Prime Video e Giappone: guida a 5 imperdibili film

Akira Kurosawa, Takeshi Kitano o Takashi Miike sono solamente alcuni dei grandissimi nomi presenti su Prime Video. Di seguito vi consigliamo 5 imperdibili film presenti sulla nota piattaforma.

Prime Video e Giappone: guida a 5 imperdibili film

Recentemente vi abbiamo parlato di 5 film cinesi presenti su Prime Video; la nota piattaforma fondata da Valeria Salazar, con il benestare del magnate Jeff Bezos, ormai da qualche anno punta forte sulla distribuzione streaming del cinema asiatico. Abbiamo così deciso di replicare questo format spostandoci però in Giappone. Di seguito vi presenteremo 5 titoli disponibili su Prime Video davvero imperdibili e molto diversi tra loro.

1. Anatomia di un rapimento

Anatomia Di Un Rapimento
Anatomia di un rapimento: una scena

Iniziamo questa guida proponendovi un capolavoro iconico del sensei Akira Kurosawa. Il lungimirante maestro nel 1963 decide di deliziarci con il suo 23° lungometraggio, ritornando ad esplorare l'ambiente contemporaneo con Anatomia di un rapimento. Kurosawa servendosi del noir riesce nuovamente a riflettere, lucidamente e con piglio critico, sul suo Giappone. Il film segue l'ascesa ed il declino del facoltoso Gondo (ennesima prova magistrale di Toshirô Mifune), il quale si trova costretto a pagare una grossissima somma poiché il suo amato figlioletto è stato rapito; Gondo tuttavia affronta presto una questione morale estremamente complessa, il rapinatore infatti ha sbagliato e non ha rapito il figlio dell'industriale ma il piccoletto del suo autista. Ovviamente la situazione non cambia, se Gondo non paga il bimbo muore.

Akira Kurosawa dopo aver realizzato il jidaigeki per eccellenza (Rashōmon, 1950), il gendaigeki per antonomasia (Vivere, 1952) e l'apoteosi del film d'azione (I sette samurai, 1954) ritorna al suo "vecchio" e amato noir (visto ad esempio con Cane randagio o I cattivi dormono in pace) scardinandolo dalle fondamenta ed innalzandolo ad un livello mai visto prima.
La parte iniziale del film oltre a presentarci avidi uomini d'affare, pronti a farsi lo scalpo a vicenda, inizia ad incanalarsi subito sui lidi tipici del noir ma lo fa da dentro una stanza.

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Anatomia di un rapimento: un'immagine

Per circa cinquanta minuti il film è infatti ambientato nel lussuoso attico di Gondo. Minuti che scorrono via velocemente grazie a dialoghi incalzanti, tanto accattivanti quanto intelligenti; le prime battute, ad esempio, sono un trattato di economia industriale su come realizzare scarpe di lusso.
Improvvisamente basta però un rapido stacco di montaggio ed eccoci catapultati all'interno di un vagone ferroviario, con il regista che dà sfoggio ad una regia moderna ed aggressiva tra fuori campo interni, macchina a mano, soggettive, semi-soggettive fino ad arrivare ad una sorta di meta-cinema diegetico con il detective Taguchi (Kenjiro Ishiyama) che filma l'atipico scambio di denaro.

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Anatomia di un rapimento: una scena

Anatomia di un rapimento inoltre trae spunto dal romanzo poliziesco Due colpi in uno di Ed McBain e di fatto sembrerebbe avvicinare la pellicola di Kurosawa al noir americano; tuttavia il regista, pur strizzando l'occhio ad occidente, realizza un film estremamente giapponese. L'opera è infatti una riflessione lungimirante sull'imminente crisi del miracolo economico giapponese e conseguentemente mostra i primi segni del fatidico decennio buio. Kurosawa critica il dilagante capitalismo di matrice occidentale oltre a mostraci disuguaglianze sociali nette ed evidenti. Il contrasto tra il lussuoso attico di Gondo e le strade sporche e malfamate in cui si aggirano i tossicodipendenti, abbandonati o sfruttati da chiunque, è davvero potente. Capolavoro.

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2. L'ultimo yakuza - First Love

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L'ultimo yakuza: una scena del film

Da un grande capolavoro del cinema classico-avanguardista ci spostiamo ad un recente ed iconoclasta yakuza-eiga, diretto dal ribelle e geniale Takashi Miike: L'ultimo yakuza - First Love (2018). Il film segue le disavventure di un giovane pugile che suo malgrado si ritroverà coinvolto in un turbolento e sanguinolento regolamento di conti tra malviventi. Takashi Miike superficialmente realizza l'ennesimo cult-movie pazzo e deflagrante, tanto da rendere il pulp di Tarantino opere per chierichetti. In realtà ad uno sguardo più attento, il lungometraggio in esame presenta diversi aspetti ragguardevoli.

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L'ultimo Yakuza: una scena del film

Dopo un incipit in medias res - tipico del regista - tra montaggi bruschi e teste decapitate, Miike presenta con attenzione i due protagonisti; il già citato pugile e la sventurata Monica. I due ragazzi sono i classici outsider ai margini della società, il primo abbandonato dai genitori fin dalla nascita mentre la seconda maltrattata dal padre e poi venduta come schiava sessuale ad un'organizzazione mafiosa, legata ad un clan yakuza. Famiglie assenti e disfunzionali o criminali senza scrupolo sono solo alcuni dei temi tipici del Miike autore. Ed eccoci pertanto alla smitizzazione della malavita; ormai gli yazuka modello Ken Takakura di Shôwa zankyô-den, citato nel film, non esistono più e sono sostituiti da laidi criminali senza onore che uccidono a ripetizione.

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L'ultimo Yakuza: un momento del film

Ad ogni modo Takashi Miike vuole divertirsi e divertire ed ecco che ripesca e propone il suo macabro umorismo alla The Happiness of the Katakuris (remake folle del bellissimo The Quiet Family di Kim Jee-won); quindi non stupitevi se uno dei criminali presenti nel film da mezza cartuccia si trasforma in sicario letale: peccato però che lui non vorrebbe uccidere nessuno ma le sue "mani" la pensano diversamente.

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L'ultimo yakuza: una scena del film

Non mancano poi pazzeschi combattimenti claustrofobici o momenti poetici, come il finale in campo lunghissimo con l'ultimo yakuza, ormai morente, inseguito da una marea di macchine della polizia. Come se non bastasse, l'autore inserisce pure una sequenza d'animazione improvvisa, estremamente pop e fumettistica. Imperdibile.

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3. Outrage

Continuando sul versante "mafia giapponese" non possiamo non consigliarvi il primo capitolo di una delle trilogie yakuza più famose e determinanti degli ultimi anni (tutta su Prime Video); trilogia diretta ed interpretata dalla leggenda Takeshi Kitano. Outrage (2010) propone una trama convenzionale ma allo stesso tempo complessa, ricca di complotti ed intrighi politici-malavitosi. La Tokyo di Kitano è una megalopoli senza speranza, dominata da varie famiglie mafiose. Gli equilibri ed i giochi di potere sono in bilico ed una feroce guerra è alle porte.

Wallpaper: Takeshi Kitano in una sequenza di Outrage
Wallpaper: Takeshi Kitano in una sequenza di Outrage

Kitano dieci anni dopo l'eccelso Brothers ritorna al genere che lo consacrò agli occhi della critica internazionale: lo yakuza-eiga. Certo classificare Kitano in un solo genere è da pazzi oltre che profondamente irrispettoso nei confronti del celebre cineasta. Ad ogni modo, il film è un crime-movie nero come la pece. L'obiettivo del regista è chiarissimo fin da subito: mostrare la vera faccia di una delle organizzazioni criminali più pericolose e potenti del mondo; una corsa subacquea in un mondo oscuro e violento dove onore, dignità, lealtà e umanità sono valori ormai perduti. Valori disintegrati da una società capitalista e gerarchica come quella giapponese.

Kitano in una sequenza di Outrage
Kitano in una sequenza di Outrage

Magnifica poi la regia, Takeshi Kitano ripropone il suo anomalo linguaggio cinematografico consistente nell'uso frequente di ellissi, lentissimi movimenti di macchina, altamente calibrati, fino ad arrivare alle iconiche esplosioni di violenza.
Nel film segnaliamo altresì una fotografia cupa e comunicativa dove si impone con prepotenza il nero, dai vestiti alle vetture fino ad arrivare al buio delle sequenze notturne.

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4. The Princess Blade

Dopo tre capisaldi dell'industria cinematografica nipponica arriviamo a presentarvi l'enfant prodige degli effetti speciali, nonché leader indiscusso degli adattamenti il live action di celebri manga e anime: Shinsuke Sato (Alice in Borderland). The Princess Blade (2001) è il suo esordio dietro la macchina da presa e senza perdersi in inutili chiacchiere realizza il suo primo cult, tratto dal manga Lady Snowblod di Kazuo Kamimura e Kazuo Koiike.

The Princess Blade
The Princess Blade: una scena del film

L'opera propone una trama ed un'ambientazione altamente suggestiva. In un futuro prossimo il Giappone è martoriato sia da una gravissima crisi ambientale, che ha reso il territorio quasi inospitale all'uomo, sia da profondi mutamenti politici: è caduta la monarchia parlamentare. In questo nuovo scenario, governato da instabilità e degrado si sono formate diverse fazioni di guerrieri fra cui il temibilissimo clan Takemikazuchi che proverà ad uccidere la principessa Yuki (Yumiko Shaku), ultima erede del clan.

Shinsuke Sato tira fuori dal cilindro un film incredibilmente teso ed avvincente laddove ad una prima parte altamente action si susseguono e si alternano frangenti ambientali stupefacenti. Da città futuristiche dispotiche in salsa cyberpunk, a scenari naturali altamente realistici situati essenzialmente in mezzo alla foresta; foresta dove si verificano praticamente quasi tutti gli scontri del film.

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The Princess Blade: una scena del film

Come si evince dalla sinossi, l'opera è pervasa da pungenti spunti socio-politici che possono essere letti come un monito per il Giappone contemporaneo. Crisi ambientale e anarchia politica sono demoni da non sottovalutare. Egregia ed altamente estetica la regia: vi citiamo la fascinosa inquadratura a piombo seguita da un movimento selettivo che stringe sul corpo senza vita di una ragazza, appena uccisa dalla protagonista. Validi anche i vari inseguimenti (a piedi) fra cui emerge prepotentemente un breve long take con la macchina da presa ad altezza tatami (a terra), posizionata in un campo erboso - in piena notte - in mezzo alla foresta. Da recuperare.

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5. Demon Slayer: Il treno Mugen

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Demon Slayer - Il treno Mugen: un'immagine del film anime

Su Prime Video potete trovare praticamente di tutto, da capolavori inestimabili di Akira Kurosawa fino ad arrivare a moderni blockbuster d'animazione. Pertanto concludiamo il nostro articolo proponendovi uno dei più recenti fenomeni mediatici, il campione d'incassi Demon Slayer: Il treno Mugen (2020).
Il film è il sequel diretto della prima omonima stagione dell'anime, non a caso vengono riproposti gli ultimi 30 secondi dell'episodio conclusivo della serie. Al timone della regia ritroviamo Haruo Sotozaki che, pur lontano da palcoscenici audaci o intellettualoidi, realizza un film di puro intrattenimento arricchito però da spunti molto sagaci. Presenti ovviamente tutti gli elementi cari al franchise. Dai maestosi combattimenti, al design variegato e grottesco dei vari demoni, fino ai classici momenti demenziali e gigioneschi (forse un po' troppi); momenti intervallati da una serie di tematiche universali - idealizzate - sempre gradevoli: spirito di sacrificio, importanza della famiglia e forza d'animo non mancheranno nel corso del film.

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Demon Slayer - Il treno Mugen: una scena del film anime

Interessantissima poi è la componente onirica, luogo superficialmente "sicuro" dove ritrovare un passato perduto; tuttavia basta poco ed il sogno può trasformarsi in un incubo tangibile, ed ecco che bisogna lottare stoicamente per riappropriarsi della realtà. In questa sorta di mondo sognante troviamo altresì una rappresentazione accattivante e trascendente del subconscio, una sorta di omaggio ad un certo cinema del maestro Satoshi Kon fino ad arrivare al Lamù - Beautiful Dreamer di Mamoru Oshii.

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