella loro umanità e ciò permette una profonda connessione con il pubblico. Da anni sul piccolo e grande schermo vediamo eroi ed eroine di ogni tipo, conosciamo le loro origini, ma non la loro psicologia, le loro motivazioni profonde. Quello che ci preme di più, forse, è finalmente incontrare le persone dietro i costumi.
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