Alla scoperta del cinema giapponese contemporaneo

Negli ultimi anni il cinema giapponese si è dimostrato sempre più vitale ed energico grazie ad una nuova schiera di autori, spesso ignorati dal grande pubblico; in questo approfondimento proveremo pertanto a tracciarne un quadro riassuntivo.

Drive My Car 5
Drive My Car: una sequenza

Takeshi Kitano, Kyoshi Kurosawa, Shin'ya Tsukamoto, Sion Sono, Hirokazu Kore'eda, Takashi Miike, Sabu o Ryūsuke Hamaguchi sono ormai nomi noti che godono di grande stima tra pubblico ed addetti ai lavori; autori spesso trionfanti nei più importanti eventi cinematografici mondiali, ma non gli unici meritevoli d'attenzione. Negli ultimi dieci anni il cinema giapponese è cambiato radicalmente e ha dovuto affrontare una serie di problematiche interne e globali davvero difficili da metabolizzare: il Covid ed il terribile terremoto del 2011, con il conseguente disastro al reattore nucleare di Fukushima Dai-ichi, hanno influenzato e non poco lo star system locale. Eventi nefasti affrontati però di petto dall'industria, al punto che giovani autori e vecchie glorie sono riusciti ugualmente a portare su schermo opere altamente interessanti; opere in grado di garantire al cinema nipponico una varietà di generi e stili davvero invidiabile.

Cinema Giapponese pre-Fukushima

Rookies The Movie
Rookies the Movie: Graduation

Tra il 2009 ed il 2010 il cinema giapponese stava vivendo un periodo incredibilmente florido. I film locali avevano registrato circa il 56,9% della quota di botteghino, sconfiggendo la concorrenza straniera per il secondo anno consecutivo con un totale di 448 film autoctoni distribuiti, contro le 314 opere straniere. La pellicola evento dell'anno, escludendo le opere d'animazione, è stata senza ombra di dubbio Rookies the Movie: Graduation di Yûichirô Hirakawa. Il film grazie ai sui 96 milioni di dollari al box office è diventato il maggior incasso dell'anno; l'opera è una sorta di sequel/reboot dell'omonima serie tv trasmessa e prodotta dalla Tokyo Broadcasting System, al punto da presentare gli stessi attori e la stessa troupe. Il lungometraggio segue una squadra di baseball liceale, laddove talento nel gioco e violenza giovanile sono la prassi.

Ototo
Otôto

Il 2009 è poi l'anno dei grandi ritorni, l'ultimo regista classico Yoji Yamada realizza il toccante ed umanista Otōto, dramma contemporaneo improntato sull'amore tra un fratello scapestrato ed una sorella sempre dedita alle responsabilità.

Make The Last Wish
Make the Last Wish

L'enfant terrible Sion Sono propone invece Make the Last Wish, una sorta di mockumentary incentrato su di una giovane fanciulla alle prese con il suo sogno: esibirsi sul palco assieme ad Avril Lavigne. Sion Sono con una macchina a mano, in perenne movimento, segue la quotidianità della ragazza tra sogni ed inquietudini, donando al film un imprint da revenge movie in salsa lynchiana.

Golden Slumber
Golden Slumber

Nello stesso anno è uscito anche Golden Slumber; ennesimo film di Yoshihiro Nakamura che ritorna sui lidi del thriller contorto ed ingegnoso in cui un umile proprietario di un camioncino per le consegne, viene accusato di aver assassinato il primo ministro. Ad ogni modo non mancano rivelazioni indipendenti o low-budget, distinti da una grandissima qualità artistica.

Drop
Drop

Il 2009 vede l'esordio dietro la macchina da presa del celebre comico Hiroshi Shinagawa. Il film in esame è Drop, un action-comedy tratta da un manga scritto dallo stesso comico/regista. Il film è un omaggio sentito alle lotte giovanili, con ragazzi emarginati da famiglia e società, costretti a farsi strada a suon di pugni. Il film è brillante ed entusiasmante, segnato da chicche registiche uniche come l'inserimento di inserti del manga originario, utilizzati per scandire al meglio l'azione e renderla altresì più briosa.

Boys On The Run
Boys on the Run

Impossibile poi non menzionare Boys on the Run del maestro "indipendente" Daisuke Miura. L'opera si inserisce sui binari della commedia giovanile incentrata su adolescenti disillusi e ribelli, andando a mixare "alla giapponese" film come Rocky e 40 anni vergine. Daisuke Miura ricorre ad uno stile asciutto ma allo stesso tempo originale, caratterizzato da un realismo triviale con sequenze di sesso carnali o combattimenti brutali, evitando ogni accenno di sentimentalismo.

Dear Doctor
Dear Doctor

Il 2009 è anche l'anno di Miwa Nishikawa, ormai punto di riferimento del cinema autoriale giapponese. La celebre cineasta realizza Dear Doctor, film indipendente che presenta una forte introspezione, focalizzando l'attenzione su un falso dottore operante in un villaggio agricolo.

Villons Wife
Villon's Wife

Concludiamo la carrellata con Villon's Wife, film di rilievo firmato Kichitaro Negishi. Kichitaro concepisce un catartico e spietato dramma matrimoniale, altamente disfunzionale; dramma arricchito e non poco dalla grande performance del divo Asano Tadanobu, nei panni di un marito infedele ed alcolizzato.

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2010, l'ascesa continua

Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento: la stanza dei balocchi
Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento: la stanza dei balocchi

Il 2010 cinematografico giapponese è alquanto particolare. Tre grandi blockbuster americani diventano i maggiori successi dell'anno incassando, a testa, oltre 100 milioni di dollari: stiamo parlando di Avatar, Alice in Wonderland e Toy Story 3. Il cinema a stelle e strisce tuttavia non ha mai fatto così breccia nel cuore degli spettatori nipponici, i quali non disdegnano assolutamente le proprie opere; ed ecco che il botteghino autoctono ha stabilito un nuovo record con un totale di 1,94 miliardi di euro registrando un incremento del 7% in più rispetto all'annata precedente. I film locali più importanti, in termini di box office, sono Arrietty dello Studio Ghibli (diretto da Hiromasa Yonebayashi) con 81,9 milioni di euro, l'epopea marina Umizaru 3 con 71,2 milioni di euro (di Eiichirō Hasumi) ed il thriller poliziesco Bayside Shakedown 3 con 64,7 milioni di euro (di Katsuyuki Motohiro).

Underwater Love
Underwater Love

Il 2010 è poi l'anno di Shinji Imaoka con Underwater Love; Imaoka si riconferma maestro indiscusso del pinku-eiga (film "rosa") degli anni duemila, nonché leader spirituale del collettivo Seven Lucky Gods of Pink. Il film è un atipico, autoriale e grottesco pinku-eiga che vanta un certo Christopher Doyle come direttore della fotografia; Imaoka prende un genere ormai in disuso, pronto a fallire, e lo rivoluziona dalle fondamenta laddove pur senza rinunciare a scene "hot", crea inedite atmosfere fantasy-quotidiane integrandole altresì con una forte componente da musical, novità assoluta.

Takeshi Kitano in una sequenza di Outrage
Takeshi Kitano in una sequenza di Outrage

Non mancano inoltre all'appello i grandi maestri; Takeshi Kitano dopo oltre dieci anni dal suo ultimo yakuza-eiga (Brother) porta in sala l'eccelso Outrage (primo di una trilogia), lungometraggio nero come la pece dove l'obiettivo primario è mostrare la vera faccia della yakuza. Una yakuza laida, spietata e disonesta, priva di qualsiasi ideale e dignità; solamente il protagonista - lo stesso Kitano - è ancorato a vecchi valori, valori ormai perduti in una società capitalista e gerarchica come quella giapponese.

Primo piano di Mitsuru Fukikoshi, tormentato protagonista di Cold Fish di Sono Sion
Primo piano di Mitsuru Fukikoshi, tormentato protagonista di Cold Fish di Sono Sion

Torna anche Sion Sono con l'agghiacciante thriller Cold Fish; il celebre autore confeziona l'ennesima opera complessa e stratificata, che si serve intelligentemente di vari generi cinematografici per mostrarci un'umanità allo sbaraglio, forse destinata all'oblio. Aggressività animalesca, sesso estremo come unica via di fuga, solitudine, emarginazione giovanile e famiglie disfunzionali sono solamente alcune tematiche ben esposte nel film.

Una scena del film 13 Assassins di Takashi Miike
Una scena del film 13 Assassins di Takashi Miike

Concludiamo il paragrafo citandovi due capolavori. Il primo è 13 assassini del grande Takashi Miike; l'iconoclasta della macchina da presa mette in scena un remake del cult Thirteen Assassins di Eiichi Kudo (1963) ma lo fa a suo modo, con una regia altamente modernizzata laddove troviamo in serie: dolly attentamente selezionati, primi piani e controcampi incredibilmente fluidi e mai gratuiti e perfette scene corali coreografate a metà strada tra la tradizione jidai-geki e il western peckinpahiano.

Confessions
Confessions

Il secondo è invece Confessions dell'eclettico Tetsuya Nakashima. Nakashima abbandona, in parte, il suo approccio altamente pop e grottesco a favore di un piglio assai serioso e drammatico realizzando pertanto un revenge-movie contorto, diabolico ed estremamente elegante; opera spietata, improntata ad una forte critica sociale. Il film demolisce un sistema scolastico e giudiziario inefficiente, ci mostra poi genitori assenti ed opprimenti o ancora hikikomori incompresi e bulli che agiscono indisturbati.

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Cinema Giapponese post-Fukushima

Fuku2
Fukushima: una scena del film

Dopo i fasti precedentemente citati, nel 2011 l'industria cinematografica giapponese ha sfiorato il collasso. Il box office ha registrato un crollo netto del 18%, scendendo a 2,34 miliardi di dollari con 145 milioni di biglietti venduti, ovvero il 17% in meno rispetto al 2010. I film nazionali hanno guadagnato circa 1,29 miliardi di dollari, effettuando quindi un netto passo indietro del 16%; anche le pellicole straniere non se la sono vista bene con un calo del 20%. Le cause della disfatta sono molteplici e bisognerebbe effettuare un'attenta analisi, le cui radici affondano nel passato. Detto ciò, una delle conseguenze più nette e tangibili è riconducibile, senza ombra di dubbio, al terremoto e allo tsunami dell'11 marzo che ha causato quasi 20.000 tra morti e dispersi, soprattutto nella regione settentrionale del Tōhoku. Disastro che ha poi determinato la fusione del nocciolo di tre reattori dell'impianto nucleare di Fukushima Dai-ichi.

The Land Of Hope
The Land of Hope

Il disastro ha scosso tutti e l'industria locale non è rimasta a guardare; in molti hanno deciso di affrontare il problema, realizzando un cinema differente; un cinema spesso incentrato a rievocare quei tragici momenti, oppure un cinema personale che partendo dal disastro, ora interiorizzato, penetra nelle faglie della contemporaneità giapponese analizzandone aspetti sociali e rapporti tra individui. Inerenti al primo filone, citiamo ad esempio l'appassionante The Land of Hope dello stacanovista Sion Sono: il regista rinuncia al suo stile delirante ed estroso per raccontarci invece una tragedia quasi elegiaca laddove modernità e tradizione, di ozuniana memoria, si fondono perfettamente. L'autore, sfruttando con delicatezza un dramma familiare, pone in primo piano l'incubo del nucleare, difficile da dimenticare.

Tragedy Of Japan
Tragedy of Japan

Da Sion Sono passiamo a Masahiro Kobayashi e al suo Tragedy of Japan; il regista si adopera di un livido bianco e nero tra ombre profonde e luci accecanti, il cui intento non è realizzare un film "bello" ma un saggio visivo che ci connetta con la storia umana: una storia brutale, filmata senza compromessi.
Molto validi anche il recente Fukushima 50 di Setsurô Wakamatsu (2020), un'attenta ricostruzione critica dell'incidente all'ormai celebre reattore nucleare di Fukushima, oppure il lirico Voices in the Wind (2020) di Nobuhiro Suwa. Suwa mette in scena un delicatissimo road-movie che immortala una società ancora intimamente sfregiata da un trauma forse incurabile.

The Long Excuse
The Long Excuse

La ferita di Fukushima è ancora aperta e non si rimarginerà mai; i film a tema sono tantissimi, tuttavia oltre ad opere segnate da un profondo impegno civico (come quelle appena citate) si avvicendano film ancora più personali. Lungometraggi sicuramente segnati dal disastro, ma ora quasi inconsciamente interiorizzato. Inerenti a tale sfera riportiamo The Long Exsuse di Miya Nishikawa (2016). L'allieva prediletta di Kore'eda è una regina di un certo cinema delle "piccole cose" che si insinuano sottopelle, ragionando su temi scomodi come perdita, dolore ed elaborazione del lutto. Sulla falsa riga della Nishikawa, emergono o si affermano definitivamente una schiera di autori e autrici dall'indiscutibile talento: Tatsushi Omori, Satoshi Miki, Kōji Fukada, Yūya Ishii, Kazuya Shiraishi, Nobuhiro Yamashita, Daigo Matsui, Yuki Tanada, Mika Ninagawa, Shuichi Okita, Momoko Andô, Risa Takeba, Akiko Ôku, Shinobu Yaguchi, Hirobumi Watanabe, Toshiaki Toyoda, Hikari, Shin'ichirō Ueda, Eiji Uchida, Keishi Ohtomo, Masaharu Take, Shinsuke Sato, Gekidan Hitori, Eisuke Naitō, Michihito Fujii, Kōsai Sekine, Seiji Tanaka, Ryohei Watanabe e molti altri ancora. Terremoti, tsunami, pandemie o crisi economiche non fermeranno mai una cinematografia incredibilmente viva e variegata come quella giapponese.

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