Azzardiamo un'ipotesi. Del Festival Internazionale del Film di Roma 2008, con grande probabilità, non saranno tanto i film a essere ricordati, quanto gli incontri curati da Mario Sesti contenuti nella sezione L'Altro Cinema che hanno permesso al pubblico presente alla manifestazione di confrontarsi personalmente col genio di David Cronenberg o con la stimolante riflessione sull'arte del cinema di Olivier Assayas, di godere della comica eloquenza dell'improvvisato duo Verdone-Servillo e di toccare con mano la disponibilità dell'affascinante Viggo Mortensen. Eventi in cui gli artisti si sono concessi completamente ai fan soddisfacendo le loro curiosità e firmando montagne di autografi, eventi che rendono la kermesse romana veramente popolare, distinguendola dalla maggior parte dei festival riservati agli "addetti ai lavori".
L'incontro più significativo è stato, però, a nostro parere quello con il regista più discusso e controverso della storia del cinema dopo Orson Welles e Erich von Stroheim, quel Michael Cimino autore di uno dei capolavori imprescindibili della settima arte (l'agghiacciante Il cacciatore), ma anche del flop economico più clamoroso di Hollywood (I cancelli del cielo) che ne ha paralizzato la carriera registica. Stivali da cowboy, jeans aderenti e occhialoni scuri a coprire quasi totalmente il volto, Cimino è entrato nella sala gremita da una porta laterale e si è gettato sul pubblico a stringere mani come una rockstar per poi presentare un film di montaggio della durata di un'ora che racchiude tutte le sue scene preferite di canto e ballo.
Il miglior soggetto per un obiettivo? Coppie che danzano
La versione ufficiale alla base di questa scelta è che la lesione alle corde vocali che lo ha colpito lo scorso anno ha costretto il regista a diminuire radicalmente gli sforzi e a parlare solo per un tempo limitato, ma l'impressione è che Cimino si sia divertito un mondo a realizzare un lavoro che incarna alla perfezione il suo ideale di cinema. La stragrande maggioranza degli spezzoni contenuti nel film appartengono a classici del musical della golden Hollywood come Cappello a cilindro e Follie d'inverno, che vedono protagonista la coppia Fred Astaire/Ginger Rogers, Gigi e Incontriamoci a Saint Louis diretti dal maestro Minnelli, o ancora il classico dei classici, Cantando sotto la pioggia, scelta in perfetta sintonia con il diluvio che si sta abbattendo sull'Auditorium mentre Cimino parla. Non mancano omaggi all'Italia con scene tratte da Lo sceicco bianco di Fellini e da Il gattopardo e La caduta degli dei di Visconti, né scelte curiose come la quadriglia di Sfida infernale di John Ford e ovviamente sono presenti le indimenticabili danze contenute ne Il cacciatore e ne I cancelli del cielo. Cimino si compiace nello spiegare perché la musica e la danza siano una componente essenziale del suo cinema citando il saggio Ford, il quale sosteneva che i tre migliori soggetti da riprendere fossero cavalli al galoppo, coppie che danzano e grandi montagne. Il mancato architetto Cimino propende decisamente per la scelta numero due e spiega appassionatamente come la selezione dei brani montati nel film non sia frutto di decisioni logiche o precise strategie intellettuali, ma sia semplicemente legata ai suoi gusti personali e alla sua passione per l'arte del canto e, soprattutto, della danza.
L'estasi della regia
Cimino illustra il tempo e la costanza che occorrono per filmare sequenze di pochi minuti come quelle dei duetti di tip tap della coppia Astaire/Rogers, che richiedono mesi di prove per raggiungere quel grado di perfezione che si apprezza sullo schermo. Il cuore del regista batte, però, soprattutto per il sensuale flamenco al centro del drammatico Carmen story di Carlos Saura, passionale ballo che incarna perfettamente il concetto di danza intesa in senso ciminiano. L' intento dichiarato del regista è quello di realizzare pellicole capaci di bucare la parete dello schermo per condurre lo sguardo dello spettatore al di là di esso, oltre le barriere del tangibile, e per farlo non vi è modo migliore della danza, vista la sua potenza e la sua capacità di generare cortocircuiti emotivi. A incantare il pubblico romano sono, infatti, soprattutto le splendide sequenze del sottovalutato capolavoro I cancelli del cielo, dove Cimino illustra il particolare tipo di tecnica utilizzato per ottenere la resa apprezzabile nel film confessando che "riprendere le scene di danza dall'alto è la cosa più vicina all'estasi che ci sia". In chiusura non manca lo spazio per una riflessione sui progetti futuri del Cimino regista. Il cineasta confessa di non aver interrotto la produzione di film per sua volontà e di non aver mai smesso di scrivere nuove pellicole, visto che la vena creativa non è mai venuta a mancare. Proprio in virtù di ciò, è stato ancora più orribile doversene stare con le mani in mano per tanti anni, in attesa di reperire nuovi fondi per realizzare altre pellicole. Cimino ha ben presenti gli errori del passato e rivela che, ogni volta che si trova a rivedere i proprio film, saltano all'occhio soprattutto i difetti e diventa irrefrenabile il desiderio di poterli rigirare per migliorarli. La speranza del pubblico, italiano in primis, è invece quella di vedere Michael Cimino di nuovo sul set, pronto a dirigere nuovi capolavori per bucare ancora una volta lo schermo con la sua straordinaria arte.