Voce roca inconfondibile, capelli lisci e scuri, divisi da una riga centrale. E lo sguardo intelligente, spesso severo, ma sempre curioso, sottolineato da una riga di eyeliner decisa. Oriana Fallaci è diventata un'icona, non soltanto del giornalismo. Le sue interviste straordinarie sono entrate nella leggenda, anche per il modo avventuroso in cui se le è procurate. La serie Miss Fallaci, 8 episodi, su Rai1 dal 18 febbraio, racconta gli inizi di una carriera unica.
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Scritta a 12 mani da Viola Rispoli, Tom Grieves, Laura Grimaldi, Alice Urciolo, Alessandra Gonella e Miriam Leone, vede alternarsi alla regia sempre Gonella insieme a Luca Ribuoli e Giacomo Martelli. E proprio Miriam Leone interpreta Fallaci: la vediamo in abiti anni '50, quando la giornalista era ancora "la ragazza del cinema" e lavorava come cronista per il settimanale L'Europeo.
Miss Fallaci comincia con un'impresa impossibile: andare a New York per scovare Marilyn Monroe, che non si faceva vedere da tempo, e strapparle un'intervista. La prima delle tante: lo spirito avventuroso di Oriana Fallaci è infatti ciò che più colpisce della serie. Ce lo conferma la stessa protagonista: "Il suo libro preferito era Il richiamo della foresta di Jack London, quindi proprio la grande letteratura d'avventura. Disse: tanti ebbero eroi meravigliosi che li ispirarono nella loro vita. Il mio fu un cane! Con quell'ironia toscana, anzi fiorentina, che la contraddistingueva. Aveva il bisogno di libertà, di avventurarsi, e, soprattutto, di essere testimone della storia e delle storie".
Miss Fallaci: intervista a Miriam Leone
Quando conosciamo Oriana all'inizio di Miss Fallaci, la vediamo battersi per convincere il suo caporedattore a farle scrivere di politica. Un'ambizione che viene derisa: da donna, il suo posto era tra le pagine di colore e spettacoli. La politica, così come l'economia e la scienza, temi considerati più seri, erano roba da uomini. Un pregiudizio, quello che il giornalismo di spettacolo sia qualcosa di frivolo e superficiale, che fatica a essere sradicato anche oggi. Come mai?
Per Miriam Leone: "Perché dipende sempre da come lo si fa. C'è sempre un come che cambia le cose. Oriana lo faceva in modo colto, ma lo faceva da donna. E lì c'è il primo cliché: un luogo comune, che fa pensare che sia solo frivolezza. Il fatto che le donne dovessero scrivere solo di cose che, all'epoca, erano considerate da donne, non le piaceva. È l'equivoco dell'economia domestica, che si pensava riguardasse solo le ragazze. Invece si tratta di società: attraverso il costume si può fare un'analisi molto più profonda. Cosa che Oriana Fallaci ha dimostrato si potesse fare a tutto tondo anche con i libri che ha scritto, famosi in tutto il mondo".
Anche agli artisti viene spesso detto di occuparsi di cinema e non esprimere opinioni politiche. Ma si può davvero fare? Secondo il regista Luca Ribuoli: "Una persona saggia diceva che si fa sempre politica. E in questo caso particolare non si poteva non fare: era il modo di Fallaci di vivere la vita di tutti i giorni. Era sempre in battaglia, sempre in guerra. Non abbassava mai la guardia. Era convinta che i momenti di pace che viviamo siano, in realtà, dei momenti di ipocrisia. Di fatto sono delle tregue. Sono delle pause tra le guerre. E lei, viaggiando in tutto il mondo, ne aveva una consapevolezza profonda. Ovunque andava vedeva solo guerre".
Oriana Fallaci era un'avventuriera
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I primi episodi di Miss Fallaci sono girati come un film d'avventura, quasi come se la giornalista fosse Indiana Jones. Quando il giornale va in stampa, poi, sembra di vedere un altro film di Steven Spielberg, The Post. Ribuoli ci conferma che l'avventura è un genere che ha tenuto bene in mente girando la serie: "C'era la volontà di fare un racconto di avventura proprio perché Oriana voleva l'avventura. Quindi abbiamo cercato di fare un racconto che aderisse alla volontà del personaggio".
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D'accordo Giacomo Martelli: "Senza fare spoiler, l'ultima inquadratura della serie va decisamente nella direzione dell'avventura. Sicuramente è stata un'avventuriera. E raccontiamo anche che lei lo è stata davvero, negli anni '40: perché era partigiana. In un episodio viviamo le sue avventure in mezzo ai nazisti, proprio come Indiana Jones, a correre e fuggire nei boschi, tra bombe e bombardamenti. E poi volevamo raccontare anche una donna che ha avuto il coraggio di addentrarsi nei meandri della propria psiche, in un momento di grande difficoltà".
Per Alessandra Gonella invece: "Ma soprattutto volevamo raccontare il fascino dell'avventura. Oggi, con i social media, tutti possono vedere immagini di viaggi e forse non c'è più quello stupore di leggere un giornalista che ti racconta il suo punto di vista. Mentre invece all'epoca, una donna, negli anni '50, che raccontava le proprie avventure in America, come in Viaggio in America, in cui raccontava la sua giornata, come se fosse il suo diario, era una cosa che le donne italiane non potevano immaginare: potevano solo leggere le avventure di Oriana Fallaci. Quindi anche questo era grande".
Ricostruire gli anni '50
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Sempre continuando con il confronto con Indiana Jones, Miriam Leone ci parla anche della ricostruzione storica di Miss Fallaci: "È stato un vero e proprio lavoro di archeologia. Non è stato facile trovare documenti su Oriana degli anni '50. Non ci sono video. Ci sono però delle foto e noi abbiamo ricostruito il suo look basandoci su quelle. Ma è veramente il periodo meno conosciuto di Fallaci: e anche il pubblico, quando vedrà la serie, non la riconoscerà, proprio perché abbiamo cercato di portare allo scoperto questo periodo più misterioso della sua vita"