Mondocane, la recensione: Educazione criminale

La recensione di Mondocane, esordio alla regia di Alessandro Celli che conduce Alessandro Borghi e una gang di ragazzini in una Taranto distopica.

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Mondocane: una scena del film

"I figli dell'abbandono sopravvivono anche senza leggi", recita in apertura di film una didascalia. Ed è un universo anarchico, tribale e senza regole quello che Alessandro Celli ha immaginato nella sua opera prima, presentata alla 36esima edizione della Settimana della Critica di Venezia 78. Un mondo straniante e distopico che, come leggerete nella recensione di Mondocane (in sala dal 3 settembre), non è poi così remoto. Scritto dal regista insieme a Antonio Leotti, è solo l'ultimo dei titoli della scuderia di Matteo Rovere, ormai diventato garanzia di qualità soprattutto se si tratta di promuovere nuovi talenti. In bilico tra le atmosfere futuristiche della grande tradizione sci-fi americana e le tonalità calde del cinema latino, Celli riesce a raccontare un pezzo di Italia proiettandola in un futuro polveroso e catastrofico, che in fondo tanto lontano non è.

Una Taranto distopica

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Mondocane: Alessandro Borghi durante una scena del film

Carcasse di animali abbandonate lungo le strade, armi, edifici dismessi, pescherecci malconci che diventano dimore permanenti, i fumi di un'acciaieria sullo sfondo, la luce calda dei fuochi improvvisati, un sottobosco di giovani e adulti che si danno la caccia: comincia così Mondocane e a qualcuno sembrerà di ritrovarsi nell'universo psichedelico di Mad Max, ma in realtà siamo a Taranto, ridotta ormai a una città fantasma circondata da un filo spinato che la isola dal resto del mondo perché contaminata dalla fabbrica che alle sue spalle continua a sputare fuori esalazioni tossiche. La vita nella Taranto Nuova scorre ovattata, dall'altra parte invece sono rimasti solo i più poveri: reietti, ragazzini cresciuti come randagi in un labirinto di favelas in cui qualcuno lotta per la sopravvivenza, qualcun altro per riconquistare la propria terra e tornarci a vivere ricostruendola.

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Mondocane: una sequenza del film

Una babele di bande criminali e baby gang come quella delle Formiche, capeggiata dal luciferino Testacalda (Alessandro Borghi), che si contende il territorio con altri gruppi. In mezzo due orfani di tredici anni cresciuti insieme e che sognano da sempre di entrare in quella banda. Pietro sarà il primo a superare la prova d'accettazione, guadagnandosi l'appellativo di Mondocane e imponendo al gruppo Christian, deriso da tutti con il soprannome di Pisciasotto per le crisi epilettiche di cui soffre. Ma qualcosa durante l'"educazione criminale" dei due ragazzi si incrina nel loro equilibrio mettendo a rischio l'amicizia e tutto quello in cui credono.

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Civiltà perduta

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Mondocane: Alessandro Borghi in un'immagine

I protagonisti quasi solitari di questo sottobosco fatto di razzie, violenza, inseguimenti a bordo di tank militari e moto, sono poco più che bambini che imbracciano fucili e uccidono a sangue freddo. Ancora una volta il cinema consegna alle nuove generazioni un mondo regredito e sregolato, come di recente hanno fatto pure i post apocalittici La terra dei figli di Claudio Cupellini e Anna di Niccolò Ammaniti, che Mondocane a tratti rievoca. Diverse le chiavi di lettura dalla denuncia sociale al romanzo di formazione, dove trovano spazio le tematiche ecologiste - il riferimento all'Ilva di Taranto è esplicito - e la riflessione esistenziale sul concetto di identità, famiglia, appartenenza a una comunità. Merito di una regia che fin dall'inizio si assume coraggiosamente dei rischi e sceglie di seguire i codici del racconto di fantascienza adattandolo al nostro vissuto, senza necessariamente scimmiottare modelli che risulterebbero poco credibili. L'altra fortuna del film è il cast: quasi tutti giovanissimi, qualcuno alla sua prima esperienza, con un Alessandro Borghi a fare da capofila. Occhi da invasato e baffi , regala al personaggio costruito insieme al regista, la dose di furore necessaria a non farlo scivolare sul terreno della credibilità. Il resto ce lo raccontano le immagini, le musiche assordanti che accompagnano questa epopea di un mondo perduto, radioattivo, mortifero, dove a vincere è la legge del più forte. E chissà che invece la salvezza non arrivi dal più debole.

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Conclusioni

Concludiamo la recensione di Mondocane ribadendo quanto il film rappresenti un’operazione nel complesso coraggiosa. Mutuando i codici del genere il regista Alessandro Celli riesce a combinare le atmosfere futuristiche della grande tradizione sci-fi americana con le tonalità calde del cinema latino. Il risultato è un racconto distopico del nostro tempo e di un pezzo di Italia, Taranto, proiettata in un futuro polveroso e catastrofico, che in fondo tanto lontano non è.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Il mondo distopico che Alessandro Celli ricrea attorno a Taranto: una civiltà perduta, radioattiva, in cui gang criminali si danno la caccia per sopravvivere.
  • I volti dei giovani protagonisti, molti alla loro prima esperienza sul set, che insieme ad Alessandro Borghi ricreano situazioni perfettamente credibili.

Cosa non va

  • In alcuni momenti, seppur rari, il film potrebbe risultare sovraccarico.