Marcel!, Jasmine Trinca: “In questo film sono tutti cattivi e io sono assolutamente pop”

La video intervista a Jasmine Trinca, regista e sceneggiatrice di Marcel!, suo esordio dietro la macchina da presa per un lungometraggio, presentato a Cannes 2022.

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Marcel!: Maayane Conti in una scena

Marcel! è in sala dal primo giugno, dopo essere stato presentato in anteprima al Festival di Cannes 2022 nella sezione Séances spéciales. È la storia di una madre, interpretata da Alba Rohrwacher, che ama più il suo cane, Marcel appunto, della figlia (Maayane Conti). Artista di strada, si esibisce con un numero che ruota attorno al quadrupede. Alla ragazza, che suona il sassofono e vorrebbe più attenzioni, proprio non va giù.

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Marcel!: Alba Rohrwacher in una scena del film

Ambientato in una Roma sospesa nel tempo e nelle spazio, siamo nel quartiere Testaccio, inquadrato in 4:3 e con una patina quasi polverosa a ricoprire tutto, Marcel! non dà nomi ai suoi protagonisti umani: la madre è la Madre, mentre la figlia è la Figlia.

Accanto ad Alba Rohrwacher e Maayane Conti una lunga schiera di attori: Giovanna Ralli, Umberto Orsini, Valentina Cervi, Valeria Golino, anche una quasi irriconoscibile Paola Cortellesi. Abbiamo incontrato Jasmine Trinca a Cannes, dove ci ha parlato dei tanti simboli presenti nel suo film d'esordio.

Marcel!: la video intervista a Jasmine Trinca

Marcel!, la recensione: alla vita si deve l'arte e Jasmine Trinca qui ha messo la sua

Marcel!: all'arte si deve la vita

La protagonista dice più volte: "all'arte si deve la vita". È vero?

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Marcel!: Maayane Conti in una scena del film

Una parte della vita sì. Questo motto del film nasconde che alla fine alla vita si deve la vita. Bisogna vivere, non si può vivere soltanto di proiezioni, di illusioni e di ricordi. L'arte sicuramente ci dà una mano.

A un certo punto si parla di mitologia indiana e di cinghiali: era anche un omaggio a Roma?

Ma certo. Il cinghiale è il mio animale guida: è una cosa molto personale. Io mi sento un cinghiale.

Nel film si dice che simboleggia il caos: questo tuo esordio è anche un modo per metterlo a posto?

Il film è un modo per mettere qualcosa fuori da questo caos. Siamo fatti di questo: siamo un mischione.

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Marcel!: Maayane Conti in una sequenza

Un'altra cosa particolare che vediamo nel film sono gli imitatori di Romina e Al Bano: li aveva già usati Checco Zalone. Non riusciamo a farne a meno?

Fanno parte della nostra cultura fondativa. Io sono assolutamente pop nonostante quello che mi vogliono mettere addosso. Ci sarà, il pezzo di Romina e Al Bano che è nel film, è poesia pura. Era il massimo a cui potessi aspirare.

Ci sono tantissimi camei di grandi attrici italiane: Valeria Golino, Paola Cortellesi, Valentina Cervi. Hanno detto subito di sì o le hai dovute convincere?

Sono sorelle. L'hanno fatto perché mi vogliono bene.

Marcel!: Alba Rohrwacher è la Madre

Ci hai fatto scoprire un'Alba Rohrwacher snodatissima.

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Marcel!: Alba Rohrwacher in una sequenza

La ammiro infinitamente: è veramente un'acrobata Alba. E poi è dedita al lavoro: quindi, appena ha saputo che doveva fare l'artista di strada, mi ha proposto anche di andare sui trampoli. È una grande e ha voglia di giocare. Che è quello che non tanto spesso ci fanno fare.

L'hai inquadrata in modo che, anche se si trova all'aperto, sembra sempre che sia bloccata, che voglia uscire, liberarsi. È lei o sei tu?

Bella questa lettura. La Madre di Alba Rohrwacher è una madre che contiene inevitabilmente delle cose della mia mamma ma anche alcune cose mie. E mi fa molto piacere che sia lei a incarnarle.

Il cane è meraviglioso. Non si dovrebbe mai fare questa domanda, ma cosa simboleggia per te Marcel?

Marcel con il punto esclamativo è un grido. Un grido che rivolgiamo alle persone che non riusciamo a lasciar andare. Quindi il cane per me evidentemente nella storia è uno spostamento, un transfer, una proiezione di un maschile che nel film è assente ma è presente.

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Marcel!: Maayane Conti in un'immagine

Secondo te perché non riusciamo mai ad accorgerci delle cose che abbiamo davanti? Perché vogliamo sempre qualcosa che non c'è? La Madre fa così.

Perché quell'ambizione, quello sguardo lungo, forse è l'unica cosa che ci permette anche di spingerci avanti nonostante i dolori. Nel film il personaggio di Alba è spinto da questo.

I cacciatori che si vedono nel film sono "i partenti serpenti" o tutti quelle etichette della società, quegli obblighi che non vogliamo?

Nel film c'è una crudeltà molto diffusa. Ho una mia idea della società, ma non è il mio sguardo attribuire a qualcuno nello specifico la cattiveria e a qualcuno la bontà. In questo film sono tutti cattivi, tutti crudeli e sono tutti amabilissimi. Per cui una madre abbandonica è un personaggio a cui ci si aggrappa visceralmente. Una bambina che sembra un angelo in realtà è capace delle peggiori gelosie. Questo mi piace nel raccontare le persone: la complessità.