Ci siamo: con la recensione del sesto episodio Moon Knight (1x06) salutiamo Marc Spector, Steven Grant, Khonshu e compagnia bella, in attesa di ritrovarli in un modo o nell'altro o sul grande schermo o su Disney+ (il mid-credits conferma che ci sono piani per una seconda stagione delle avventure del mercenario con le personalità multiple). Si chiude così la prima parte del viaggio di Spector, un viaggio che ha anche il pregio di essere veramente una storia a sé, senza rimandi espliciti al resto del Marvel Cinematic Universe tramite apparizioni speciali o altro. Una scelta giusta per quello che, pur essendo un racconto che segue la formula classica della origin story, è il debutto di un personaggio decisamente fuori dal comune, che aggiunge qualcosa di nuovo a un franchise dove non mancano gli eroi segnati da traumi di vario genere, ma mai come Spector/Grant.
Punizioni divine
Il quinto episodio di Moon Knight finiva in modo drammatico: Marc Spector ammesso nei campi Aaru dopo aver superato la prova della pesatura del cuore, cosa resa possibile dopo essersi (involontariamente) liberato di Steven Grant, eternamente immobilizzato lungo la strada, e Arthur Harrow dotato del potere per liberare Ammit e iniziare a punire preventivamente i peccatori sulla Terra. Con l'aiuto di Taweret, Layla parte alla ricerca di Khonshu, la cui liberazione è essenziale per consentire a Marc di affrontare Harrow ad armi pari, mentre il mercenario, ancora bloccato nell'aldilà, deve salvare Steven e trovare il modo per tornare in vita, siglando un nuovo accordo con il dio lunare per fermare l'avanzata di Ammit, la cui fame di giustizia finirà altrimenti per consumare l'intero pianeta. Ma la coesistenza tra Marc e Steven, e i rispettivi alter ego Moon Knight e Mr. Knight, sarà sufficiente per ristabilire l'ordine divino che Harrow sta violando?
Moon Knight, recensione del quinto episodio: viaggio dentro una mente frammentata
Marc e Steven, nemici amici
Non mancano esempi di supereroi che si definirebbero il proprio peggior nemico (a cominciare da quell'icona autodistruttiva che ha dato il via al Marvel Cinematic Universe, Tony Stark), ma in questa sede ne abbiamo avuto il caso più estremo, con i due avversari intrappolati nello stesso corpo, ricettacolo di una mente caotica le cui varie sfaccettature fanno fisicamente a pugni tra di loro una volta raggiunto un piano metafisico. Una versione molto più diretta del rapporto conflittuale che esiste tra Bruce Banner e Hulk, un rapporto che per questioni di economia narrativa non abbiamo ancora pienamente visto sullo schermo come se fosse uscito direttamente dalle pagine del ciclo di Peter David. Con Marc e Steven, complice la struttura seriale e l'uso minimo di CGI richiesto, tale conflitto di personalità è diventato il nucleo tematico ed emotivo del racconto, dando spazio al tipo di introspezione che nel MCU non è sempre all'ordine del giorno. Ed è il motivo principale per cui il ritorno dei multipli Oscar Isaac è forse quello da attendere maggiormente, rispetto ad altri eroi Marvel che divertono ma il più delle volte senza andare oltre.
Moon Knight, Oscar Isaac: "Il mio personaggio ha molto in comune con Neo di Matrix"
E arrivati al sesto episodio, il quarto a firma di Mohamed Diab che continua a tuffarsi nella mitologia egizia con gioia e brio, la componente corale è finalmente valorizzata, dopo che nei capitoli precedenti i comprimari erano quasi più delle comparse, a eccezione del cattivo interpretato da Ethan Hawke (soprattutto nella seconda metà della stagione, dove anche lui ha la possibilità di darsi al doppio ruolo). Particolarmente notevole l'evoluzione di Layla, che mescola un percorso narrativo coerente con momenti che rientrano nella logica dell'espansione del franchise in termini di rappresentazione culturale (motivo per cui Diab, egiziano, ha voluto firmare la regia della maggior parte degli episodi, al fine di rimuovere eventuali stereotipi che fanno parte del vocabolario hollywoodiano). Ma quell'espansione è, ammirevolmente, all'interno del singolo microcosmo di Moon Knight, il cui debutto sullo schermo si conferma come la prima origin story davvero autoconclusiva del MCU dai tempi di Iron Man. E proprio come quando assistemmo alla prima apparizione di Tony Stark, le cose saranno molto diverse da ora in poi.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Moon Knight 1x06, sottolineando come finale di stagione che chiude in modo prevedibile ma efficace la origin story di Marc Spector, confermando il suo statuto come nuovo interessante eroe Marvel.
Perché ci piace
- Oscar Isaac continua a crescere con la sua duplice performance.
- Gli elementi della mitologia egiziana sono ben utilizzati.
- Il mid-credits annuncia sviluppi interessanti per il futuro.
Cosa non va
- Chi si aspetta rimandi espliciti al resto del Marvel Cinematic Universe potrebbe rimanere deluso.