Dell'Italia ama tutto perché "in giro per il mondo tutti vogliono essere italiani e io sono una di loro" e ammira molto Alba Rohrwacher, ("credo sia speciale", dice). La classe, l'eleganza, il fare composto e garbato, la voce pacata, il volto che si apre sempre in una espressione di serena accondiscendenza - nonostante il jet lag - sono caratteristiche che l'hanno sempre accompagnata da un set all'altro, nelle sue battaglie civili come nei ruoli a cui non smette mai di regalare cuore e talento. Meryl Streep lo fa anche con il suo ultimo personaggio: quello, realmente esistito, della ricca ereditiera Florence Foster Jenkins appassionata di musica classica e vissuta nella convinzione di essere una grande cantante lirica, al contrario di chi invece la ascoltava. Perché a proteggerla dalla verità tenendola lontana dalle critiche negative ci sarà sempre il devoto marito St. Clair Bayfield.
Il film di Stephen Frears, Florence, porta la Streep alla Festa del Cinema di Roma, dove è protagonista di un incontro con il pubblico e la stampa alla quale si concede senza riserve.
"Credo di aver aperto la strada alle attrici che pensavano di avere una carriera anche oltre i 40 anni. All'epoca Hollywood non sapeva cosa farsene delle donne tra i 40 e i 60 anni e la tv oggi ha aperto molte di queste porte", dichiara prima di rivelare che sì, strano a dirsi, ma persino per lei ci sono ruoli che avrebbe voluto tanto interpretare senza poterlo fare, come la Patsy Cline di Jessica Lange in Sweet Dreams di Karel Reisz. "Non ho mai perdonato Reisz per aver dato il ruolo a lei e non a me. Gli dissi : 'Il minimo che puoi fare è darmi casa tua!'"_, scherza.
Il cinema, la vita, la politica
Nel film si dice che solo chi canta senza cuore è imperdonabile. Cosa pensa del contrasto tra passione e mancanza di talento?
La storia di Florence Foster Jenkins parla di tanti tipi di passione: per il proprio lavoro o dell'uno verso l'altro in nome dell'amore che ci sostiene e ci fa andare avanti nella vita. Cantare senza passione è un grave peccato e farlo anche senza talento è un altro errore, ma può essere divertente.Recita in un ruolo ispirato a un personaggio realmente esistito: che tipo di rapporto ha con figure del genere?
Non ho mai interpretato un ruolo come questo, ma mi sono preparata molto per cantare nel modo migliore possibile. Ricordo di aver sentito una volta un grande compositore americano, George Gershwin, suonare e cantare accompagnando la musica, ma il suono che noi sentivamo era stonato; presumibilmente lui sapeva quale sarebbe stata la nota giusta e questo mi ha fatto capire cosa sentisse Florence nella sua testa.
Come commenta la campagna elettorale di Trump?
Penso stia facendo già un ottimo lavoro da solo e credo che tra una ventina di giorni avremo risolto il problema, perché Hillary Clinton diventerà presidente degli Stati Uniti.
Le è mai capitato di essere protetta da recensioni negative?
Cerco di non leggerle perché non sai mai se ti stiano tendendo una dolorosa imboscata, soprattutto adesso che molti giornalisti dell'entertainment provano ad attaccarti sul personale per la tua età o per il tuo aspetto.
Sono stata protetta dalle persone che mi vogliono bene, ad esempio da mio marito che mi dice quanto sia stata fantastica anche quando invece sono stata terribile. Ma è un atto d'amore e lo capisco, perché è così che sopravviviamo.
Lei è un simbolo e un mito per tutte le generazioni. Sente il peso di questa responsabilità?
Sì certo, e sento l'obbligo di smantellare questa costruzione mentale; quando arrivo a lavoro il primo giorno è lì davanti a me, mi precede e allora faccio di tutto per liberarmene, a volte in maniera cosciente a volte no, perché la recitazione è un feeling reciproco e un muro tra me e gli altri attori non aiuterebbe né me né il mio lavoro.
Anche Hugh Grant la prima volta che ci incontrammo sul set mi disse che aveva paura di lavorare con me, ma sono stronzate! È un problema che cerco di spazzare via come posso: mi dimentico le battute, vado nelle direzioni sbagliate rispetto a quelle indicate dal regista e così tutti si rilassano e pensano: "Allora non è così perfetta come pensavamo!"
Florence Foster Jenkins, la grande illusione
Florence ha cuore, ma è completamente stonata al contrario di lei che invece è molto intonata come ha dimostrato in vari film. Ha avuto un coach per imparare a stonare?
Per cantare come fa Florence mi sono preparata su delle arie con un caoch del Metropolitan Opera ed è stato entusiasmante. Poi nelle ultime due settimane ci siamo divertiti a far saltare tutto e quando ho fatto ridere ho capito di esserci riuscita.
Quanto questo ruolo l'ha stimolata a tirare fuori cose mai espresse prima a livello attoriale?
Lo spirito che la anima è ciò che la fa persistere. Florence ha la stessa personalità dei bambini quando vengono davanti a voi e si esibiscono in qualche spettacolo: vorreste ridere, ma dovete stare al gioco e prenderli sul serio. I miei figli lo facevano spesso con me! Tutti noi perdiamo a un certo punto il senso del gioco e la capacità di immergersi in una storia e immaginare la vita degli altri, al contrario di Florence che invece non ha mai perso il gusto lasciarsi coinvolgere.
Il suo personaggio vive in un'illusione. Pensa che a volte possa essere un buon modo per risolvere situazioni difficili o superare la paura della morte?
Le illusioni sono importanti perché ci aiutano a vivere; lo sono i film ad esempio, senza i quali nessuno di noi sarebbe qui oggi e lo sono anche la bellezza e l'arte, il raccontare cose senza tempo.
La regia? No, grazie
A Berlino ha sostenuto fortemente Fuocoammare. In Italia la sua candidatura all'Oscar è stata accompagnata dalle polemiche. Continuerà a supportarlo?
Assolutamente sì e sono molto orgogliosa che la giuria a Berlino lo abbia scelto unanimemente perché è un'opera unica. Negli Usa queste storie ci toccano solo quando vediamo le immagini di bambini coperti di polvere su un'auotoambulanza o tirati fuori dal mare. Rosi è riuscito a raccontare tutto questo attraverso la storia individuale di un medico straordinario e l'ha intrecciata con l'orrore, ci ha fatto entrare nella tragedia e poi ci ha permesso anche di uscirne. Sappiamo come identificare il male, ma non sappiamo come farlo capire alla gente; il film di Rosi invece ci riesce e credo che abbia ottima chance agli Oscar.
Cosa significa per lei oggi fare cinema?
La stessa cosa che significava quando ho cominciato. Tutte le donne interpretate hanno la stessa importanza della prima che mi hanno chiesto di incarnare. Non c'è nessun calo di entusiasmo, amo la recitazione come il primo giorno in cui ho iniziato; devo raccontare la storia di questa donna, devo difenderla e farvi vedere cosa so di lei, ho sempre avuto questa percezione dei personaggi. Tutte meritano di avere il proprio posto, e continuerò a impegnarmi finché mi sceglieranno.
Ha mai pensato di passare dietro macchina da presa?
Alcuni registi direbbero che ci ho già provato, ma no, non ne ho mai sentito la necessità. Ammiro chi fa entrambe le cose, ma ho sempre amato recitare: questo immergersi, la soggettività, il non aver un punto di vista globale. Non lo percepisco come un lavoro, quello che sento è piuttosto un piacere colpevole; quando recito provo sentimenti diversi ed è una sensazione che ho sempre avuto sin da quando da ragazzina mi chiedevo cosa sarebbe successo se fossi stata mia nonna: la imitavo, mi pettinavo e mi truccavo come lei e quello è stato l'inizio di qualcosa. Quando immagini il dolore o la gioia di qualcun altro, allora provi a definire anche il tuo dolore e la tua gioia facendo un'indagine più profonda dei sentimenti e imparando sempre qualcosa di più.