I migliori film dai romanzi di E.M. Forster, da Camera con vista a Casa Howard

Fra i più grandi nomi della letteratura britannica, Edward Morgan Forster ha conosciuto un'ampia fortuna al cinema: ecco una rassegna dei film tratti dai suoi romanzi.

...il viaggiatore venuto in Italia per studiare i valori tattili di Giotto, o la corruzione del papato, corre il rischio di tornare in patria senza altri ricordi se non quello del cielo azzurro e degli uomini e delle donne che vivono sotto di esso.

Camera Con Vista
Camera con vista: Julian Sands ed Helena Bonham Carter

I dilemmi della ragione e il palpito dei sentimenti: è il terreno scosceso attraverso il quale ci hanno condotto le pagine di Edward Morgan Forster e, di riflesso, i film che nell'arco del periodo compreso fra il 1984 e il 1992 sono stati realizzati sulla base dei suoi romanzi. Vissuto fra il 1879 e il 1970, E.M. Forster ha conosciuto infatti una rinnovata fortuna postuma proprio grazie al cinema; una fortuna inaugurata nel 1982 dall'adattamento di Passaggio in India da parte del maestro David Lean e rilanciata quattro anni più tardi da Camera con vista. L'11 aprile 1986 debutta infatti nelle sale britanniche il film diretto da James Ivory, che un mese più tardi arriverà anche negli Stati Uniti e, da lì a breve, si rivelerà uno dei maggiori successi di critica e di pubblico dell'intera annata, conquistando una pioggia di riconoscimenti e contribuendo a far riscoprire la produzione di Forster a nuove generazioni di lettori.

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Un'immagine dello scrittore Edward Morgan Forster

Giornalista, saggista, accademico e membro del celeberrimo Bloomsbury Group, Edward Morgan Forster non è stato un romanziere particolarmente prolifico: sette in totale i titoli della sua produzione narrativa (uno dei quali, Maurice, pubblicato soltanto dopo la sua morte), ai quali va aggiunta una discreta quantità di racconti. Eppure, Forster conserva un ruolo di primo piano nella letteratura di inizio Novecento: non solo perché costituisce un punto di congiunzione fra la narrativa dell'epoca e le nuove istanze del modernismo, ma per una formidabile capacità nel portare alla luce le pulsioni dei suoi personaggi e il loro complesso universo emotivo; e per aver saputo esprimere, mediante la sua prosa, il conflitto fra i desideri dell'individuo e una società - quella britannica dell'età edoardiana - profondamente conformista e classista, ancora legata alle convenzioni vittoriane e impantanata in un rigido immobilismo.

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Maurice: James Wilby e Hugh Grant

Immergersi nei magnifici libri di E.M. Forster significa dunque entrare in un mondo storicamente distante, ma in cui tuttavia è possibile rintracciare numerosi elementi in comune con il nostro presente. Del resto gli eroi e le eroine di Forster sono giovani uomini e donne impegnati a conoscere meglio se stessi, a far luce fra i propri sentimenti e a cercare di raggiungere un difficile equilibrio fra le aspettative degli altri e la loro personale idea di felicità. Temi rintracciabili anche nei cinque film tratti dai romanzi di E.M. Forster, che vi riproponiamo in ordine cronologico per un'ideale rassegna dedicata al grande scrittore inglese.

1. Passaggio in India (1984)

A Passage To India Judy Davis
Passaggio in India: un primo piano di Judy Davis

L'ultimo libro scritto da Forster, Passaggio in India, pubblicato nel 1924 in seguito al viaggio dell'autore nel British Raj e considerato uno dei suoi capolavori, è stato paradossalmente il primo ad essere portato sul grande schermo, sessant'anni più tardi. Ultima pellicola sceneggiata e diretta dal grande regista inglese David Lean, Passaggio in India porta sullo schermo il confronto fra la società britannica e quella indiana mediante le prospettive di due donne inglesi, la giovane Adela Quested (Judy Davis) e la sua futura suocera, Mrs. Moore (Peggy Ashcroft), e del medico indiano Aziz Ahmed (Victor Banerjee), con il quale la matura signora Moore stringe uno spontaneo legame.

A Passage To India
Passaggio in India: Judy Davis, Victor Banerjee e Peggy Ashcroft

Forster intreccia le vicende private dei suoi personaggi, coinvolti da lì a poco in un misterioso scandalo, con le squilibrate dinamiche del rapporto fra i colonizzatori e il popolo indiano, sottolineando però l'empatia che può nascere anche fra individui provenienti da mondi lontanissimi. E Lean rende giustizia alla sua opera con un film densissimo e affascinante, accolto da un ottimo responso nel 1984 e ricompensato con due premi Oscar (per l'attrice supporter Peggy Ashcroft e la colonna sonora) e tre Golden Globe.

2. Camera con vista (1985)

A Room With A View 1985
Camera con vista: Julian Sands ed Helena Bonham Carter

Pur essendo attivi da oltre vent'anni nel mondo del cinema, e avendo già diretto titoli molto apprezzati dalla critica (Calore e polvere, I bostoniani), è soltanto nel 1986 che il regista californiano James Ivory e il produttore indiano Ismail Merchant ottengono una piena consacrazione sull'onda del successo internazionale di Camera con vista, adattato da Ruth Prawer Jhabvala dall'omonimo libro di E.M. Forster. Terzo romanzo dello scrittore, datato 1908, Camera con vista si apre con il viaggio in Italia di Lucy Honeychurch, interpretata nel film di Ivory dalla diciannovenne Helena Bonham Carter: una ragazza di estrazione borghese che, mentre si trova in vacanza a Firenze insieme alla petulante cugina Charlotte Bartlett (Maggie Smith), si innamorerà di un giovane conterraneo, George Emerson (Julian Sands).

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Camera con vista: Julian Sands, Helena Bonham Carter e Maggie Smith

Ambientato fra la Toscana, scenario idilliaco in cui possono sorgere passioni inaspettate, e l'Inghilterra, contrassegnata invece da regole sociali e barriere psicologiche ben più rigorose, Camera con vista deve la sua popolarità ultradecennale anche all'amalgama fra romanticismo, ironia e lucido studio di caratteri, reso da Ivory con una grazia ineffabile. La pellicola ha ricevuto tre premi Oscar per la sceneggiatura, la scenografia e i costumi e cinque BAFTA Award, tra cui miglior film, ed è ormai annoverata fra i classici del cinema britannico.

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3. Maurice (1987)

Maurice
Maurice: Hugh Grant e James Wilby

Due anni dopo aver girato Camera con vista, la ditta Merchant Ivory porta al cinema un'altra trasposizione di Edward Morgan Forster: Maurice, tratto dal libro che Forster aveva scritto nel 1914 e tenuto nel cassetto fino alla sua morte. Edito per la prima volta soltanto nel 1971, dopo la scomparsa dell'autore e la depenalizzazione dei rapporti omosessuali nel Regno Unito, Maurice è infatti la storia dell'educazione sentimentale di Maurice Hall, che nel film ha il volto di James Wilby: uno studente di Cambridge che si innamora, ricambiato, di un compagno d'università, Clive Durham (Hugh Grant), ma deve tenere il loro amore al riparo da sguardi esterni. In seguito Maurice dovrà fare i conti con i timori di Clive e con le proprie difficoltà di auto-accettazione, fino all'incontro con il giovane guardacaccia Alec Scudder (Rupert Graves).

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Maurice: Rupert Graves e James Wilby

La valenza autobiografica del romanzo di Forster, che nel personaggio eponimo riversò la propria esperienza di omosessuale costretto a nascondere il proprio orientamento (e che non a caso dedicò il libro "a un anno più felice"), rende Maurice un racconto estremamente vivido, percorso da una sincerità emotiva che il film di James Ivory restituisce in maniera superba. Vincitore del Leone d'Argento al Festival di Venezia 1987 e del premio per le interpretazioni di James Wilby e Hugh Grant, Maurice si sarebbe affermato come una pietra miliare del cinema LGBT.

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4. Monteriano - Dove gli angeli non osano metter piede (1991)

Where Angels Fear To Tread
Monteriano - Dove gli angeli non osano metter piede: Helena Bonham Carter e Rupert Graves

Primo romanzo di Edward Morgan Forster, dato alle stampe nel 1905, Monteriano - Dove gli angeli non osano metter piede arriva sullo schermo nel 1991, senza però replicare i risultati di James Ivory. Diretto da Charles Sturridge, il film presenta varie analogie con Camera con vista, a partire dalla Toscana come teatro di sentimenti dirompenti: quelli che nel paese di Monteriano spingono la vedova Lilia Heriton (Helen Mirren) fra le braccia del giovane Gino Carella (Giovanni Guidelli), e che tempo dopo indurranno la sua amica Caroline Abbott (Helena Bonham Carter) a tornare in Italia in seguito alla morte di Lilia e a confrontarsi con i propri pregiudizi. Pur essendo assai meno noto rispetto agli altri titoli di questa rassegna, Monteriano - Dove gli angeli non osano metter piede offre comunque diversi motivi d'interesse: sia per il modo in cui affronta alcuni temi-chiave della narrativa di Forster, sia per un efficacissimo cast che include anche Rupert Graves e Judy Davis.

5. Casa Howard (1992)

Howards End
Casa Howard: Emma Thompson e Vanessa Redgrave

Il culmine della fascinazione del cinema per l'opera di E.M. Forster, nonché la sua conclusione (perlomeno fino ad oggi), arriva nel 1992 con Casa Howard, ultimo tassello della trilogia forsteriana di James Ivory e Ismail Merchant. Adattamento, sempre a firma di Ruth Prawer Jhabvala, di Howards End, capolavoro di Forster del 1910, il film ci consegna un acuto affresco dell'Inghilterra edoardiana e della convivenza fra un'alta borghesia conservatrice, incarnata dalla ricca famiglia Wilcox, e quella middle class intellettuale e progressista a cui appartengono le sorelle Margaret (Emma Thompson) ed Helen Schlegel (Helena Bonham Carter). Terreno di incontro - e di scontro - tra le due famiglie sarà la magione di campagna chiamata Howards End, che la matriarca Ruth Wilcox (Vanessa Redgrave) decide di lasciare in eredità all'amica Margaret.

Howards End Helena Bonham Carter Emma Thompson Anthony Hopkins 1992
Casa Howard: Helena Bonham Carter, Emma Thompson e Anthony Hopkins

I moti dell'animo e le scelte dei protagonisti si legano così ai mutamenti della Gran Bretagna del primo Novecento e a una serie di conflitti morali che porteranno i personaggi a dolorosi faccia a faccia. Mantenendosi fedele allo splendido romanzo di Forster, Ivory realizza dunque un'altra pellicola memorabile, insignita del BAFTA Award come miglior film e di tre premi Oscar: miglior sceneggiatura, miglior scenografia e miglior attrice per una meravigliosa Emma Thompson, che nel ruolo della saggia e sensibile Margaret regala la più bella prova della propria carriera.

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