Da quando è finito Lost nel "lontano" 2010, molte serie TV hanno cercato, spesso senza riuscirci, di prenderne la pesante eredità e costruire una storia che attraversasse più stagioni e soprattutto calamitasse l'attenzione del pubblico con teorie e discussioni fuori dallo schermo. Come spiegheremo nella recensione di Manifest 3, la terza stagione della serie in arrivo il 19 aprile su Premium Stories (e il giorno successivo su Infinity) in contemporanea con gli Usa, il serial in questo caso si ferma al semplice intrattenimento cervellotico.
IL VOLO 828
Tutto è iniziato due anni fa con un aereo (guarda un po', Lost docet), il volo 828 della Montego Air dalla Giamaica diretto a New York City, sparito dai radar durante una turbolenza e riapparso cinque anni e mezzo dopo. Per i 191 passeggeri e per l'equipaggio, però, sono passate poche ore. Il resto del mondo li ha quindi considerati dispersi, e presunti morti, ed è andato avanti con le proprie vite. Quelli del volo sono rimasti uguali, gli altri sono cresciuti. Passeggeri ed equipaggio hanno iniziato a sentire le cosiddette "chiamate", ordini nella loro testa sotto forma di voce di loro stessi che li guidava a fare del bene e a salvare altre persone, ma anche a ritrovare altri del volo 828. Ed è proprio dal volo da cui tutto è cominciato che riparte la terza stagione, che ha strappato il rinnovo alla NBC nuovamente in modo non facile: la serie ha una fanbase fedele ma ascolti non esaltanti, come spesso capita oramai con questo tipo di storie, a cui le persone non hanno la forza di appassionarsi e impegnarsi.
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COME IN UNA SPY STORY
Ritroviamo i protagonisti affrontare le conseguenze dello scorso finale di stagione, e per la prima volta dal famoso viaggio il nucleo familiare è separato, un inizio di stagione ispirato dalle grandi spy story: Grace, Olive e Cal sono a casa a New York, mentre Ben (Josh Dallas, che aveva partecipato a un altro "erede" di Lost, C'era una volta) è a Cuba, dove è misteriosamente riemersa all'oceano (di nuovo, Lost insegna) la coda dell'aereo. Com'è possibile, dato che il volo 828 è atterrato tutto intero due anni prima a New York e poi è anche esploso? Infine i novelli sposi in luna di miele Micaela e Zeke sono in Costa Rica. Una "chiamata" coinvolgerà il trittico Cal, Ben e Mick che come sappiamo era destinato a morire, ma Zeke salvando Cal ha ribaltato i piani dall'alto. Da lì una sequela di avvenimenti inaspettati porterà la famiglia a tentare di riunirsi e ad avere un nuovo "prescelto" nella loro vita. Una famiglia unita più che mai e lontana dai segreti del ciclo inaugurale. New entry della stagione è infatti una passeggera del volo 828, Angelina Meyer, interpretata da Holly Taylor (che abbiamo imparato a conoscere come figlia di Keri Russell e Matthew Rhys in The Americans). La ragazza viene cercata e accolta dagli Stone, dove porterà non poco scompiglio. A scombussolare le dinamiche e l'equilibrio faticosamente raggiunto ci penserà anche la figlia del Maggiore Kathryn Fitz (Elizabeth Marvel), che ha avuto un drammatico confronto con Saanvi nello scorso finale.
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CREDERE
Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.
Questo è il versetto 8,28 dei Romani che Micaela cita nella premiere di stagione. Questo perché si sposa bene con le "chiamate" che i passeggeri continuano a ricevere e con la tematica religiosa, che in questi nuovi episodi è preponderante. Dopo tutto quello che è accaduto, a cosa sono disposti a credere i protagonisti e soprattutto fin dove sono disposti a spingersi proprio per questo "credo"? Come sappiamo in passato i passeggeri sono stati additati come "miracolati" e uno di loro, Adrian, ha addirittura fondato una setta molto contestata chiamata "Chiesa dei Credenti" credendo che le "chiamate" che sembrano a fin di bene arrivino in realtà da presenze maligne, i Cavalieri dell'Apocalisse, rendendo coloro che le ricevono operatori del Male. Questa terza stagione, dopo una prima introduttiva e una seconda di passaggio, sembra voler da subito - come recita il poster promozionale "La verità verrà a galla", slogan riferito anche all'oceano da cui emerge la coda dell'aereo - mettere in chiaro che arriveranno un po' di risposte per gli spettatori fedeli, probabilmente in parte memori sempre della "lezione Lost" sul non allungare troppo il brodo e in parte consapevoli che il rinnovo per un'ipotetica quarta stagione sarà una nuova battaglia.
Conclusioni
Concludendo la recensione di Manifest 3 possiamo dire che la serie è rimasta fedele a se stessa, confermandosi un piacevole intrattenimento per chi è appassionato di storie legate al mystery con una forte trama orizzontale. Ha purtroppo mantenuto il limite dei personaggi che oscillano fra l’essere monodimensionali e legati a vari cliché. Allo stesso tempo questa stagione si dimostra un buon modo per riflettere ancora una volta sul potente binomio scienza e fede.
Perché ci piace
- Riportare al centro il volo 828, anche fisicamente, e da lì promettere risposte in questo terzo ciclo di episodi.
- Giocare da un lato con la “separazione” degli Stone in stile spy story e allo stesso tempo vederli uniti più che mai a collaborare.
- La new entry interpretata da Holly Taylor promette interessanti sviluppi e squilibri, così come la tematica religiosa tornata al centro del racconto.
Cosa non va
- La serie continua a essere schiava dei suo stessi limiti, ovvero i personaggi monodimensionali senza grandi interpretazioni dietro, e il mystery di fondo che potrebbe allontanare gli spettatori più distratti e smaliziati.