Jasmine Trinca evidentemente doveva liberarsi di alcuni pesi: se nel 2020, nel corto BMM - Being My Mom, faceva portare a una bambina e sua mamma una valigia pesantissima per le strade di Roma, due anni dopo ritrova quelle stesse interpreti, Alba Rohrwacher e Maayane Conti, nel primo lungometraggio da regista. La recensione di Marcel!, nelle sale italiane dal primo giugno dopo il passaggio a Cannes 2022 nella sezione Séances spéciales, non può che partire da queste attrici: Rohrwacher è una mamma disattenta, che ama il suo cagnolino, Marcel appunto, più della figlia, che per questo mal sopporta il quadrupede.
La figura paterna non c'è, mentre quella materna è ingombrante, quasi asfissiante: artista di strade e teatrale, la Madre (il fatto che, tranne il cane Marcel, nessuno degli umani abbia un nome la dice lunga sull'intenzione di rendere queste figure quasi come dei fantasmi, spettri del passato dell'autrice) pensa soltanto ai suoi spettacoli, in cui la star è, nemmeno a dirlo, proprio il cane. Tra i palazzi illuminati dalla luce calda del quartiere Testaccio, si consuma una piccola tragedia privata: quella di una bambina che si sente invisibile, perché la prima a non darle attenzione è proprio la figura che più le è vicina.
Insicura e perennemente arrabbiata, la Figlia non riesce a staccarsi da lei e allo stesso tempo è fuori posto tra le sue coetanee, non conoscendone i giochi e il linguaggio. Alla ricerca continua di sé e di un posto nel mondo, la ragazzina cerca di comunicare attraverso la stessa dimensione in cui vive la Madre: quella dell'arte. Se la madre balla e decanta versi, la Figlia suona il sassofono. "All'arte si deve la vita": dice più volte il personaggio di Alba Rohrwacher. In Marcel! Jasmine Trinca ha sicuramente messo la sua: come si intuisce dalla dedica finale, che recita "ai miei genitori con amore".
Alba Rorwacher: il corpo flessibile del cinema italiano
Sia donna matura che bambina, il volto di Alba Rohrwacher è indecifrabile e misteriosamente immutabile negli anni. Sembra aver sempre visto al contempo tutto e niente. In Marcel! Jasmine Trinca decide però di utilizzare soprattutto il suo corpo: non avevamo mai visto l'attrice così flessibile e snodata, così generosa in un film. Ogni centimetro delle sue gambe, del viso e delle braccia diventano la tela su cui costruire la storia. Si dice anche in Marcel!: il suo personaggio vive nel mito di Pina Bausch e Marcel Marceau (non è un caso che il cane si chiami così).
Con lei diverse attrici del nostro cinema, che hanno omaggiato la collega con brevi camei. Ci sono Valeria Golino (che ricambia il favore dopo che Jasmine Trinca ha recitato nel suo esordio da regista, Miele), Valentina Cervi e una quasi irriconoscibile Paola Cortellesi. Giovanna Ralli è invece la Nonna, che vive tra il ricordo dei bei tempi che furono e la balera.
Tutte queste figure sono incastonate in una dimensione che appartiene a un altrove: il 4:3, la patina polverosa che sovrasta le immagini, i vestiti vintage. Questi personaggi sembrano usciti dai ricordi fumosi di chi scrive. E probabilmente è proprio così: in qualche modo Jasmine Trinca ha rivissuto la sua infanzia e le dinamiche familiari grazie a questo film molto personale, in cui si sente che l'autrice crede davvero.
Il caos dei ricordi
E, esattamente come i ricordi, Marcel! è un film caotico, in cui non sempre tutto funziona: gli spettacoli della Madre, quasi privi di parola, si alternano a momenti in cui i personaggi non riescono a smettere di parlare. Come quando Rohrwacher fa riferimento ai cinghiali: cacciati dalla famiglia della cugina e simbolo del caos nella mitologia indiana. Si potrebbe pensare anche a un, nemmeno troppo sottile, riferimento alla città di Roma, invasa da questi animali e caotica per eccellenza.
Silenzio e parola lasciano poi spazio a momenti più grotteschi, come la sagra in cui ci sono gli imitatoti di Romina e Albano, o ai balli di gruppo della Nonna. Un cambio di tono e di registri che spiazza, riflettendo allo stesso tempo il flusso di coscienza continuo delle protagoniste.
Croce e delizia, Jasmine Trinca: "In amore non ci sono regole"
Liberarsi di pesi dicevamo: per il suo primo lungometraggio da regista Jasmine Trinca non ha accettato compromessi. Non ha fatto un film su commissione e non si è preoccupata di dover compiacere il pubblico pensando al botteghino. Marcel! è un'opera che riflette in toto il percorso della sua autrice, scoperta da giovanissima da Nanni Moretti per La stanza del figlio (che vinse la Palma d'oro proprio a Cannes 2001) e che non ha mai fatto la scelta più scontata o commerciale, lavorando sempre con autori e in film magari anche piccoli ma sempre con una voce e un punto di vista personali.
Dopo vent'anni da attrice Jasmine Trinca sa manovrare gli spazi: Marcel! è un continuo contrapporsi di spazi chiusi e aperti e sopratutto sa dirigere gli attori. Da regista si dimostra particolarmente attenta ai loro movimenti, oltre che ai loro sguardi. Questo è infatti un film tattile, in cui sembra quasi di sentire la stretta della protagonista sul corpo del cane o il fruscio della sciarpa della Madre. Trinca ha lavorato sulle ombre del suo passato fino a renderle carne e ossa. Certo non è un cinema d'azione questo e nemmeno una commedia: i personaggi si prendono il proprio tempo e i più abituati a un montaggio frenetico potrebbero soffrirne. È invece da ammirare il coraggio con cui l'autrice ha esposto al mondo se stessa. Le auguriamo di essersi liberata di quel peso importante, di quella valigia voluminosa che ha trascinato a lungo per le strade di Roma. Magari alla prossima pellicola potrà davvero spiccare il volo.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Marcel!, l'esordio alla regia di Jasmine Trinca è un'opera con forti elementi autobiografici, in cui l'autrice elabora il rapporto con i genitori, in particolare con la madre. Per raccontare la storia di una donna che fa l'artista di strada e ama il suo cane, Marcel, più della figlia (Maayane Conti) Trinca si affida al corpo di Alba Rohrwacher, mai così flessibile e snodata sul grande schermo. Tra numeri di mimo e dialoghi sui cinghiali, non tutto funziona in Marcel!, che cambia spesso tono e il cui ritmo si prende i suoi tempi, ma è innegabile l'onestà e il coraggio di esporsi di Trinca.
Perché ci piace
- Dopo 20 anni da attrice, Jasmine Trinca sa come dirigere i suoi interpreti.
- Sa anche come utilizzare gli spazi.
- L'onestà con cui ha messo in scena i propri fantasmi è ammirevole.
Cosa non va
- Il ritmo potrebbe però mettere in difficoltà gli spettatori abituati a montaggi più frenetici.
- Come tutte le opere prime ci sono certi vezzi, come l'utilizzo del 4:3, non sempre giustificati.