Parla di un eletto chiamato a salvare il mondo, a redimerci dai nostri peccati cibernetici. Se è vero che molti hanno visto nell'epopea di Neo un messaggio quasi cristologico, è facile immaginare perché Matrix sia per molti qualcosa di sacro. Sacro e intoccabile. E perché Matrix 4 possa sembrare pura blasfemia. Matrix è un cult assoluto, una diga che si erge maestosa nella storia del cinema, un solco che ha creato un prima e un dopo.
In quel 1999 distopico e pieno di timori per il nuovo millennio ormai alle porte, pochi film hanno saputo carpire l'animo inquieto del loro tempo come il film delle sorelle (allora fratelli) Wachowski, Magnolia e Fight Club. Una trinità cinematografica (per rimanere nel campo del sacro) capace di scrivere pagine diverse della stesso libro postmoderno. Oggi, in occasione dell'arrivo dell'intera saga di Matrix su Infinity (anche in sfavillanti 4K), proveremo a capire quanto ci sia di profano nel già annunciato Matrix 4. Un sequel affascinante e rischioso, attualmente previsto tra il 2021 e il 2022. Per adesso non è stata ufficializzata una data d'uscita e non sono trapelati indizi sulla trama. Quello che possiamo fare è provare a capire se sia il caso o meno di scomodare ancora il nostro sacro eletto.
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I sequel sono come il cucchiaio?
Lo ammettiamo subito: siamo molto combattuti. Perché una parte di noi vorrebbe ribadire al mondo che i sequel di Matrix, il solo e unico Matrix, sono come il mitico cucchiaio visto nella casa dell'Oracolo: non esistono. Un'affermazione forte e un po' drastica, lo sappiamo, ma è indubbio che il primo film della saga sia talmente perfetto e autosufficiente da non avere bisogno di un seguito per essere migliorato. Anche perché in Matrix non c'è niente da migliorare, e a Matrix Reloaded e a Matrix Revolutions è spettato l'infame compito di venire dopo un'opera inscalfibile. Quasi un confronto perso in partenza che rende più piccoli i loro meriti e più miopi (e ingrati) noi spettatori. Una situazione molto simile a quella vissuta di recente dalla seconda e terza stagione di True Detective o da Blade Runner 2049, costretti a confrontarsi con dei capolavori assoluti.
Nel caso di Matrix, considerato ad oggi uno dei migliori film cult di sempre, quell'alone di mistero lasciato da un finale volutamente aperto era parte integrante del suo fascino immortale. Provando a non farci accecare dal troppo amore nei confronti del capostipite, film che è invecchiato benissimo sia dal punto di vista estetico che tematico. Su questo non si discute. Per cui, nonostante Reloaded e Revolutions abbiamo degli evidenti problemi di ritmo e di messa in scena (pensiamo ad alcune sequenze d'azione eccessivamente artefatte e prive della fisicità credibile del primo), forse la verità è che il loro più grande demerito è quella di essere venuti dopo un film irreprensibile. Una sorta di peccato originale che, forse, ce li fa percepire peggiori di quanto siano in realtà.
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Un mondo in espansione
Una mitologia ramificata, densa, ricca. Una mitologia dal sapore quasi fiabesco dove convivono profezie, oracoli, mentori e un grande "alchimista" (l'Architetto) che funge da deus ex machina. Matrix ha creato un immaginario cyberpunk curato nei minimi dettagli, attraverso l' efficace dualismo tra una realtà fittizia (dominata da Matrix) e un sottobosco tanto vero quanto disperato. Se il mondo di Matrix è una versione asettica e livida del pianeta Terra, quello reale è un incubo a occhi aperti, un enorme sotterraneo in cui l'umanità si rintana come un topo in gabbia pur di sfuggire al controllo pressante delle macchine. Cercando di guardare ai motivi di interesse (innegabili) nei confronti di Matrix 4, è facile notare quanto il mondo immaginato dalle Wachoski sia talmente vasto da lasciare molto spazio di manovra per nuove storie. L'idea di un quarto capitolo solletica la nostra immaginazione di fan e ci fa sperare in tante cose.
Sarebbe interessante ambientare tutto il film dentro Zion, ultima città umana e baluardo di resistenza contro le macchine, e magari conoscerne meglio l'assetto sociale e politico. Oppure immaginare un'avventura di esplorazione in cui un manipolo di persone vada alla ricerca di altri centri abitati o di sopravvissuti. Senza dimenticare la presunta tregua tra umani e macchine e il mistero avvolto attorno al destino di Neo (creduto morto nel finale di Revolutions), due faccende che richiedono un degno approfondimento. Insomma, per quanto possa impaurire o lasciare perplessi, Matrix 4 può sbizzarrirsi, perché il terreno sotto i suoi piedi è fertile e può ramificarsi in tante direzioni.
Cosa sappiamo su Matrix 4
Cerchiamo di analizzare la situazione in modo più pragmatico. Cosa sappiamo su Matrix 4? Prima di tutto: siamo in mani sicure. La regia è affidata a Lana Wachowski, affiancata da Aleksandar Hemon e David Mitchell alla sceneggiatura. Questo per dire che il film sarà trattato (speriamo) con amore materno, come il nome della saga impone. Le riprese dovrebbero iniziare a Chicago nel febbraio del 2020, e la regista si è già dimostrata carica di entusiasmo, dichiarando: "Molte delle idee che io e Lilly abbiamo esplorato 20 anni fa riguardanti la nostra realtà sono attualmente ancora più rilevanti. Sono davvero felice nel poter riavere questi personaggi nella mia vita e grata per un'altra opportunità di lavorare con i miei brillanti amici". Gli amici in questione sono principalmente due: Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss, che torneranno a vestire i panni di Neo e Trinity.
Per adesso il buon Reeves, che con la sua partecipazione a Cyberpunk 2077 sembra essersi quasi allenato per il suo ritorno alla fantascienza, ha letto lo script e lo ha definito "molto ambizioso come è giusto che sia". Nessuna notizia sul ritorno di Lawrence Fishburne, ma il recente ingaggio dell'attore Yahya Abdul-Mateen II lascia presagire che possa essere proprio lui a interpretare un giovane Morpheus. La speranza è quella che Neo e Morpheus siano i veri protagonisti della storia e non soltanto spalle per nuove leve. Insomma, vorremmo un sequel vero e non un reboot travestito da sequel. Perché Matrix non ha bisogno di essere resettato, ma di guardare sempre avanti, oltre. Come fa da quel lontano 1999 da cui vide il futuro.