Alcune fra le opere di maggior spicco della scorsa awards season: due grandi titoli americani, ma anche pellicole provenienti dalle più diverse parti del mondo, dal Brasile alla Francia all'Iran, e che sono riuscite a ricavarsi un posto di primo piano alla notte degli Oscar; ma al di fuori degli Academy Award, anche i nuovi lavori di un paio fra i registi italiani più apprezzati della scena festivaliera. Sono questi i componenti di una prima, parziale selezione dei migliori film del 2025: un'antologia di quanto di più significativo sia approdato nei nostri cinema nei primi mesi di quest'anno, raccogliendo l'entusiasmo di critici e appassionati. In attesa che la classifica si arricchisca con le grandi novità che ci aspettano da settembre in poi, procediamo dunque ad esaminare alcuni tra i più importanti film dell'annata, proposti in ordine cronologico di uscita nelle sale italiane.
Emilia Pérez

Elogi e contestazioni, dalla sua applaudita presentazione al Festival di Cannes 2024 alla 'tempestosa' stagione dei premi in America, conclusasi con quattro Golden Globe e due Oscar: Emilia Pérez, musical di ambientazione messicana ma girato in Francia dal regista Jacques Audiard, è stato senza dubbio il film più controverso dell'ultimo anno, circondato da ogni tipo di polemiche. Un clamore che ha contribuito comunque a imporre all'attenzione mediatica la particolarissima storia della protagonista del titolo, donna transessuale in cerca di riscatto dopo un passato nel narcotraffico, e della sua determinata avvocatessa, interpretate rispettivamente dall'attrice spagnola Karla Sofía Gascón e da Zoe Saldaña in una prova da Oscar: le co-protagoniste di una delle opere più audaci e originali del cinema contemporaneo.
No Other Land

Vincitore del premio Oscar come miglior documentario, No Other Land ha saputo raccontarci un angolo di mondo quanto mai tormentato: la Cisgiordania, territorio oggetto di una progressiva colonizzazione da parte di Israele e cornice delle quotidiane violenze commesse contro il popolo arabo-palestinese. Realizzato fra innumerevoli rischi e difficoltà da un collettivo di quattro registi esordienti, Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham e Rachel Szor, No Other Land ci restituisce un impressionante spaccato di una realtà tuttora soggiogata dalle discriminazioni etniche, e i cui echi non sono troppo distanti dalle atrocità che nel frattempo si stanno consumando nella Striscia di Gaza.
A Complete Unknown

Ritratto del cantautore da giovane: l'ascesa di Robert Allen Zimmerman, meglio conosciuto come Bob Dylan, nella scena folk newyorkese all'alba degli anni Sessanta, la sua rapida consacrazione fra gli idoli musicali dell'epoca e la famigerata "svolta elettrica" al Newport Folk Festival nell'estate del 1965. Sceneggiato e diretto da James Mangold, A Complete Unknown si attesta fra i migliori biopic musicali prodotti dal cinema americano degli ultimi anni: merito di una narrazione che non si adagia sui facili cliché e soprattutto del carismatico e misterioso Bob Dylan incarnato da un eccellente Timothée Chalamet, cuore pulsante dell'intero film.
Io sono ancora qui

Un superbo esempio di cinema di impegno civile, nonché uno sguardo amaro e disincantato alla storia del Brasile negli anni della dittatura militare: il regista Walter Salles ha scelto infatti di raccontare, in Io sono ancora qui, la reale vicenda della sparizione dell'attivista politico Rubens Paiva, adottando il punto di vista di sua moglie Eunice, interpretata da una magnifica Fernanda Torres (premiata con il Golden Globe come miglior attrice). Vincitore dell'Oscar come miglior film internazionale (la prima volta per una produzione brasiliana), Io sono ancora qui è riuscito a coniugare con un equilibrio ammirevole il rigore narrativo e il coinvolgimento emotivo.
The Brutalist

La drammatica parabola di László Tóth, ebreo ungherese sopravvissuto all'Olocausto che emigra negli Stati Uniti, dove le sue doti di architetto gli permettono di entrare in contatto con il magnate Harrison Lee Van Buren, a cui lo legherà un pericoloso rapporto a doppio filo. Terzo lungometraggio del regista e sceneggiatore Brady Corbet, The Brutalist esplora l'ambiguo intreccio fra le ragioni dell'arte e quelle del capitalismo attraverso una messa in scena imponente ed immersiva, al punto da essersi imposto come uno dei vertici assoluti del moderno cinema d'autore americano. Immediatamente consacrato fra i capolavori degli ultimi anni, The Brutalist si è aggiudicato il Leone d'Argento per la regia alla Mostra di Venezia 2024, tre Golden Globe e tre premi Oscar, incluso il trofeo come miglior attore per la magnetica performance del protagonista Adrien Brody.
Il seme del fico sacro

Fra le opere più applaudite al Festival di Cannes 2024, Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof è una delle pellicole più coraggiose dall'Iran e sull'Iran: un atto di denuncia contro la feroce repressione in atto nel paese, elaborato mediante un dramma familiare che, con l'inesorabile precipitare degli eventi, assume sempre più i contorni del thriller. Mescolando la finzione narrativa alla cronaca delle proteste contro il regime degli Ayatollah, Il seme del fico sacro si inserisce nell'alveo di quei titoli che, a dispetto della censura iraniana, ci mostrano in presa diretta il collasso di una società in cui perfino gli affetti più cari vengono contaminati dai germi dell'odio e dalla violenza intrinseca alla cultura patriarcale.
Queer

Uno dei romanzi di culto dello scrittore americano William S. Burroughs rivisitato mediante lo stile personalissimo del regista italiano più celebrato sulla scena internazionale. Ambientato in un Sud America sospeso fra realtà, sogno e allucinazione, Queer è un'altra indagine di Luca Guadagnino all'interno dell'universo dei sentimenti e nei meandri del desiderio, assumendo la prospettiva di William Lee (alter ego dello stesso Burroughs), interpretato da un Daniel Craig mai così bravo. Fra acceso omoerotismo, struggente malinconia e parentesi visionarie e surreali, Queer può già essere considerato uno dei nuovi, grandi titoli nel canone del cinema LGBT del ventunesimo secolo.
Fuori

Presentato al Festival di Cannes 2025, Fuori prende spunto dal memoriale autobiografico L'università di Rebibbia per raccontarci uno dei capitoli fondamentali nell'esistenza di Goliarda Sapienza: la breve esperienza nel carcere di Rebibbia, all'inizio degli anni Ottanta, e i riflessi che il periodo trascorso in prigione avrebbe avuto sulla scrittrice, influenzandone gli stati d'animo e le scelte di vita. Interpretato da Valeria Golino nella parte della protagonista e da Matilda De Angelis nei panni della sua giovane compagna di cella, Fuori è non solo uno degli esiti più alti nella produzione del regista Mario Martone, ma uno dei migliori film italiani degli scorsi anni.