Il D-Day, lo sbarco in Normandia, è probabilmente il più famoso fatto d'armi della storia, o se perlomeno della Seconda Guerra Mondiale.
Il 6 giugno del 1944, l'esercito alleato dopo due anni di preparazione meticolosa, dette l'assalto alla "fortezza Europa" di Hitler, primo passo per la liberazione dell'Europa occidentale dallo stivale nazista.
Moltissimi registi hanno parlato di quello sbarco e di quei ragazzi, che si trovarono a fronteggiare morte e caos sulle spiagge o nelle campagne normanne, o della grande vittoria ottenuta dall'intelligence alleata (la vera arma segreta della guerra).
Che sia stato attraverso opere di fantasia o sposando un realismo totale, di certo c'è che il cinema e la televisione hanno tenuto vita la memoria di quell'evento in ogni modo.
E qui, trovate le opere che meglio ci hanno parlato di quello che Rommel definì "Il Giorno più Lungo", i 10 migliori film e serie Tv sullo sbarco in Normandia.
10) Female Agents (2008)
Il successo dell'operazione Overlord fu il frutto non solo della potenza industriale e del valore dei soldati alleati, ma anche della straordinaria efficacia del loro sistema di spionaggio (e controspionaggio), che confuse lo Stato Maggiore tedesco, facendogli credere che lo sbarco sarebbe avvenuto a Calais. E tra le varie spie, ben poche hanno avuto una storia più incredibile ed importante di Lise de Baissac, patriota francese, agente del servizio segreto britannico, simbolo di coraggio ed ardimento assoluti. Dalle imprese di de Baissac e della sua unità, è stato tratto nel 2008 Female Agents, diretto da Jean-Paul Salomé, con un cast al femminile formato da Sophie Marceau, Julie Depardieu, Marie Gillain, Déborah François, Maya Sansa e con Moritz Bleibtreu nei panni del Colonello Heidreich. A metà tra l'action, il melodramma e la spy story, Female Agents è però un film molto solido, duro, con sequenze d'azione convincenti, che ci ricorda l'importante ruolo svolto dalla Resistenza prima e durante lo sbraco, ed in particolare dalle donne, molte delle quali andarono incontro all'estremo sacrificio per mano nazista.
9) La cruna dell'ago (1981)
Sempre a proposito di spie, Richard Marquard nel 1981 dirige la trasposizione cinematografica di uno dei più bei romanzi di Ken Follett: La cruna dell'ago. Henry Faber (un serpentino Donald Sutherland) è la migliore spia tedesca sul suolo britannico, un temibile assassino che ha scoperto i piani alleati d'invasione, ma che a causa di una tempesta in mare aperto mentre cerca di scappare, viene catapultato su una piccola isola scozzese. Qui viene raccolto dai due infelici coniugi David (Christopher Cazenove) e Lucy (Kate Nelligan), ed in poco tempo tra Henry e Rose comincerà una relazione, ma anche un terribile ed intricato dedalo fatto di paura e confusione, dove entrambi dovranno scegliere tra quel tempestoso ed improvviso amore e la patria. Violento, intenso, ammantato da una fotografia molto naturale di Alan Hume, La cruna dell'ago è connesso all'operazione Fortitude, con la quale gli Alleati, usando sagome di carri, aerei e caserme, ingannarono i tedeschi. Il film è dominato da un Donald Suthernald magnetico, ad un tempo glaciale ed intenso, bravissimo nel tratteggiare un personaggio mutevole e tormentato, la cui meccanica efficienza è messa in subbuglio da una Nelligan portatrice di un eros tenero e disperato.
8) Overlord (1975)
Film sorprendente e coraggioso quello di Stuart Cooper, premiato con l'Orso d'Argento al Festival di Berlino del 1975, e sicuramente la pellicola più sperimentale e meno canonica qui presente.
L'iter narrativo ci guida dentro la vita di Tom, giovane fante inglese, di cui seguiamo l'addestramento, le paure, le riflessioni, l'amore per una ragazza del posto ed infine lo sbarco in Normandia, in cui perderà la vita.
Utilizzando numerosi e preziosi filmati d'epoca, Cooper ci donò un film assolutamente unico nel mostrarci uno sguardo dall'interno del D-Day, il punto di vista di uno dei tanti fantaccini che vi presero parte.
Overlord ancora oggi ha una capacità unica di trasportare lo spettatore dentro quel 6 giugno 1944, e per ottenerlo Cooper si avvalse di pellicole e macchine da presa dell'epoca per le riprese.
Il risultato fu un film magari poco approfondito o creativo a livello di trama, ma visivamente ed emotivamente di enorme impatto ed originalità, presagio di morte e tragedia, ed il cui minimalismo formale risultò paradossalmente mille volte più espressivo di tante faraoniche produzioni hollywoodiane.
7) Rommel, la volpe del deserto (1951)
A distanza di tantissimi anni, la fama di Erwin Rommel è ancora oggi immutata. Uomo d'arme di indiscutibile coraggio e senso dell'onore, generale in grado di cogliere vittorie leggendarie in Francia e Africa, era rispettato dagli stessi avversari e prese parte al fallito attentato contro Hitler, cosa che gli costò infine la vita. Rommel, la volpe del deserto, diretto da Henry Hathaway e tratto dall'omonimo libro di Desmond Young, è concentrato soprattutto sul periodo in cui il Feldmaresciallo assieme all'anziano e intrattabile collega Von Rundstedt, era in Francia, cercando di realizzare quel "Vallo Atlantico" con cui Hitler intendeva respingere l'invasione alleata. Film robusto, malinconico, presago di sconfitta e amarezza, è esemplare non solo per far crollare il mito dell'efficienza bellica nazista, ma anche per far comprendere come su quella spiaggia normanna si scontrò da una parte un fronte alleato compatto ed unito, e dall'altra un esercito confuso, i cui stessi Generali ormai provavano solo disgusto e disprezzo per il loro Furher. James Mason ci donò un Rommel audace, battagliero, indomito, un grande tattico che però in Normandia rimase prigioniero di dogmi errati ed errori di valutazione molto gravi, frutto di una disillusione e disperazione personali profondissime.
6) Quella sporca dozzina (1967)
Tra i war movies più famosi di tutti i tempi, Quella sporca dozzina di Robert Aldrich, ha tolto il velo di romanticismo, epica, dal D-Day, in favore di una dimensione molto più cinica, disillusa e malinconica. Omaggiando sia il cinema di Kurosawa che gli spaghetti western, Aldrich (ispirandosi ai famosi "Sporchi Tredici" della 101esima aviotrasportata) ci guidò in un temerario assalto contro uno chateau francese. Quei dodici criminali, da addestrare, guidare, rendere un blocco unico per una missione impossibile, ci ricordano che quello sbarco fu anche la storia di piccole unità votate alla morte, corpi d'élite di un esercito alleato, il cui addestramento e formazione, costituirono un'impresa con pochi pari nella storia. Ma al di là di tutto, ancora oggi stupisce per ritmo, per come i vari Lee Marvin, Ernest Borgnine, Telly Savalas, Charles Bronson, Jim Brown, John Cassavetes, Donald Sutherland e gli altri, furono perfetti nei panni dei vari pendagli da forca, che servivano e servono da sempre ai Generali per fare quello che Kubrick definì "il loro feroce lavoro nel mondo". E sono tutti uomini senza passato o futuro, che però nell'esercito trovano una famiglia, qualcuno o qualcosa in cui credere, un motivo per vivere o morire. Più che un film di guerra, un film sui soldati, e con un incipit diventato leggenda.
20 film di guerra da vedere su Netflix
5) Tempo di guerra, tempo d'amore (1964)
Non fatevi ingannare dal pessimo titolo italiano, Tempo di guerra, tempo d'amore (tratto dall'omonimo romanzo di William Bredford Huie), è uno dei film più intelligenti, sensibili e innovativi degli anni 60, un'opera profondamente antimilitarista, anti-retorica, che rovescia l'epica della "guerra giusta" cara alla memorialistica del D-Day.
Protagonisti sono il Tenente dell'aviazione americana Charles Madison (James Garner) ed Emily Barham (Julie Andrews), autista delle forze armate, che si incontrano a Londra poco prima del D-Day.
Charles è quello che normalmente verrebbe descritto come un imboscato o un vigliacco, Emily invece ha perso padre, fratello e marito in guerra, eppure tra i due scoppia un amore che li porterà a mettere in discussione le proprie certezze.
Diretto in modo perfetto da Arthur Hiller, Tempo di guerra, tempo d'amore non solo ci descrive coraggiosamente la "codardia" in guerra come atto di libertà e ribellione, di amore per la vita, ma ci fa comprendere quanto la società americana ed inglese fossero diverse, quanto si siano influenzate profondamente in quei due anni di convivenza e preparazione allo sbarco.
Anarchico, pieno di sentimento e con dialoghi pungenti, offre uno sguardo inedito sul conflitto ed è il film più anti-militarista in questa classifica, nonché il più originale.
4) Il grande uno rosso (1980)
Samuel Fuller aveva combattuto in Africa ed Europa durante la seconda guerra mondiale. Le sue esperienze, ciò che vide in quegli anni terribili, finirono nel suo film più personale, più riuscito e famoso: Il grande uno rosso. Registi quali Spielberg, Ridley Scott o Clint Eastwood lo hanno indicato come punto di riferimento della loro cinematografia. Protagonista è il roccioso Sergente Possum (Lee Marvin), che guida una squadra di fucilieri, di ragazzi in armi. Pochi di loro vedranno la fine della guerra. Lo sbarco immaginato da Fuller ad Omaha Beach fu il primo (dal punto di vista cinematografico) a ricrearne l'orrore ed il massacro, a la stessa campagna di Francia assume un valore simbolico e storico di enorme potenza all'interno del film. Lee Marvin e Mark Hamill (i due protagonisti de Il grande uno rosso) rappresentano uno l'alter ego dell'altro e contemporaneamente lo stesso personaggio: il soldato, nel suo mutare, cambiare, adattarsi. Anche qui, è il milite, non la guerra in sé, il protagonista di un film essenziale, brutale, naturalista, mai epico né nella costruzione o nel tono. La spiaggia normanna diventa la metafora della guerra: il caos organizzato, l'orrendo macello di carne e vite che attraversa la storia. Sicuramente tra i war movies più importanti di sempre.
3) Il giorno più lungo (1962)
Il Kolossal bellico per definizione, la prova più alta e raffinata dell'epica guerresca della Hollywood che fu, qui però privata della retorica fine a sé stessa, quanto connessa alla dimensione storica dell'evento. In fin dei conti un film storico più che film bellico, che infatti cerca una certa neutralità di sguardo, muove la narrazione su entrambi i fronti, i comandanti, i soldati, o almeno di prova. L'attacco al Ponte Pegasus, la scalata di Point du Hoc, gli sbarchi sulle cinque spiagge, il lancio dei paracadutisti, e poi "lo spettacolo più grandioso del mondo": la flotta alleata. Si, la guerra è spettacolo, ma lo è sempre stato, dramma teatrale da attori inconsapevoli, con protagonisti e comprimari. Tratto dall'omonimo saggio storico di Cornelius Ryan (forse il migliore di sempre), Il giorno più lungo ci mostra l'importanza di quella data, di quello sbarco, cardine attorno a cui ruotò il XX secolo, confronto tra ideologie, con ben cinque registi ed un arsenale di star con pochi pari nella storia. Quasi più un documentario che un film, Il giorno più lungo abbraccia l'idea di guerra come male necessario, motore della storia, andando al di là del bene e del male, sposando una dimensione macro in cui però le piccole storie, i singoli, emergono in modo coerentemente confuso e disordinato, così come nella realtà di tutte le guerre e battaglie. Dal punto di vista semiotico, uno dei più grandi film sulla guerra di sempre.
2) Salvate il soldato Ryan (1998)
La guerra come non la si era mai vista e sentita. A distanza di 22 anni, anche i detrattori (e ve ne sono) del film di Steven Spielberg, ammettono che ciò che Salvate il soldato Ryan ha dato al genere bellico, pochissimi altri film lo hanno fatto.
Omaha Beach, il carnaio del Cotentin, è ciò che più si è avvicinato dal punto di vista estetico, visivo, ad una guerra vera, a ciò che successe nel "Giorno più lungo".
Tom Hanks, il suo Capitano John Miller con la sua squadra, si aggira dentro un inferno di carne e ferro, mette a rischio la sua vita per salvare quella di questo James Ryan, di cui non sa nulla, di cui non gli importa inizialmente nulla.
La guerra per Spielberg non è solo mancanza di controllo, è mancanza di conoscenza, è domande senza risposta: quanto vale una vita? Perché quella di Ryan vale di più di quella di qualsiasi altro? Davvero vi è un senso in tutto questo?
Salvate il soldato Ryan non è privo di difetti: i tedeschi sono nemici vili e ferali, i civili francesi non esistono, e la battaglia finale (per quanto di innegabile fascino) scivola poi nel classico "arrivano i nostri", lascia spazio ad una retorica che distrugge quanto di buono vi era nella prima parte.
Ma nonostante questo, gli sia dato il merito di aver mostrato come nessuno prima (e dopo) il volto orrendo, caotico e fangoso dello scontro tra uomini in armi, di ciò che quei ragazzi affrontarono nella Normandia di 76 anni fa.
1) Band of Brothers (2001)
Prima di Westworld e Breaking Bad, prima di Il trono di spade e Mad Men, vi è stata Band of Brothers. Senza ombra di dubbio una serie tv che ha cambiato molto nel rapporto tra pubblico e narrazione televisiva. Tratta all'omonimo libro di Stephen Ambrose, Band of Brothers (prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks), ricreava l'odissea bellica della Compagnia Easy del 506esimo reggimento della 101^ divisione aviotrasportata americana, tra le unità che più si distinsero per valore, coesione e coraggio. Dall'addestramento al battesimo del fuoco, dal lancio del D-Day alla conquista del Nido dell'Aquila, la serie (costata 120 milioni di dollari) non solo ha fatto "scoprire" future star del calibro di Michael Fassbender, Tom Hardy o James McAvoy, ma ha offerto nelle sue dieci puntate una narrazione bellica di incredibile realismo e potenza. Anche qui, più che la Storia, contano i soldati, contano questi piccoli naufraghi sul mare del destino, che affrontarono i pericoli, le paure e le conseguenze della guerra ognuno a modo loro. Nessun altro film o serie tv fino ad oggi ci ha mostrato il fronte francese del '44 in modo così vero, umano, approfondito: si viene trasportati in quei giorni di giugno, dove semplici studenti, operai, contadini, vinsero il nazismo. Molto hollywoodiano nella confezione ma non nel contenuto, è meritatamente in cima alla nostra classifica.
Band of Brothers: la prima volta che la TV, anzi la HBO, superò il cinema