Moonfall, la recensione: un disaster movie che manca di umanità

La recensione di Moonfall, il film di Roland Emmerich al cinema dal 17 marzo con 01 Distribution, che manca di umanità a dispetto di una grande spettacolarizzazione e tematiche inedite.

Se la Terra ha avuto una seconda chance, anche l'umanità se la merita

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Moonfall: Halle Berry e Patrick Wilson in una foto del film

Se si va al cinema a vedere un disaster movie, a maggior ragione se è diretto da Roland Emmerich, che questo genere ha contribuito a crearlo, ci si aspetta un certo tipo di spettacolarizzazione, valorizzata tanto dagli effetti speciali quanto dalla visione sul grande schermo. Allo stesso tempo però è lecito aspettarsi un fattore umano insito nei personaggi e nelle loro relazioni, che ci faccia affezionare a loro e di conseguenza a ciò che gli accade, essendo loro quasi sicuramente in pericolo di vita. Come spiegheremo in questa recensione di Moonfall, il film di Emmerich solo al cinema dal 17 marzo, purtroppo alla pellicola manca uno di questi due elementi essenziali.

Disaster moon

Qual è il disastro che dà il via a Moonfall? Una forza misteriosa manda la Luna in rotta di collisione con la Terra minacciando la vita sul pianeta. Qualche settimana prima dell'impatto, l'ex astronauta della NASA Jo Fowler (Halle Berry) è convinta di poter salvare il Pianeta e per farlo ha bisogno dell'aiuto dell'ex collega astronauta Brian Harper (Patrick Wilson), a cui si aggiunge il teorico complottista K.C. Houseman (John Bradley). Un improbabile trio che vuole dirigersi nello Spazio ed è destinato a scoprire ben più di quanto volesse o si aspettasse sulla Terra.

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Moonfall: John Bradley in una foto del film

Roland Emmerich - quello di Moon 44, Stargate, Independence Day e il suo sequel, The Day After Tomorrow - L'alba del giorno dopo, 10.000 AC e 2012 tra gli altri - ha unito ancora una volta spettacolarizzazione ed effetti speciali al serio pericolo unito al patriottismo di una nazione, senza dimenticare l'altra faccia della medaglia, ovvero il complottismo nazionalistico, creando dei veri e proprio cult di genere. Le due facce della medaglia le ritroviamo in Moonfall, rappresentate da un lato dai due astronauti zittiti dal governo (il patriottismo) molti anni prima durante una missione sulla Luna. Dall'altra dal personaggio di Bradley che, un po' troppo in odore del suo ruolo ne Il Trono di Spade, riabbraccia il suo Sam per diventare un complottista che ha previsto prima degli altri il deragliamento lunare, ha provato ad avvisare tutti ma non è stato ascoltato. Proprio in questo sul non essere ascoltato K.J. trova un punto in comune con Brian e da lì inizieranno a fare squadra, supportati poi dall'ex collega Jo (il complottismo).

Houston, abbiamo un problema

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Moonfall: una foto del film di Roland Emmerich

Qui arriviamo al vero problema della pellicola: eccezion fatta per Bradley che però rimane troppo ancorato agli stereotipi del goffo ed incompreso outsider, al resto dei personaggi non ci si riesce ad affezionare ma, elemento ancora peggiore, pare non riescano ad affezionarsi davvero nemmeno gli uni agli altri. Ai genitori sembra non importare più di tanto dei figli e viceversa, c'è tutto un discorso sulla famiglia allargata interessante che però viene relegato a poche asettiche battute. Quindi viene da chiedersi: se non se ne preoccupano loro, perché dovremmo farlo noi seduti sulla nostra poltrona di spettatori? Una domanda legittima ma anche molto pericolosa, perché crea a monte un'importante frattura nel coinvolgimento spettatoriale. Col passare dei minuti infatti la situazione non sembra migliorare e lascia parecchio perplessi questa scelta di non aver fornito un copione adeguato a degli attori che hanno dimostrato in altre occasioni di saper essere estremamente espressivi ed emozionanti.

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Life on Moon

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Moonfall: Halle Berry e John Bradley in una scena del film

Nel susseguirsi di colpi di scena e di lotta contro il tempo per salvare se stessi e soprattutto il Pianeta, tutto passa velocemente, alla faccia dei tempi morti: sembra non esserci bisogno di grande preparazione per lanciare uno shuttle nello spazio in un momento di emergenza, durante una sequenza di grande panico due automobili intraprendono un inseguimento per strada, mentre una minaccia esterna e ambientale li sta inseguendo, e così via. Questi sono solo alcuni esempi della fatica richiesta allo spettatore per empatizzare coi personaggi: non dimentichiamo che la fantascienza più riuscita è in fondo proprio quella che unisce sci-fi e umanità. In Moonfall vi è poi un discorso sotteso interessante e non adeguatamente sviluppato, sovrastato dal poco interesse verso i protagonisti e tra loro stessi. Stiamo parlando della corsa allo spazio vista come qualcosa di vintage, di nostalgico proprio nell'ottica dei tempi che stiamo vivendo (un personaggio ad un certo punto dirà "gli shuttle oggi si trovano solo nei musei"), uno sguardo patriottico a ciò è stato e che sembra coinvolgere principalmente gli Stati Uniti e non le altre potenze mondiali. Non solo: la destrutturazione narrativa della Luna, della sua composizione e origine, va a intaccare le basi stesse della scienza ponendo un interessante dibattito con la Fede di solito non toccato in un film del genere, ma anche in questo caso non è abbastanza.

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Conclusioni

A chiusura della nostra recensione di Moonfall, possiamo dire che le due anime principali del film che dovrebbero darne la riuscita non si equilibrano e non si compensano. Se la parte spettacolare è ben gestita a mantiene le promesse fatte allo spettatore, lo stesso non si può dire per quella umana dell’empatia verso i personaggi.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • La spettacolarizzazione tra effetti speciali e regia tipica dei disaster movie.
  • La tematica dell’origine e composizione lunare che ribalta le fondamenta della scienza stessa.
  • Il binomio scienza/fede e patria/complotto anche attraverso Il personaggio di Bradley...

Cosa non va

  • ...che però rimane troppo ancorato ai propri stereotipi.
  • Personaggi poco approfonditi e con cui non si riesce a empatizzare per una scrittura poco efficace.
  • I personaggi non sembrano preoccuparsi davvero nemmeno l’uno all’altra, rendendo ancora più difficile il coinvolgimento dello spettatore.