Microchip criminale
Notturno Bus è un film di "generi", più che di genere: thriller, commedia, azione. Una commistione piacevole di ingredienti, che va ad alimentare una corrente, o meglio una tendenza che, fortuna nostra, ultimamente si mostra senza remore. Dopo anni di assuefazione a pellicole italiane omologate, troppo spesso in bilico tra la commedia di Natale e il grande amore, finalmente si azzarda, si sperimenta. Un periodo buono come dicevo, che va sottolineato e apprezzato.
Notturno Bus segna l'esordio del regista Davide Marengo nel lungometraggio. Il ragazzo è reduce da moltissime esperienze in campo: videoclip, backstage di film, cortometraggi, un documentario. Tra l'altro ha ricevuto con questi lavori numerosi riconoscimenti a festival nazionali e internazionali. Mancava solo un lungo insomma, che gli è stato servito su un piatto d'argento, su commissione, da una produzione energica e speranzosa.
Franz "cuor di leone" è un autista d'autobus, pigro e disilluso, che passa le sue giornate in perfetta routine, tra lavoro e partite di poker, un gioco che non è certamente il suo forte. Leila è una grande seduttrice, che vive di piccole truffe e traffici illegali di passaporti. Le loro vite, così diverse e distanti, sono destinate ad intrecciarsi. Una lotta spietata per un misterioso microchip li travolgerà. Si troveranno di fronte a uomini spietati, che stravolgeranno le loro vite.
Forte di una bella sceneggiatura, risultato di una travagliata trascrizione dall'omonimo romanzo di Giampiero Rigosi, il film cattura sin dalle prime battute; si è subito catapultati all'interno di questa brutta quanto audace situazione. Tinte ironiche e grottesche caratterizzano i dialoghi, vero punto di forza del film. I tempi comici poi, sono puntuali e ricercati: farebbero invidia a un comico professionista.
Ottima la scelta di Valerio Mastandrea nel ruolo di Franz: spontaneo e ironico. Una certezza, come sempre. Azzeccato e divertente il duo Pannofino-Citran, i "cattivi" della situazione. Bestione ignorante uno, gelido e crudele l'altro. Veste nuova per Giovanna Mezzogiorno, che si cimenta per la prima volta in un prodotto di questo tipo. Una recitazione molto "accademica" la sua, che qui forse stona un po'.
Un film piacevole e godibile dunque, che diverte parecchio. Risente purtroppo di una certa freddezza, che non gela, ma si avverte. Forse perché i prodotti su commissione non sempre sono nelle corde di chi li dirige e, involontariamente, questo finisce per ricadere sul film. Non tanto nella resa, quanto nell'anima, se così la si può definire. Una regia impeccabile, videoclippara e dinamica, che manca però di passione, di sensibilità. Una regia che non osa, non azzarda, e non marca bene i suoi confini. Usando una metafora, se a Davide Marengo piaccia di più la carne o il pesce, non lo si capisce di certo da questa sua opera prima...