Era il 2020 quando Mare Fuori, il prison drama ambientato tra le mura dell'Istituto di detenzione minorile di Napoli, ideato da Cristiana Farina e scritta con Maurizio Careddu, approdava su Rai2. Da allora ha appassionato non solo gli adulti, che spesso sono il target più colpito dalla fiction ma anche e soprattutto i giovani, gli young adult di cui racconta le gesta.
In occasione della presentazione della terza stagione che sta per iniziare il suo percorso su Raiplay dal 1 febbraio e su Rai2 in 6 prime serate, dal 15 dello stesso mese, abbiamo incontrato e intervistato gli "adulti" dietro il successo della serie realizzata da RaiFiction e Picomedia: gli interpreti dei personaggi di Paola Vinci, direttrice dell'IPM, Carolina Crescentini, del comandante Massimo Esposito, Carmine Recano e della new entry, l'educatrice Sofia Durante, Lucrezia Guidone. Insieme a loro, l'ideatrice Cristiana Farina e il regista della terza stagione Ivan Silvestrini.
Considerando anche il tempo della maturità dei ragazzi della serie che, in questa stagione, saranno chiamati a fare i conti con l'età adulta che si affaccia nelle loro vite, nella nostra intervista, Carolina Crescentini, Carmine Recano, Lucrezia Guidone, Ivan Silvestrini e Cristiana Farina riflettono sull'evoluzione di Mare Fuori, dai suoi inizi ad oggi.
Mare Fuori 3: intervista a Carolina Crescentini e Carmine Recano
L'evoluzione di Mare Fuori
Da tutti i vostri diversi punti di vista, quello di chi l'ha ideata, di chi ci è entrato dalla prima stagione fino a chi l'ha scoperta solo ora, cos'era Mare Fuori all'inizio e cosa pensate sia diventata adesso?
Carolina Crescentini: È difficile dirlo perché secondo me l'evoluzione che ha avuto Mare Fuori era già in canna dalla prima stagione. Quando ho letto la sceneggiatura per la prima volta, mi sono innamorata perché pensavo che fosse una storia necessaria da raccontare. Andando avanti, lo sviluppo sulle storie personali che sono assolutamente legate purtroppo ai fatti di cronaca, ha risuonato dentro di me in maniera differente dalla prima stagione. All'inizio interpretavo una donna che si ritrova lì per una serie di strani motivi ma è la sua prima esperienza in carcere. Ora ci è cresciuta dentro in qualche modo ed è quindi contaminata ma in un modo bello. Anche io sono contaminata ed una delle cose più strane che mi stanno succedendo, da quando faccio Mare fuori è che vengo fermata costantemente da ex detenuti che fanno proprio un transfer e mi dicono che spesso hanno avuto a che fare con direttrici ( bisognerebbe chiedersi come mai sono sempre donne a dirigere le carceri) e mi iniziano a raccontare di loro, come se io potessi dargli, non so, una benedizione. Il confine tra attrice e persona è stato scavallato più volte in questa serie.
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Lucrezia Guidone: sicuramente, quello che posso dire da spettatrice più che altro, perché sono entrata adesso, è che la percezione che ho avuto per me è cambiata tantissimo. Ho visto insomma tutta una parte da esterna e poi ci sono entrata dentro e quello che percepivo era il senso di famiglia. Effettivamente si crea una familiarità, c'è un'empatia che è molto forte proprio perché quello che si racconta è necessario ed è forte soprattutto perché si parla di ragazzi giovani. Vedere appunto, questa privazione della libertà su delle vite ancora così tenere, è qualcosa che già da spettatrice, mi aveva colpito. Nel momento in cui sono entrata a far parte di Mare Fuori la cosa che ho visto "cambiare" è proprio questa verità che ti colpisce da dentro, perché quello che pensi essere soltanto una rappresentazione poi in realtà te lo trovi nelle dinamiche tra i ragazzi, il rapporto che hanno anche con noi adulti, è qualcosa che credo si sia costruito nel tempo, ma immagino che fosse forte già dall'inizio. Vedo che è un'evoluzione anche umana in parallelo alla serie quindi penso che ci sia questo doppio binario di crescita sia della serie che ha avuto anche un'esplosione molto forte negli anni, ma anche di rapporto, di affetti che credo di percepire crescano e si nutrano di questo privilegio che abbiamo del tempo da trascorrere insieme.
Ivan Silvestrini: Io sono arrivato proprio esattamente a metà, ora che esiste anche una terza stagione e quindi ho ereditato un compito importante perché nella prima stagione, da quello che so, molti degli attori erano alla loro prima esperienza. Questa serie era ancora un interrogativo, molto diversa dai prodotti di Rai2 quindi era sperimentale, non si sapeva bene quanto e se avrebbe intercettato poi un pubblico. Per fortuna e per merito lo ha fatto ed è un pubblico che continua a crescere e quindi io mi sono trovato il vantaggio di avere cast a cui erano tutti affezionatissimi e di cui ormai sapevamo già tanto e questo mi facilitava le cose. Io dovevo prendere questi personaggi e portarli avanti. È stato anche e soprattutto un onore quando ho dovuto, con le mie scelte, contribuire a questo cast. Cito, su tutti, il personaggio interpretato da Maria Esposito, Rosa Ricci, che ho scelto io perché entrava alla fine della seconda stagione e nella terza stagione diventa molto importante. Già dalla seconda stagione, dopo pochissimo scene, è diventata già un piccolo culto pagano e adesso, quando ho letto il copione le ho detto: "guarda che ti stanno scrivendo una parte importante, preparati". Lei mi ha risposto: "Sì, sì". In questi mesi in cui non ci siamo visti, è diventata un giovane attrice straordinaria, lo vedrete. È incredibile pensare che fino a due anni fa aveva fatto solo qualche corso di teatro e poco più. Adesso è veramente un'attrice incredibile, ne vedremo delle belle quest'anno grazie a lei.
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Carmine Recano: È stato un racconto necessario, un tentativo di raccontare l'inconsapevolezza di quell'età, di questi ragazzi che vivono questo tempo sospeso che però può essere un tempo di scelte. E oggi è un viaggio verso la consapevolezza.
Cristiana Farina: Penso che fondamentalmente l'evoluzione di Mare Fuori è proprio la costruzione di questa famiglia che si è sempre più legata e si è sempre più cementata e ha preso quasi il sopravvento. Ormai non si capisce più dove iniziano le storie e dove iniziano i personaggi. Hanno talmente interiorizzato i personaggi che alla fine, le storie ovviamente sono quelle scritte ma l'interpretazione e anche il dialogo, l'intenzione è molto personale, a volte ci sono delle emozioni assolutamente potenti e non programmate.