Eccoci, quasi: con la recensione del quinto episodio di Ms. Marvel siamo prossimi al capolinea, a quella che si annuncia come la grande battaglia finale, il passo definitivo per chiudere questa prima fase della storia di Kamala Khan che nel giro di poche settimane ha saputo fare breccia nel cuore dei fan del Marvel Cinematic Universe (in particolare tra i più giovani, per la loro vicinanza anagrafica con la protagonista, la cui interprete aveva diciotto anni durante le riprese). Una storia che ha saputo allontanarsi dai luoghi soliti del franchise ed esplorare qualcosa di nuovo, come già accaduto con l'Egitto per le vicende di Moon Knight, segnalando come la Fase Quattro, tra cinema e streaming, voglia ampliare il più possibile il concetto di espansione dell'universo, non solo a livello geografico e cosmico ma anche in termini di tematiche trattate.
Alla ricerca del tempo perduto
L'episodio precedente di Ms. Marvel si concludeva con Kamala accidentalmente rispedita nel passato, per l'esattezza nel 1947, quando quello che un tempo era il territorio dominato dai britannici fu suddiviso in due nazioni indipendenti, l'India e il Pakistan. È in tale contesto che si persero le tracce della bisnonna di Kamala, Aisha, la cui storia viene approfondita in questa sede, dal suo arrivo nel 1942 fino al conflitto rinnovato con Najma, le cui sequele si fanno sentire nel presente con la questione della barriera che separa la nostra realtà da quella da cui provengono i Clandestini. Tra passato e presente, Kamala deve assicurarsi che non ci siano conseguenze disastrose, ma questo è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto quando viene fuori che i villain non si fanno troppi scrupoli per portare a termine la loro missione...
Ms. Marvel, recensione del quarto episodio: (ri)scoprire le radici
I traumi della divisione
I fumetti di supereroi in generale hanno sempre avuto il problema di come integrare eventi reali in un mondo che reale del tutto non è (vedi la questione dell'11 settembre nell'universo Marvel cartaceo, particolarmente delicata dal momento che molti degli eroi vivono a New York). E anche al cinema l'argomento è sensibile, come si è potuto notare con i commenti sull'inclusione di Hiroshima in Eternals (con molti che hanno, a volte volutamente, frainteso l'intenzione di quella scena). In tale ottica, è davvero interessante il lavoro che questa serie ha fatto sulla coesistenza tra il lato fantastico, espresso in termini abbastanza gioiosi data l'età di Kamala e il suo attaccamento emotivo agli altri supereroi, e la riflessione più seria su cosa significa vivere a stretto contatto con la cultura islamica ai giorni nostri e la situazione peculiare del Pakistan, la cui evoluzione storica in questa sede è stata abbinata alla riabilitazione di un concetto caricaturale e involontariamente razzista - nella versione cartacea - quale il gruppo dei Clandestini, reinventati in un'ottica più rispettosa e a tutto tondo, sulla falsariga del Mandarino in Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli.
È un equilibrio delicato che questo episodio, il più introspettivo e meno votato all'action, mantiene egregiamente, esemplificando come l'approccio inclusivo dei Marvel Studios sia dettato non da una presunta botta di "politicamente corretto" - anche perché film come Black Panther erano pianificati già dal 2005, ma sono rimasti in standby perché fino al 2015 Kevin Feige rispondeva a una persona che non credeva in quel tipo di operazione - ma da un desiderio sincero di espandere il Marvel Cinematic Universe in un modo rispettoso nei confronti di questi personaggi, rendendo le loro culture parte integrante della narrazione senza ricorrere a semplificazioni che possono risultare offensive (motivo per cui, restando nel territorio seriale, Mohamed Diab si è candidato da solo per la regia di Moon Knight, volendo restituire un ritratto più autentico dell'Egitto). E così facendo rendono universale lo specifico, perché al netto di eventuali differenze legate alla cultura d'origine Kamala Khan è, come i giovani spettatori che si sono affezionati a lei, una teenager che sta cercando di capire il suo posto nel mondo. Mondo che in questo caso ha più connotazioni, tutte molto efficaci, aspettando la risoluzione nel capitolo conclusivo.
Conclusioni
Chiudendo la recensione del quinto episodio di Ms. Marvel, sottolineiamo quanto sia solido il lavoro di introspezione, che pone le basi per un finale dal grande potenziale.
Perché ci piace
- L'integrazione della realtà storica nel racconto è interessante.
- L'approfondimento psicologico è sempre più potente.
Cosa non va
- Potrebbe deludere chi si aspetta la consueta dose di action.