Come già anticipato, la prima giornata della Festa del Cinema di Roma 2019, giunta ormai alla sua 14a edizione, vede in apertura il nuovo film di Edward Norton, Motherless Brooklyn - I segreti di una città, da lui prodotto, scritto, diretto ed interpretato. A distanza di quasi vent'anni dal suo debutto alla regia con Tentazioni d'amore, l'attore è tornato dietro la macchina da presa per realizzare un progetto ambizioso, fortemente voluto e studiato nei minimi particolari.
Basti pensare che la stesura della sceneggiatura del film è durata quasi dieci anni e che si basa su un romanzo omonimo di Jonathan Lethem pubblicato nel 1999: "Sono un attore avido e ho visto buona parte di materiale per me stesso e ho continuato a lavorarci per perfezionarlo. Il personaggio protagonista del romanzo, Lionel, è memorabile e ho deciso di aprire la storia e di collegarlo alla storia sociale di New York. Vivo in questa città da 30 anni e, come le altre, è piena di cose meravigliose e di altre disfunzionali. Mi è piaciuta l'idea di approfondire, di fondere il romanzo e il personaggio, senza dimenticare la storia profonda di base. Ho messo insieme un puzzle complicato".
Lo studio dietro la realizzazione di un personaggio con la sindrome di Tourette
In questo film, Edward Norton interpreta Lionel Essrog, un detective privato che è affetto dalla sindrome di Tourette, comunemente conosciuta come un disturbo di origine neurologica che comporta la presenza di tic nervosi, sia di tipo motorio che fonatorio. Per interpretare questo personaggio, affetto da questo tipo di disturbo e che si mobilita, quasi in solitaria, per risolvere l'omicidio del suo mentore e unico amico Frank Minna, l'attore ha dovuto fare degli studi di genere: "Questa è la prima volta che ho recitato la parte di un personaggio che ha un disturbo, una sindrome, e bisogna rispettare questa persona, studiare il suo disturbo, incontrare gente che soffre di questa sindrome. Quella di Tourette di esprime in maniera individuale, deriva da una combinazione di fattori diversa da persona a persona".
Un personaggio, quello di Lionel, che si è ampliato nella sua realizzazione cinematografica "Il romanzo è fantastico, volevo portarlo a vivere un'altra avventura, una dimensione politica più profonda, espanderlo e portarlo avanti. È come se avessi creato un fantastico detective Bond e questa sia la sua seconda avventura". Un personaggio che si trova a dover combattere una sfida quotidiana, in quasi completa solitudine e in modo passivo, fino a che non viene salvato da Laura: insieme a lei, che vive una vita altrettanto problematica, riesce a non essere passivo e ad affrontare i suoi problemi".
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La musica come palliativo, perché 'ci libera tutti'
L'avventura investigativa compiuta da Lionel nella New York degli anni '50, porta il personaggio a frequentare jazz club e bassifondi di Brooklyn e la musica diventa una delle componenti principali del film. "Volevamo raccontare una storia anni '50" afferma Edward Norton, "questa era la musica dell'epoca, mi piaceva molto l'idea di introdurre il jazz di quel periodo perché la sua improvvisazione, il ritmo che viene sostenuto, ha una sinergia con la sindrome di Tourette".
E ancora "il disturbo di Lionel, grazie alla musica, si trasforma per brevi momenti in piacere, combinando una relazione con qualcosa di creativo e meraviglioso come la musica, l'idea emotiva: la musica ci libera tutti".
La polemica con Steven Spielberg
Durante la conferenza, c'è stato spazio anche per un chiarimento circa la polemica tra Edward Norton e Steven Spielberg in merito alla fruizione dei film nelle sale: "La cosa irritante è che era una conversazione privata, una battura, e non una polemica contro Spielberg, che è uno dei miei idoli. La stampa ha il potere di creare delle polemiche dove non ci sono e io ho solo fatto un commento. Credo che il lavoro fatto da Netflix con Roma sia positivo e non sono d'accordo con chi dice che tutto ciò rovini il cinema. La mia era un'osservazione nata durante una conversazione tra me e un'altra persona in merito al panorama che cambia e che si muove. Tutti abbiamo avuto l'esperienza di entrare in sala e di non avere le luci a posto. La sala è un'esperienza magica, è importante ed è normale che, dopo aver lavorato sulle componenti tecniche, si vuole che tutto sia di qualità".
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Un personaggio femminile fondamentale per il nucleo della storia
In questo film, oltre al protagonista Lionel, c'è un personaggio femminile, Laura (interpretata da Gugu Mbatha-Raw), che arriva a salvare il personaggio. Stando a quanto detto dall'interprete "Mi sono subito innamorata della sceneggiatura, non mai letto prima un noir con una storia di un investigatore, così profondo, con personaggi visti da tutti i punti di vista. Lei sfida i cliché per le donne, soprattutto di colore, di quell'epoca degli anni '50. Non è una casalinga, non è una femme fatale, non è una cantante jazz. È, invece, una donna laureata in legge, istruita, attivista, con molteplici aspetti e lavorare con Edward e sviluppare con lui la dinamica nei nostri due personaggi è stata come una danza, delicata e tenera".