The young man stepped into the hall of mirrors/ Where he discovered a reflection of himself/ Even the greatest stars discover themselves in the looking glass
Sono i versi di The Hall of Mirrors ad accompagnare con il loro incedere ieratico i titoli di testa di eps2.9_pyth0n-pt2.p7z, episodio finale della seconda stagione di Mr. Robot: sulle cadenze elettroniche del brano dei Kraftwerk osserviamo Elliot Alderson e Tyrell Wellick attraversare le strade di New York alle fioche luci dell'alba e fare il loro ingresso in una location sconosciuta. Si tratta del quartier generale per la cosiddetta "fase due", nonché del palcoscenico su cui, nei minuti successivi, si consumerà il fatidico faccia a faccia fra il giovane hacker, il suo alter ego Mr. Robot e l'uomo che aveva tentato forsennatamente di rintracciare per l'intero corso della stagione.
È stato un incontro atteso per ben undici episodi, quello fra Elliot e il suo invisibile antagonista, scomparso nel nulla fin dalla penultima puntata della stagione precedente: uno 'spettro' inseguito fra indizi, allucinazioni e fantomatiche telefonate, e di cui sarebbe stato lecito sospettare perfino la morte (il Mr. Robot di Christian Slater aveva tentato invano di farcelo credere). In eps2.9_pyth0n-pt2.p7z, ecco arrivare la definitiva risposta alle nostre domande: non solo Tyrell ed Elliot sono sempre rimasti in contatto (benché quest'ultimo non ne avesse reale coscienza, se non nel suo 'doppio' alla Mister Hyde), ma sono in combutta con la Dark Army per sferrare alla Evil Corp un'altra ferita letale.
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"L'unico ad esistere sono io"
Apprendiamo così che la "carriola rossa", il bizzarro nome dato da Elliot al proprio diario, è il titolo di una filastrocca recitata da Tyrell ("Mio padre me la ripeteva tutto il tempo: era l'unico inglese che conosceva (...). La uso come un reminder. Un reminder di lui. Un reminder di ciò che non vorrò mai diventare"); che Elliot è a capo di un piano ordito insieme a Tyrell e alla Dark Army; che la "fase due" del piano prevede la distruzione di un palazzo in cui la Evil Corp sta accumulando tutti i propri documenti cartacei con il proposito di ricostruire il suo database (e guarda caso, era il crollo di un palazzo a suggellare una delle visioni di Elliot diversi episodi fa); che la femtocella piazzata da Angela Moss nella sede temporanea dell'FBI era lo strumento per tale operazione. Mai come in questo caso Elliot si trova a dover prendere atto del proprio dissidio interiore: di come Mr. Robot l'abbia ingannato ripetutamente, conducendo un'autentica "vita parallela" senza che Elliot se ne rendesse conto.
Una rivelazione con cui, da una parte, Sam Esmail riesce a far combaciare tutti i tasselli del puzzle, tanto sembra naturale e quasi 'ovvia' la risoluzione del mistero di Tyrell; e dall'altra, ripropone nel season finale il nucleo tematico della serie, ovvero l'angoscia del controllo su noi stessi e sulla realtà in cui siamo immersi. È per recuperare questo controllo che Elliot, una volta fatta luce su quanto sta per accadere, decide di ribellarsi e prova a distruggere il malware da lui stesso creato, fin quando Tyrell non gli punta contro una pistola per fermarlo. È la climax di eps2.9_pyth0n-pt2.p7z: cosa è vero e cosa è illusione? Tyrell - quel Tyrell, materializzatosi accanto a lui sul retro di un taxi - esiste sul serio o è solo un'altra proiezione mentale di Elliot? Più volte Esmail ha instillato qualche dubbio in proposito, e ora è Elliot a porsi tale dubbio: ma il proiettile sparato da Tyrell offre una risposta insindacabile in tal senso. È il cliffhanger che fa calare il sipario sulla stagione, mentre Elliot, sbalordito di vedere il sangue sulle proprie mani, si accascia al suolo privo di conoscenza, al culmine di una sequenza da antologia.
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"Lo chiamano l'approccio del pitone: stanno fermi e aspettano"
Un altro colpo di scena, benché di impatto inferiore, riguarda invece l'indagine dell'FBI. A riaprire questa storyline è l'interrogatorio a cui Dom DiPierro sottopone Darlene Alderson, sopravvissuta all'agguato nel locale in cui è rimasto ucciso il suo partner Cisco Shaw. Si tratta di una delle scene migliori di un episodio superbo: un altro faccia a faccia serrato, in cui si disvela gradualmente il gioco del gatto e del topo fra la leader della fsociety e la scrupolosa agente dell'FBI, fra dialoghi in cui all'atteggiamento pacato e quasi carezzevole di Dom si contrappone quello fiero e sprezzante di Darlene. Fino al momento in cui Dom cala il proprio asso nella manica: sulle note di The Moth, cover della Les Deux Love Orchestra del brano di Aimee Mann (altra scelta musicale ineccepibile), Dom conduce Darlene nella sala in cui lei e i suoi colleghi hanno 'collezionato' tutti gli elementi dell'indagine sulla fsociety, ricostruendo i legami fra i membri dell'organizzazione e gli altri personaggi coinvolti nella vicenda (inclusi quelli deceduti). Legami che conducono al man in the middle, l'uomo al centro dell'intera struttura: Tyrell Wellick.
Predatori pazienti: come i pitoni, che rimangono fermi anche per un anno, in attesa di colpire al momento giusto, così Dom e i suoi uomini hanno lasciato che i membri della fsociety continuassero ad agire indistrubati, studiando ogni loro mossa. La pacata sicurezza con cui Dom illustra "l'approccio del pitone", svelando come l'FBI sia sempre stata un passo avanti alla fsociety, e lo sguardo atterrito di Darlene, messa di fronte al proprio inesorabile fallimento, sono l'ennesima prova del peso di questi due personaggi e della bravura delle loro rispettive interpreti: Grace Gummer, il "volto umano" della legge, si è rivelata una new entry formidabile per Mr. Robot, come abbiamo più volte sottolineato, mentre Carly Chaikin ha sostenuto in maniera egregia il peso di un arco narrativo estremamente intenso. E la loro ultima sequenza regala una degna uscita di scena (per questa stagione) a due figure centrali nell'universo di Mr. Robot: il prossimo anno le ritroveremo alleate o ancora avversarie?
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"Volevo darti una speranza per poi calpestarla"
Un'altra storyline giunge a un fondamentale punto di svolta in eps2.9_pyth0n-pt2.p7z: quella relativa a Joanna Wellick, la moglie di Tyrell. Grazie alle coordinate individuate da Elliot in eps2.8_h1dden-pr0cess.axx, Joanna realizza che le misteriose telefonate attribuite a Tyrell, così come i suoi presunti regali, provenivano tutti da un altro mittente: Scott Knowles, uno dei dirigenti della Evil Corp, deciso a vendicare l'omicidio della moglie incinta (compiuto da Tyrell nella scorsa stagione) tormentando Joanna con false speranze e un'amara disillusione. Il confronto fra Joanna e Knowles è un altro momento clou del finale: un 'carnefice' emotivamente devastato e una 'vittima' che scaglia contro la memoria della moglie defunta l'invettiva "Fanculo lei e il suo feto cadavere!". La reazione iperviolenta di Knowles è scioccante, ma la spietata Lady Macbeth impersonata con gelida crudeltà da Stephanie Corneliussen ha in serbo una controvendetta ancora più dura: convince infatti il suo nuovo amante, Derek, a testimoniare il falso contro Knowles per farlo accusare di uxoricidio.
"Devo essere la prima persona che vedrà al suo risveglio"
Gli ultimi minuti di eps2.9_pyth0n-pt2.p7z, oltre a rassicurarci sulla sopravvivenza di Elliot dopo il colpo di pistola (non che fosse possibile altrimenti), aprono nuovi scenari in vista della prossima stagione e offrono l'unica, fugace ma importante apparizione di Angela nel season finale. La giovane interpretata dall'ottima Portia Doubleday aveva avuto in compenso moltissimo spazio nel penultimo episodio, eps2.9_pyth0n-pt1.p7z, quando era stata protagonista di un incontro ravvicinato con l'ambiguo Whiterose (il magnetico BD Wong). La donna transgender a capo della Dark Army si presentava al cospetto di Angela in una stanza buia, al termine di un interrogatorio con una bambina che sembrava uscito direttamente da una delle più grottesche creazioni di David Lynch: una sequenza tanto assurda, a livello visivo e drammaturgico, quanto efficace nel far precipitare lo spettatore in un mondo 'altro', trasmettendoci lo stesso senso di smarrimento di Angela.
Dopo la conversazione con Whiterose, la ragazza - sempre più fredda e 'robotica' - sembra ora convertita alla causa della Dark Army, o quantomeno impossibilitata a sottrarsi alle sue maglie; ed è lei la persona a cui un Tyrell in crisi di panico telefona dopo aver sparato ad Elliot (quel colpo di pistola che, in qualche modo, Mr. Robot aveva preventivato mettendo in allerta Tyrell sull'eventualità di una ribellione di Elliot). La parabola di Angela ha costituito uno degli aspetti di maggior interesse di questa stagione: un'autentica perdita dell'innocenza, un progressivo percorso di corruzione morale che l'ha portata prima tra le file della Evil Corp e poi fra quelle della Dark Army; e non vediamo l'ora di scoprire come proseguirà tale 'evoluzione' nella terza stagione di Mr. Robot.
"Tu l'hai fatto a te stesso, Elliot"
Differente il discorso per Tyrell Wellick: la nemesi con l'eleganza yuppie e il volto nordico di Martin Wallström è stato un'assenza gravosa quanto significativa, e il suo ritorno in scena, al termine dello scorso episodio, ha riportato nella serie un peso indispensabile per i suoi equilibri. Ma a rendere Tyrell un personaggio tanto affascinante e complesso è proprio la sua natura da villain atipico: lungi dall'essere un machiavellico burattinaio come Phillip Price o Whiterose, Tyrell è al contrario un antagonista fragilissimo, con gli occhi gonfi di lacrime mentre preme il grilletto contro Elliot. Fin dall'episodio pilota di Mr. Robot, fra Elliot e Tyrell si è instaurata una connessione indefinibile, che trascende le categorie di avversari o alleati: una connessione ancora da approfondire ed esplorare (e ci auguriamo sia uno dei nodi cruciali della terza stagione), ma ricca di dinamiche e di sfumature imprevedibili. Anche perché, pur nella sua lucidissima follia, Tyrell non è un criminale fumettistico o monodimensionale, ma un essere umano pieno di contraddizioni. "Io lo amo", dichiara al telefono, con voce incrinata, ribadendo con visceralità struggente la propria dipendenza da Elliot: forse il solo individuo per il quale Tyrell sia riuscito a provare una singolare ma genuina forma di empatia.
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"Potrebbe funzionare..."
E come per il finale della prima stagione, anche eps2.9_pyth0n-pt2.p7z ci riserva una 'sorpresa' dopo i titoli di coda. La romanticissima melodia di We've Got Tonight, ballad composta da Bob Seger e qui riproposta nella più celebre versione del 1983 cantata da Kenny Rogers e Sheena Easton, viene adoperata in funzione ironica e contrastiva all'ingresso di un grande negozio di elettronica in Arizona, dove due ex membri della fsociety, Mobley Markesh e Trenton Biswas, stanno trascorrendo la loro pausa pranzo mentre provano a costruirsi una nuova vita al riparo dallo sguardo dell'FBI. Durante un piano sequenza che da un campo lungo si restringe sui due personaggi veniamo a sapere che Trenton ha scoperto qualcosa di assoluto valore: qualcosa che potrebbe annullare tutti gli effetti del nove maggio, il giorno dell'hacking. Il dialogo fra i due, però, viene interrotto dall'arrivo di uno sconosciuto, uno sconosciuto che tuttavia noi spettatori ricordiamo bene: Leon, l'ex galeotto compagno di prigione di Elliot, nonché braccio armato della Dark Army. Che Whiterose abbia esteso la sua lunga mano anche sugli ultimi superstiti della fsociety?
Goodbye, friend
Tirando le somme, eps2.9_pyth0n-pt2.p7z, oltre a confermare le qualità stilistiche e l'audacia di Sam Esmail sul piano dello storytelling e della messa in scena, si attesta come un season finale in grado di chiudere il cerchio in maniera del tutto soddisfacente (praticamente tutti gli interrogativi ereditati dalla stagione precedente hanno trovato soluzione, e senza dover ricorrere a "salti dello squalo") e, al contempo, di innestare dei presupposti decisamente intriganti per il terzo capitolo di Mr. Robot, lasciando ovvio spazio a quesiti ancora aperti (in particolare sul ruolo e gli obiettivi della Dark Army). Un epilogo di altissimo livello per una seconda stagione talvolta addirittura più ardita e ambiziosa rispetto agli esordi, e che ha raggiunto il proprio apice due settimane fa con eps2.8_h1dden-pr0cess.axx: un episodio sensazionale (il lungo montaggio parallelo dell'ultimo quarto d'ora è un pezzo di bravura da standing ovation) che avrebbe dato il la alla magnifica doppietta conclusiva.
Reduce dalla vittoria degli Emmy Award per la miglior colonna sonora e per il miglior attore al suo insostuibile protagonista, lo straordinario Rami Malek, Mr. Robot non ha deluso le enormi aspettative per il suo secondo atto, evitando di limitarsi a una replica di quanto già visto l'anno scorso ma senza tradire il proprio "codice genetico": quella formula unica e distintiva che ci ha fatto innamorare fin dal primo episodio. Dunque, parafrasando Elliot: goodbye, friend, e arrivederci al prossimo anno.
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Movieplayer.it
5.0/5