Chiusura scoppiettante alla Berlinale con l'ultimo lavoro di Michel Gondry Be Kind Rewind, commedia apparentemente spensierata che si rivela, in realtà, una malinconica meditazione sullo scorrere del tempo nonché un raffinato omaggio alla figura del leggendario pianista jazz Fats Waller. Assenti il mattatore della pellicola Jack Black e il rapper/attore Mos Def, è il solo Gondry a intrattenersi con la stampa per presentare quest'ultima stratificata pellicola intrisa di profondo amore per il jazz, di cui il regista si è nutrito fin da piccolo. "
E' stato mio padre a trasmettermi la passione per il jazz, e in particolare per artisti come Jimmy Smith e Fats Waller. Il mio amico Jean-Michel Bernard, che ha composto la colonna sonora del film, mi ha spinto ad avvicinarmi a questo mondo, e in particolare alla musica di Fats Waller, con l'orecchio del professionista facendomi apprezzare l'immediatezza e il rifiuto di ogni manierismo che sono caratteristiche essenziali della sua musica. Inoltre ero molto attratto dall'ambiente in cui questo artista è cresciuto. C'è una sorta di resistenza all'interno della comunità afroamericana, là dove si produce la più bella musica di tutti i tempi e dove si formano i pianisti più virtuosi. Il fatto che io sia francese non mi ha impedito di calarmi in questa realtà di segregazione razziale, di povertà e isolamento tipica dei ghetti, visto che in Francia il jazz è preservato e valorizzato molto più che negli Stati Uniti. Anzi, l'essere straniero mi ha fornito un punto di vista privilegiato, più libero, mi ha permesso di vedere le cose con maggiore oggettività e, allo stesso tempo, libertà di creazione. Mi piaceva quest'idea di comunità ristretta in cui si produce arte e ho voluto omaggiare questa realtà proprio con Be kind rewind".
Il concetto che permea la pellicola sembra essere quello dell'imitazione come atto creativo. Tutto quello che scaturisce dalle trovare strampalate dei due protagonisti e dal loro tentativo di salvare la videoteca attraverso personalissimi rifacimenti di film famosi, diventa qualcosa di unico, di prezioso. "L'imitazione è la prima forma di creazione, basti pensare agli adolescenti che si avvicinano al cinema con una telecamera in mano tentando di riprodurre un film che ha particolarmente colpito la loro immaginazione. E' un processo logico molto comune. Numerosi registi provengono dalla gavetta e hanno fatto da assistenti ad altri registi di cui hanno mutuato lo stile. Personalmente ho sempre sentito l'esigenza di distaccarmi facendo qualcosa di completamente diverso, che fosse solo mio. Questo non significa che il processo di imitazione sia condannare, anzi tutt'altro. Basta guardare l'esperienza di Ray Charles etichettato, a inizio carriera, come il nuovo Nat King Cole il cui stile è divenuto inconfondibile tanto da fargli guadagnare il soprannome di The Genius. Io non mi sento particolarmente vicino al modo di lavorare di altri autori, ma se devo trovare aspetti autobiografici nel mio film questi riguardano senza dubbio la sua genesi. Così come i due protagonisti girano i loro film in modo totalmente indipendente, senza preoccuparsi di diritti d'autore o altro, così io stesso ho realizzato questo lavoro senza ricevere alcun sostegno economico dai principali canali produttivi. Ho semplicemente preso la mia cinepresa e ho iniziato a girare privilegiando l'inventiva e le soluzioni artigianali. Quando ho iniziato a cercare il cast adatto al mio progetto stavo pensando a come legare la storia di Fats Waller a quella dei personaggi che ruotano attorno alla videoteca, la piccola comunità che è la vera protagonista del film. Poi è emersa la possibilità di far recitare Jack Black in uno dei ruoli principali. Dopo che lui ha letto il trattamento e si è dimostrato interessato al progetto, ho cercato le location possibili senza aver ancora la sceneggiatura completa, il che è stato un bene perché mi ha permesso di finire la scrittura avendo già in mente i luoghi del film, luoghi che hanno un ruolo centrale nella vicenda".
Nel titolo scelto da Gondry, Be Kind Rewind, è già contenuta la dimensione nostalgica che permea tutta la pellicola e che funge da leit motiv della narrazione. E' il regista stesso a sottolineare l'aspetto ironico di questa scelta. "Il primo film di cui volevo fare il remake era Ritorno al futuro perciò quest'idea del tornare indietro nel tempo era ben presente fin dall'inizio. Spiegare il significato del titolo a parole è difficile e visto che non sono molto bravo a farlo lascio al pubblico la possibilità di interpretarlo liberamente. Però non voglio che il senso di malinconia che traspare dal film porti a pensare che io sono un nostalgico del passato, che preferisce il vinile ai Cd e i Vhs ai Dvd. Semplicemente i nastri magnetici sono parte integrante del mio film perché sono un mezzo per conservare la memoria di quelle pellicole che non sono mai uscite in Dvd, ma soprattutto perché mi hanno fornito l'espediente per dare il la alla storia. La dimensione metacinematografica presente nel film è indubbiamente forte, ma la mia intenzione non era assolutamente quella di stabilire dogmi o dare giudizi assoluti sulla natura costitutiva del medium cinematografico, visto che non sono assolutamente nella posizione di farlo e non mi sento all'altezza di quei registi che parlano come filosofi o come docenti. Molto più semplicemente l'idea di cancellare un film apre la possibilità di girarlo di nuovo partendo da zero, senza dover affrontare il confronto, ma dando sfogo alla propria creatività in assoluta libertà. I miei personaggi sfidano le grandi major realizzando i loro remake senza pagare i diritti d'autore, e questo può sembrare un punto a favore della pirateria, ma ciò che mi interessava era celebrare la capacità degli individui di creare da soli prodotti d'intrattenimento semplicemente attraverso il lavoro comune, in modo totalmente indipendente".
Be Kind Rewind è il secondo film, dopo L'arte del sogno, scritto interamente da Gondry. "Scrivere con Charlie Kaufman (Se mi lasci ti cancello)è stato un immenso privilegio perché lo ritengo uno dei migliori sceneggiatori in circolazione, ma sentivo la necessità di esprimere la mia voce attraverso i film, e ho cercato di portare avanti le mie idee e la mia immaginazione. Questo non significa che non torneremo a lavorare insieme in futuro. Quando scrivo non penso di limitarmi a un pubblico definito, se il film piace a me penso che piacerà anche a molte altre persone. L'importante è che io sia il prima a essere soddisfatto del lavoro che faccio, non realizzerei mai qualcosa in cui non credo. I miei mondi nascono nella mia mente, dall'immaginazione, e per questo vengo accusato di essere un utopista distaccato dalla realtà, ma di fatto ognuno di questi mondi deve avere degli agganci al vero affinché il pubblico ci creda. Stavolta i legami con presente e col passato erano molteplici, primi fra tutti i film di cui realizzare i remake. La scelta delle pellicole da rifare è stata piuttosto complessa. Per Ritorno al futuro è stato facile visto che è uno dei miei film preferiti e che amavo molto l'idea alla base della pellicola. Per gli altri ho cercato di seguire un criterio di varietà, non volevo che alla fine prevalesse unicamente il mio gusto, ma che fossero i membri della comunità di Passaic a scegliere i film da rigirare e vedere. Il momento più emozionante delle riprese, però, è stata la realizzazione del film girato dall'intera comunità sul proprio eroe locale Fats Waller. Non ho avuto bisogno di dirigere il cast, sembrava che tutti sapessero esattamente cosa fare. Avevo bisogno di quella spontaneità tipica di un gruppo di persone che realizzano un film senza avere competenze specifiche al riguardo e alla fine mi è bastato puntare l'obiettivo sui loro volti mentre guardano il girato prima della demolizione del palazzo per cogliere sorpresa, commozione, stupore. Tutte emozioni vere".
L'ultima battuta di Gondry è sul prossimo progetto in lavorazione, una pellicola di fantascienza scritta a quattro mani col figlio sedicenne Paul. "Il film sarà ambientato in un mondo futuro dove si scontrano un dittatore, che quasi certamente sarà interpretato da Steve Bushemi, ma che nella realtà è mio figlio, e un ribelle, che invece sarei io. Paul vive con me a New York e i nostri conflitti sono all'ordine del giorno. Ho deciso di portarlo via dalla Francia perché quando viveva lì passava troppo tempo davanti al computer e ai videogames, ma da quando sta con me si è appassionato al cinema, alla lettura e ai comics. Il suo immaginario è molto radicale, legato al mondo dei fumetti, ama moltissimo i lavori di Tex Avery. Ora stiamo usando le nostre tensioni per creare le dinamiche oppositive tra i due personaggi del film così finalmente le nostre liti saranno utili a qualcosa".