Non ho iniziato una rivoluzione. Ci ho soltanto resi abbastanza docili da farci massacrare.
Difficile immaginare un effetto più contrastivo di quello prodotto durante i titoli di testa di eps3.0_power-saver-mode.h: mentre sullo schermo compare il logo di Mr. Robot, l'inconfondibile voce cristallina di Julie Andrews intona la dolcissima melodia di Whistling Away the Dark, brano composto da Henry Mancini e Johny Mercer per la colonna sonora del musical di Blake Edwards Operazione Crêpes Suzette.
Una giustapposizione bizzarra, forse perfino ironica, che di colpo ci ricorda uno dei caratteri primari della serie di Sam Esmail: il suo incessante moto ondivago fra un'immedesimazione totale nei confronti del protagonista, Elliot Alderson, e quel senso di straniamento insito nella messa in scena, volto a farci assumere un istintivo sospetto nei confronti di quanto ci viene mostrato e narrato. Anche Julie Andrews, insomma, è un elemento di quell'ambiguo gioco di realismo e artificio, di sovrapposizioni stridenti e di scelte che puntano a spiazzare di continuo lo spettatore.
Leggi anche: Mr. Robot e il ritorno di Elliot: domande ed ipotesi in attesa della stagione 3
Il dottor Jekyll e Mr. Robot
È trascorso poco più di un anno da Tempo scaduto, episodio conclusivo della seconda stagione di Mr. Robot, e da quel cliffhanger che ci aveva lasciato con Elliot, il giovane hacker interpretato da Rami Malek, tramortito da un colpo di pistola sparato da Tyrell Wellick (Martin Wallström), l'ex dirigente della Evil Corp convertitosi alla causa della Dark Army. In eps3.0_power-saver-mode.h, première della terza stagione della serie pluripremiata ai Golden Globe e agli Emmy, ripartiamo proprio da lì, da quel colpo di pistola e dagli eventi immediatamente successivi, con l'apparizione di un nuovo personaggio, Irving, il fixer al soldo della Dark Army che ha lo sguardo serafico e i modi pragmatici di Bobby Cannavale. Sapevamo già che Elliot sarebbe sopravvissuto, e al suo risveglio il ragazzo comincia a coltivare la speranza di aver sconfitto definitivamente il suo alter ego, il Mr. Robot incarnato da Christian Slater.
Il dualismo di Elliot, espresso in termini narrativi sottoforma di un'agghiacciante schizofrenia, è stato fin dagli esordi uno dei temi portanti della serie, e sembra ovviamente destinato a rimanerlo anche adesso: la battaglia del giovane per recuperare il controllo di se stesso, una battaglia che un anno fa pareva essere stata vinta, è invece tuttora in corso, e il problema è che Elliot non ne è consapevole. Questo "dottor Jekyll" dei nostri tempi, infatti, non può fidarsi neppure della persona che gli è sempre stata vicina, Angela Moss (Portia Doubleday): votata ormai alla crociata della Dark Army, la sua amica d'infanzia è disposta a ingannare Elliot con la massima disinvoltura pur di tenerlo all'oscuro delle manovre di Mr. Robot, in modo da poter così riattivare quella cosiddetta "fase due" che dovrebbe portare alla completa distruzione della potentissima multinazionale soprannominata Evil Corp.
Leggi anche: Mr. Robot 2, la verità su Elliot: rivelazioni e un cliffhanger nel finale di stagione
Elliot contro tutti?
Il nostro singolare eroe, insomma, non è mai stato così isolato e manipolato, proprio nel momento in cui assume la consapevolezza di voler tornare sui propri passi. Subito dopo essersi ripreso dalla ferita, lo vediamo aggirarsi freneticamente in una New York livida e notturna: la "città che non dorme mai" è sprofondata in un abisso di oscurità, frutto di un grave blackout, ed è mostrata come una sorta di girone infernale. Uno scenario dai contorni distopici che, nella mente di Elliot, si ricollega ai fatidici eventi della contemporaneità (ed ecco spezzoni di filmati con Donald Trump e Theresa May) e all'angoscia per un'America che, senza rendersene conto, si sta trasformando in una gigantesca prigione a cielo aperto. "Sapete qual è il passo successivo?", si/ci chiede Elliot mentre assiste alle conseguenze dalla presunta 'rivoluzione' della fsociety; "Lobotomizzarci nel loro reality show virtuale degli orrori".
L'assuefazione quotidiana all'orrore e alla violenza, una cieca furia antisistema usata come motore del conservatorismo più reazionario e autoritaristico: se due anni fa Mr. Robot poteva apparire sinistramente profetico, oggi non potrebbe essere più attuale. Ed Elliot, che ha capito di non poter governare la furia collettiva, né tantomeno di poterla indirizzare verso la costruzione di una società più equa e più libera, decide di provare a smantellare la rivoluzione di quel fatidico 9 maggio (consumatasi alla fine della prima stagione). Sul versante opposto, però, c'è chi il mondo vuole rimodellarlo sul serio: Whiterose (BD Wong), l'anima nera della Dark Army, che in una delle prime sequenze dichiara di aver trovato nella rabbia di Elliot lo strumento essenziale per raggiungere il proprio obiettivo.
Leggi anche: Mr. Robot: sette ingredienti chiave della perfetta serie TV del futuro
Il terzo atto della rivoluzione
In una certa ottica, eps3.0_power-saver-mode.h segna un cambiamento abbastanza netto rispetto alla stagione precedente: non tanto a livello narrativo o tematico, dal momento che l'episodio riprende anzi le fila del discorso interrotto un anno fa, quanto piuttosto sul piano dell'intreccio e dello stile. La seconda stagione di Mr. Robot era quanto di più complesso e sofisticato abbiamo visto sul piccolo schermo nel corso del 2016: un thriller dai ritmi dilatati, con drastici rovesciamenti di prospettiva, momenti di puro sperimentalismo (ricordate la lunga parentesi onirica realizzata come una vecchia sit-com?) e dialoghi dal taglio filosofico, fino all'improvvisa accelerazione delle puntate conclusive. Un approccio, quello adottato dallo showrunner e regista Sam Esmail, decisamente ambizioso e senza dubbio encomiabile.
eps3.0_power-saver-mode.h, a cui spetta il compito di riportare il pubblico dentro l'universo di Mr. Robot, in qualche modo preferisce al contrario puntare sul sicuro, con un racconto tutto sommato lineare e una maggiore coesione negli eventi e nelle storyline. La colonna sonora, sempre curata dal compositore Mac Quayle, rimane uno dei tratti distintivi della serie, arricchendosi di brani diversissimi che vanno dall'R&B anni Sessanta di Come and Get These Memories di Martha and the Vandellas alla struggente ballad Over You di Laura Branigan, fino alle sonorità elettroniche di Touch dei Daft Punk. Un'eterogeneità, quella del comparto musicale, che rispecchia appieno la natura multiforme e sempre sorprendente di una delle migliori serie degli ultimi anni. Bentornato, Mr. Robot, e che la rivoluzione possa riavere inizio...
Movieplayer.it
4.0/5