Moon Knight, recensione del terzo episodio: andare contro l’ordine divino

La recensione del terzo episodio di Moon Knight (1x03), dove la componente egiziana della storyline occupa una posizione di rilievo.

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Moon Knight: Ethan Hawke in una foto di scena

La fine dell'episodio precedente lo annunciava, e con la recensione di Moon Knight 1x03 siamo propriamente in territorio egiziano, alla ricerca di artefatti perduti e spiegazioni circa la stramba situazione di Marc Spector. Un viaggio che, a suo modo, ricorda come il Marvel Cinematic Universe sia parzialmente debitore del cinema d'avventura classico, e di esponenti di punta dell'era moderna come Indiana Jones e la versione del 1999 de La Mummia. È anche, per il protagonista Oscar Isaac, l'occasione più ghiotta possibile per riscattarsi dopo essere stato, alcuni anni fa, un altro personaggio Marvel legato all'Egitto: Apocalisse, uno dei più temuti nemici degli X-Men. Un episodio della sua carriera che non ha particolarmente lasciato il segno, a differenza della situazione attuale in cui lui si sta palesemente divertendo tantissimo con le varie sfaccettature della personalità di Marc.

Alla ricerca della tomba perduta

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Moon Knight: Ethan Hawke in una scena

Arthur Harrow è intenzionato a trovare il sepolcro di Ammit, e per fermarlo Marc deve imparare a fidarsi di due persone: Layla, da cui cerca di mantenere le distanze per proteggerla, e Steven, la cui personalità è utile per tutto ciò che riguarda l'egittologia ma un potenziale rischio ogni volta che si impossessa del corpo di Spector. Khonshu invoca anche le altre divinità, ma ciò rappresenta un ostacolo in più perché, come da tradizione quando si tratta di entità onnipotenti nell'universo Marvel, hanno fatto voto di non-interferenza e già da prima non apprezzano particolarmente le tattiche del dio lunare. Un indizio porta Marc e Layla a entrare in contatto con un noto ladro e commerciante di beni sul mercato nero, Anton Mogart, il cui ruolo nella storia rischia di compromettere il già fragile equilibrio fra Marc e Steven...

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Ritorno alla normalità

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Moon Knight: una foto di scena

Dopo il secondo episodio affidato al duo Benson-Moorhead, a questo giro in cabina di regia ritorna l'egiziano Mohamed Diab, che aveva già firmato il capitolo inaugurale di Moon Knight. Scelta per certi versi logica, data l'ambientazione, ma anche un po' controproducente, perché dopo il tono sottilmente horror della seconda ora si torna alle atmosfere più convenzionali della prima, con Marc trasformato in avventuriero archeologo e uno spazio maggiore concesso alla componente divina, che però al momento sembra la versione "terra terra" di situazioni analoghe con altre razze non umane, per via della scelta di far apparire tutti, eccetto Khonshu, solo tramite i loro avatar in carne e ossa. Avatar che, come tutti i personaggi secondari dello show, sono al momento privi di particolare spessore al confronto con le identità multiple di Spector, anche se Ethan Hawke dà una certa aura inquietante alla figura di Harrow.

Moon Knight, recensione del secondo episodio: The Spector Identity

In Memory of Gaspard Ulliel

È solo la fine del mondo: Gaspard Ulliel
È solo la fine del mondo: Gaspard Ulliel

Questa tendenza si nota anche in quello che è involontariamente il momento più straziante della serie finora: l'apparizione postuma di Gaspard Ulliel, morto due mesi prima del debutto dello show in seguito a un incidente sciistico, all'età di 37 anni. L'episodio è dedicato all'attore francese, la cui prima e ultima partecipazione al franchise Marvel avviene qui, nei panni di Anton Mogart alias Midnight Man, una delle nemesi storiche di Moon Knight nei fumetti. Dettaglio in teoria importante ma sull0 schermo quasi irrilevante, perché al netto del carisma di Ulliel, che era inscalfibile anche nei progetti più insipidi in cui gli fosse capitato di recitare, la figura di Anton è ridotta a quasi una comparsa, come a dire che escluso Marc e le varie personalità che vivono in lui non ci sia motivo di seguire la storia per i personaggi. Un piccolo passo falso per i Marvel Studios, che al contrario ci hanno sempre abituati a racconti dove anche le presenze più fugaci possono essere memorabili. C'è ancora tempo per una svolta? Alla seconda metà della stagione (con ritorno di Benson e Moorhead per la regia del prossimo episodio) l'ardua sentenza, sperando che non sia drastica come quella delle divinità egizie.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Moon Knight 1x03, sottolineando come l'episodio a tema egiziano ponga le basi per possibili svolte intriganti ma proceda anche un po' a tentoni.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • Oscar Isaac rimane un duplice fenomeno.
  • La componente mitologica ha un certo fascino.

Cosa non va

  • La regia di Mohamed Diab è meno ispirata di quella dei colleghi Moorhead e Benson.
  • Al netto dell'impatto emotivo, l'ospitata di Gaspard Ulliel è abbastanza sottotono.