Mona Lisa and the Blood Moon, la recensione: trovarsi ai margini al chiaro di luna

La recensione di Mona Lisa and the Blood Moon, il ritorno della regista Ana Lily Amirpour in concorso al Festival di Venezia 2021 con un film a ritmo di techno e heavy metal.

Mona Lisa And The Blood Moon
Mona Lisa and the Blood Moon: un'immagine del film

Prendere o lasciare. È questo il dilemma che lo spettatore deve risolvere di fronte a un film di Ana Lily Amirpour. Come vedremo nella nostra recensione di Mona Lisa and the Blood Moon, il terzo lungometraggio della regista, presentato in concorso a Venezia 2021, è un altro tassello coerente con il resto della sua filmografia. Una storia che gioca coi generi, sfiorando l'horror, il fantasy e il film d'avventura che proviene dagli anni Ottanta, mentre le immagini scorrono a ritmo di techno, dubstep ed heavy metal. Più interessato al piacere del racconto che a supportare delle tematiche importanti, Mona Lisa and the Blood Moon è un viaggio alla ricerca della libertà, tra momenti drammatici e distensioni più ironiche, capace di provocare lo spettatore su più livelli, metterlo alla prova e, allo stesso tempo, regalandogli un maggiore senso di comfort zone rispetto alle due opere precedenti.

L'enigma di Mona Lisa

Una gigantesca luna risplende nel cielo notturno di New Orleans. Una giovane ragazza asiatica, rinchiusa in una cella d'isolamento di un ospedale psichiatrico, con indosso una camicia di forza, apre gli occhi. Desidera fuggire e approfitta dell'ingresso della sua infermiera personale, violenta e volgare, per usare i suoi poteri telepatici e liberarsi. Inizia così per lei un viaggio nell'ignoto della civiltà, tra le strade della città dove vive una varietà di ceti sociali e individui che la disorienta. L'incontro con una ballerina di lap dance, madre di un bambino di undici anni, che sfrutterà i poteri telepatici di Mona Lisa per arricchirsi, aprirà gli occhi alla nostra protagonista. Nel frattempo, un poliziotto della zona indaga sull'identità della misteriosa Mona Lisa, cercando di scoprire da dove proviene e arrestarla. Non vogliamo raccontare altro sugli sviluppi narrativi del film, ma ci teniamo a sottolineare che la misteriosa identità della protagonista asiatica non sarà il fulcro del film, molto più interessato a costruire un'avventura parecchio canonica, memore dei film fantasy degli anni Ottanta. A differenza dei precedenti due film della regista, Mona Lisa and the Blood Moon non si basa su un mondo originale e innovativo: si perdono le atmosfere rarefatte e oniriche di A Girl Walks Home Alone at Night e non è presente quel contesto fantasy-apocalittico di The Bad Batch. Il mondo rappresentato è molto legato alla realtà e il surrealismo che talvolta si fa presente è relegato all'esplosione di eventi, come una rissa tra due donne alla tavola calda, o di personaggi.

La conferma di un talento registico

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Mona Lisa and the Blood Moon: un'immagine del film

Dove, invece, il film mostra i muscoli è nella conferma del talento registico di Ana Lily Amirpour. Sempre più consapevole dei propri mezzi, attenta a costruire inquadrature capaci di straniare lo spettatore e affascinarlo, la regia del film sa ammaliare magicamente lo sguardo del pubblico, catturandolo sin da subito grazie a un ottimo inizio in cui le riprese in grandangolo e un montaggio a ritmo di musica immergono immediatamente nel mood dell'opera. Nonostante nella parte centrale il film sembri mettere da parte anche le idee visive, insieme a una più ostentata semplicità narrativa che a tratti risulta anche prevedibile, il terzo atto del film è capace di dare una degna conclusione di stile alla vicenda. Colorato e ritmato, Mona Lisa and the Blood Moon prende spunto da un cinema underground di stampo ottantiano che richiama le opere di Carl Andersen (Mondo Weirdo, I Was a Teenage Zabbadoing i più celebri), a volte scivolando in un'estremizzazione estetica che potrebbe risultare indigesta a qualche spettatore. Si tratta, però, in questo caso, di una precisa poetica registica, una firma che denota e descrive il modus artistico di Amirpour, borderline, incapace di piacere a tutti e, di conseguenza, necessario.

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Un cast con pregi e difetti

Il film non presenta un parco personaggi vario e numeroso, preferendo concentrarsi sui principali. Va detto che la sceneggiatura, il punto debole maggiore di questo film, non ha modo di valorizzare le capacità recitative del cast. Jeon Jong-seo deve mantenere il suo ruolo distaccato e straniato da ciò che la circonda, nonostante riesca attraverso le espressioni del volto, soprattutto nella seconda metà del film, a donare quel tocco umano che la fa evolvere. Kate Hudson è l'attrice che si pone più sotto ai riflettori, grazie a un personaggio più sviluppato al quale affezionarsi, seppur con alti e bassi, sin da subito. Nonostante dal punto di vista empatico sia il personaggio più adorabile e interessante del film, il Charlie del giovanissimo Evan Whitten a volte tradisce un'artificiosità nella recitazione. Chiude il quartetto Craig Robinson, nei panni di un poliziotto zoppo. In tutti i casi gli attori spariscono dietro alla maschera (non usiamo questo termine a caso) del personaggio che devono interpretare, rinunciando a scene clou o momenti di recitazione più importanti, essendo inseriti in un film che predilige l'insieme degli elementi che compongono la scena che la semplice e sola figura umana. Si tratta di una precisa scelta di stile che non dovrebbe sorprendere gli amanti della regista.

Essere ai margini

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Mona Lisa and the Blood Moon: un'immagine del film

Quando parliamo di stile cinematografico non possiamo distinguere la forma che Ana Lily Amirpour utilizza per raccontare le sue storie dal contenuto che le stesse presentano. I suoi film narrano di personaggi ai margini della società o della civiltà, a volte anche della stessa natura umana, ponendosi come individui fluidi alla ricerca di una casa. È il caso di Mona Lisa che, con scarsa capacità di parlare, non conosce il mondo che la circonda e nasconde dei poteri misteriosi, ponendola ben distante da quel cosmo umano in cui deve inserirsi. Il suo viaggio è una ricerca di libertà e di definizione individuale, che compirà grazie all'aiuto di vari personaggi che, a loro volta, nascondono una natura diversa da quella che appare. Tra madri che nascondono un lato più egoista, criminali dal cuore buono, bambini che si comportano in maniera più adulta dei "grandi", donne che, invece di aiutarsi, cercano di divorarsi tra loro, il mondo rappresentato in Mona Lisa and the Blood Moon nasconde, come da descrizione biblica, le premesse di un'apocalisse imminente. Nonostante una storyline principale non sempre coinvolgente, il mondo e l'atmosfera che vengono rappresentati giustificano la visione del film che, in ogni caso, preferisce una semplicità (spesso confusa con superficialità) tematica prediligendo l'intrattenimento.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione di Mona Lisa and the Blood Moon, riepiloghiamo pregi e difetti di un film comunque interessante. Più divertente durante la visione che memorabile alla fine dei titoli di coda, il terzo lungometraggio di Ana Lily Amirpour è la conferma di una cineasta che prosegue il suo cinema unico e personale, composto da un montaggio ritmato, ottime trovate visive e una regia ispirata. Il vero punto debole del film è la sceneggiatura: molto semplice e a tratti prevedibile, il film predilige l’intrattenimento a scapito dell’approfondimento tematico. Lo dimostrano i personaggi, che nonostante un buon cast, rimangono delle maschere inserite in un contesto più ampio.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • Le trovate registiche e visive che confermano il talento di Ana Lily Amirpour.
  • Il montaggio a ritmo di musica techno ed heavy metal catapultano lo spettatore in un mondo straniante, abbracciando lo sguardo della protagonista spaesata.
  • Il film presenta personaggi ai margini in un mondo caotico: l’atmosfera che si crea risulta affascinante.

Cosa non va

  • La scrittura è il vero punto debole del film: a tratti troppo semplice e quindi prevedibile.
  • Arrivati alla fine dei titoli di coda, prediligendo l’intrattenimento a qualcosa di più approfondito, il film rischia di venire dimenticato in fretta.