Moccia presenta Scusa ma ti chiamo amore

L'idolo degli adolescenti incontra la stampa in occasione del film che rappresenta il suo debutto alla regia.

E' più che mai tre metri sopra il cielo Federico Moccia, in occasione della presentazione del suo primo film da regista, tratto dal suo romanzo Scusa ma ti chiamo amore. Il film racconta, come consuetudine per Moccia, il mondo adolescenziali, ma questa volta da una prospettiva un po' più rischiosa: al centro della vicenda, infatti, c'è la storia d'amore tra una diciassettenne e un uomo che ha più del doppio dei suoi anni (interpretato da Raoul Bova).

Quanta importanza ha rivestito nel passaggio al cinema la credibilità di questa storia?

Federico Moccia: La credibilità è sempre molto soggettiva perché è il risultato di chi vede una storia e di come la vive. Personalmente parto dagli ottomila commenti che sono arrivati sul forum dedicato al mio libro e trovo rappresentino una testimonianza importante. Ora questa andrà paragonata con il film, ma l'importante è capire che nel passaggio al grande schermo la storia avrà una sua differente credibilità, quella cinematografica che comporta una selezione obbligata, partendo un libro di seicentocinquanta pagine. Credo comunque che la credibilità sia assicurata dalla grande naturalezza delle adolescenti nel film, che si sono dimostrate in grado di raccontarsi. Per questo ho scelto delle protagonisti che non avevano fatto quasi nulla nel mondo delle spettacolo.

E non crede che questa scelta crei un contrasto sotto il profilo della recitazione tra i professionisti e i debuttanti?

Federico Moccia: Assolutamente no. Anzi lo trovo un elemento molto positivo, anche perché credo di essere stato molto fortunato nel casting a trovare delle ragazze così dotate e naturali. Ho approfittato della libertà assoluta che mi è stata assicurata nell'operare le mie scelte. Questo è un film soprattutto per i lettori e credo che le scelte fatte fossero tutte nella direzione di riproporre le atmosfere che avevo raccontato nelle pagine scritte.

Quali sostanziali differenze si avvertono tra la scrittura e la regia?

Federico Moccia: Sono molteplici e notevoli. Il libro ti dà una libertà sconfinata. Puoi fare un uso smisurato delle parole, delle pagine, mentre un film ha un piano di produzione che tu devi rispettare se no vai incontro a danni economici enormi. Con il libro puoi spaziare, approfondire. Il film ha un copione scritto e nonostante ci possa essere qualche interpretazione o qualche improvvisazione, nella sostanza hai tutto già stabilito.

Cosa pensate delle polemiche che il film ha scatenato nella sua presentazione al liceo Giulio Cesare di nome, dove è stato tacciato di essere diseducativo?

Raoul Bova: In realtà il caso è stato gonfiato dalla stampa oltre il lecito, visto che si è trattato solo di una semplice domanda fatta alla preside della scuola. Ci si è interrogati se fosse un film diseducativo per i temi trattati ma nessuno gli ha attribuito questa etichetta.

Veronica Logan: Oltre la giusta rettifica fatta da Raoul, io ci tengo comunque a dire che non ritengo spetti al cinema il ruolo di educare i giovani, quanto piuttosto alla scuola, alla famiglia o alle istituzioni. Altrimenti cosa dovremmo dire dei film di Gus Van Sant che affrontano anche temi molto più duri come l'emarginazione e la criminalità giovanile. Eppure non si relega a Gus Van Sant la responsabilità di quello che filma. Si, qualche giornalista ogni tanto ci prova a farlo, come accade con Marylin Manson, ma nel caso del film di Federico trovo la cosa davvero fuori luogo. Il film raccolta una realtà molto comune ed è un vero e proprio inno all'amore. E comunque un regista ha la sua visione e non deve giustificarsi.

Federico Moccia: Tutto questo discorso sul diseducativo a me ha sorpreso molto. Io credo che oggi la gran parte di quelli che scrivono non si rendono proprio conto di come siano cambiati i giovani e parlano di realtà che non conoscono sufficientemente. Io vorrei che loro andassero davvero a leggere i blog e tutto quello che accade per rendersi conto delle grandi capacità di questi ragazzi. La valutazione che emerge da certi articoli, al di là del giudizio sul film, dimostra una certa distanza e distrazione riguardo a cos' è l'amore oggi e a cosa accade nelle scuole.