Fa effetto trovarsi faccia a faccia con Maradona, soprattutto per un napoletano come chi scrive, che quegli anni li ha vissuti. Fa effetto anche se non si tratta direttamente del campione argentino, ma dell'attore che lo sta impersonando su schermo, soprattutto dopo aver assistito alla ripresa di una scena di Maradona: Sogno benedetto in cui lo si è visto in abiti di scena e calato in un momento della storia di Diego a Napoli che ben si ricordava. Davanti a noi c'è Nazareno Casero, ma in quel momento ci piace pensare che sia Diego Armando Maradona, forse perché nel corso dei suoi sette anni napoletani non abbiamo mai avuto modo di vederlo, se non dagli spalti dell'allora San Paolo, e ce la facciamo bastare.
L'attore argentino è uno degli interpreti di Maradona, nello specifico dagli anni del Barcellona in avanti, e quindi anche nella fase napoletana, per un progetto ambizioso che segue la vita del calciatore sin dalla giovane età. Per questo è stata necessaria una coproduzione internazionale con riprese sia in Sud America che in Spagna e Italia, per seguire le gesta del campione parallelamente alle vicende dell'uomo Maradona (come abbiamo sottolineato nella nostra recensione di Maradona: Sogno benedetto).
Nazareno Casero e Diego Armando Maradona
Hai sentito la responsabilità di interpretare Maradona?
Sì, molto. È una grande responsabilità perché è una storia che conoscono quasi tutti ed è nell'immaginario delle persone. E significa molto per tante persone, in positivo e in negativo. È una responsabilità enorme mettere in scena un personaggio di questa portata e voglio rendere omaggio e onore alla sua storia, per offrire al pubblico un'esperienza completa su di lui.
Pensi che qualcuno di non argentino l'avrebbe potuto interpretare?
Non metto in dubbio che avrebbero potuto interpretarlo, ma credo che sia giusto che sia un argentino a farlo, per un motivo simbolico. Si sarebbe potuto fare, ma non so come l'avrebbe accolto il pubblico argentino. Avrebbe potuto condurre a una guerra [scherza]. E penso che nemmeno a Maradona avrebbe fatto piacere se non fosse stato un argentino, perché ama il suo paese.
Sei stato un fan di Maradona?
Non l'ho visto giocare nel suo periodo migliore, perché sono nato nel 1986, ma è un mito, un personaggio leggendario, ed è indiscutibile quello che significa. È molto difficile essere indifferenti nei confronti di Maradona.
Come hai costruito il personaggio?
Alejandro Aimetta, il creatore di questa serie, ha fatto molte prove con noi e mi ha fornito molto materiale per fare ricerche. L'abbiamo fatto per molti mesi e ho passato molto tempo studiando la voce, i movimenti e tutto quello che potevo per riprodurre la sua immagine. Ho letto molto di lui, ho guardato molti video, molte interviste e ho provato ad assorbire tutto quello che potevo. È un personaggio così noto che è facile trovare fonti per studiarlo, ma la risposta in sintesi è "prove, prove, prove".
Le difficoltà di essere Maradona
Ti sei preparato anche sul campo?
Sì, ma è impossibile giocare a pallone come lui. Ho fatto una preparazione per imparare determinati movimenti, molto allenamento cognitivo, ho imparato a giocare con il piede sinistro. È stato un allenamento speciale con un preparatore per quasi un anno.
A parte la difficoltà sul campo, quale è stato l'aspetto più difficile da riprodurre?
Principalmente che sia un personaggio così emblematico e conosciuto, che qualunque differenza che può esserci nella tua versione del personaggio si nota subito. Sei costretto a muoverti in un determinato registro, dal quale non puoi uscire perché diventeresti un altro personaggio. Maradona aveva un'impulsività e delle caratteristiche che devono esserci, ma senza farle eccedere. Bisogna essere Maradona, senza fare un'imitazione di Maradona. È difficile, ma è anche divertente.
Quando sei arrivato a Napoli, hai capito cosa ha rappresentato per questa città?
Maradona è un qualcosa che non può essere negato. Ha fatto un miracolo a Napoli, una città e una squadra che non avevano mai vinto uno Scudetto. Maradona ha ottenuto l'impossibile, come un dio umano, con tutti i suoi pregi e difetti. È entrato nella sfera mistica e ha realizzato un sogno per la gente di Napoli. Dopo quasi 30 anni i Napoletani provano ancora una passione incredibile per lui, è qualcosa di fortissimo che puoi sentire a distanza di tanti anni. C'è anche la sfera sociale, il fatto che il sud è stato storicamente sottomesso al nord e Maradona ha dimostrato che questo poteva cambiare.
Diego Armando Maradona, più grande del cinema e oltre il calcio
Cosa hai provato la prima volta che hai messo la divisa e le scarpette e sei andato sul campo fingendo di essere il dio del calcio?
Mi sono sentito molto protetto dal cast, dalla troupe e tutte le persone che ho attorno, quindi mi ci sono lasciato andare senza troppa paura. So che la gente vuole vedere un dio che gioca sul campo, c'è una certa vertigine, una grande responsabilità, ma allo stesso tempo è stato un grande divertimento. Un sogno che non avrei mai pensato che potesse realizzarsi.
Sul campo da gioco
Avete girato anche scene di campo...
È stato necessario girare determinate cose sul campo, molti primi piani. Ovviamente quando sono sul campo mi piace giocare sul serio, perché mi piace il calcio. Ho giocato con amici e in alcuni campionati, tifo per una squadra di terza divisione che si chiama Comunicaciones. In tutta verità ho giocato a pallone con Maradona circa dieci anni fa. È stato quando si è deciso che La Paz non potesse essere usata come sede per le partite preliminari del campionato, perché di altitudine troppo elevata e si organizzò questa partita con artisti ed ex calciatori.
E che ricordi di quell'occasione?
È stato nel 2008 e ricordo l'atteggiamento di semplicità che aveva Maradona nel dire che eravamo lì solo per divertirci, nel metterci passione e continuare a parlare della partita anche nell'intervallo, nonostante dovessimo mettere le maschere per l'ossigeno per respirare, a causa dell'altitudine. Ha parlato di calcio tutto il tempo ed eravamo in una specie di trance.
Hai segnato?
No, perché sono un difensore!