Son passati trentacinque anni dall'Interceptor del 1979, e l'anno prossimo saranno trenta da Mad Max oltre la sfera del tuono, film con il quale abbiamo salutato il personaggio di Mad Max nel 1985, il Guerriero della Strada Max Rockatansky che lanciò Mel Gibson e che oggi torna con un film che rifiuta la definizione di "reboot". Mad Max: Fury Road porta però la significativa firma di George Miller - regista, produttore e sceneggiatore di questo come dei precedenti tre film - vero padre padrone della saga con il quale abbiamo discusso di questa nuova avventura in occasione della sua presentazione al Comic-Con di San Diego con un trailer promettente.
Un film più complicato del previsto, ma che finalmente si avvicina all'uscita prevista per il 15 maggio 2015, interpretato da una coppia di star di primo livello: il lanciatissimo Tom Hardy e la 'sicurezza' Charlize Theron (rasata, per l'occasione). I due sono Max, un solitario in cerca di vendetta in un mondo desolato e post apocalittico regredito a una sorta di neo Medioevo, e Furiosa, una donna difficile da controllare, intenzionata ad attraversare il deserto per tornare a casa. Il primo Mad Max in 3D ha richiesto 6 mesi di riprese in Namibia, dove la troupe si è spostata a causa di difficoltà anche meteorologiche trovate in Australia, e poi in Sud Africa. Lo sforamento del budget - lievitato fino a 100 milioni di dollari - e le accuse della Namibian Coast Conservation and Management di aver danneggiato flora e fauna del deserto del Namib, non hanno reso le cose più facili a Miller, che ci confida: "Non bisogna essere pazzi per fare un Mad Max movie, ma aiuta...".
Ritorno al futuro
Si è parlato di 'sequel', di 'reboot', ma il dubbio resta... Che film sarà questo 'Fury Road'?
George Miller: Non è un reboot, né un sequel. Credo che la miglior definizione che io possa darne è di 'rivisitazione'. Sicuramente è un ritorno a quel mondo post apocalittico, ma è di base una caccia. Una caccia di un'ora e tre quarti, durante la quale scopriamo i personaggi, le relazioni tra loro e la backstory che nascondono. Qualcosa che lo avvicina molto a Mad Max 2. In quanto rivisitazione, è stata l'occasione di compiere un lavoro più completo, soprattutto grazie a nuove tecnologie che oggi ci permettono di posizionare le nostre macchine da presa in posti dove normalmente non sarebbero potute essere o non abbiamo potuto posizionarle in passato. Ci ho messo un po' per capire il perché quel contesto mi seducesse tanto, non riuscivo a smettere di pensarci, ma credo fosse il fatto di essere così 'elementare', spartano, e quanto questo mi permettesse di raccontare storie, fondamentalmente allegorie, racconti morali. Anche se il modo più semplice di descriverlo è probabilmente 'Western su ruote'.
Che effetto le ha fatto tornare a quella realtà?
E' stato qualcosa di molto familiare e molto strano insieme. Familiare perché affrontare questo film era come lavorare con degli amici immaginari e tornare in qualche maniera a un mondo che è sempre stato lì... Dopo trent'anni il mondo in cui viviamo è cambiato molto, e con esso la tecnologia e, a un certo livello, il modo di costruire un film. Quindi, familiare o meno, è stato interessante, anche per l'intensità che c'è nella strana e masochistica eccitazione di fare un film come questo, nel deserto, distruggendo macchine ogni giorno e girando scene rischiose che hanno richiesto grande attenzione perché tutti potessero essere tenuti in sicurezza.
Interceptor, ieri e oggi
Impossibile scindere Mad Max da Mel Gibson, ci sarà? Almeno in un cameo...
Mel non è nel film, non glielo abbiamo nemmeno chiesto. Ovviamente avevamo parlato intorno al 2000, nel momento in cui era previsto che ci sarebbe stato. In compenso c'è Hugh Keays-Byrne, che forse ricordate dal primo Mad Max, nei panni di Toecutter, il leader dei terribili bikers, e che qui interpreta Immortal Joe, anche se dietro una maschera, per tutto il film. Ma niente Mel.
Oggi l'eroe sarà Tom Hardy, una garanzia ormai, è lui l'erede di Mel?
La prima volta che ho visto Mel in Mad Max ricordo di aver pensato, uscendo dal cinema, che fosse un attore molto interessante; non mi ero accorto di quanto potesse essere importante come attore e regista o delle sue qualità. Per un verso, quando arrivi a conoscerlo bene, è una persona adorabile, per l'altro ci sono anche elementi pericolosi e di imprevedibilità. E' come con gli animali, quando incontri una tigre: è meravigliosa, potente, fa venire voglia di accarezzarla, ma è sempre una tigre. Non dico sia proprio lo stesso con Mel o Tom (Hardy), ma con gli attori di oggi il paradosso è questo, che possono essere molto pericolosi e molto amabili insieme. E quando ho visto Tom e mi sono intrattenuto con lui mi è sembrato davvero molto simile a Mel.
Può dirci qualcosa anche sull'eroina, Charlize?
Quando Charlize è entrata nel cast il suo personaggio si è decisamente evoluto. La sua Furiosa è a capo dei mezzi pesanti, un guerriero della strada al femminile, ma a differenza di Max lei ha uno scopo. Max vuole fuggire dal proprio passato e dalla parte migliore della sua natura, isolandosi, lei è altrettanto dura, un vero combattente, ma indubitabilmente una donna. E Charlize ha avuto l'abilità e la passione di rendere tutto questo.
Il mondo di Mad Max e la tecnologia
La rappresentazione di un tale Universo comporta spesso dei significati altri, dobbiamo aspettarci un film politico? Profetico?
Riguardo alla politica, noi non specifichiamo troppo cosa abbia causato l'apocalisse del film; è come se tutte le brutte cose che vedete nei notiziari fossero successe nello stesso momento, dal collasso economico alle guerre in giro per il mondo. Nuove città sorgono, la gente vaga nelle lande desolate di un mondo quasi medievale, nel quale non c'è legge, non c'è onore e non esiste denaro. L'intenzione non era certo quella di cercare di predire un qualche tipo di futuro, anche se alcune immagini del mondo di oggi sembrano venire direttamente da quella realtà. Un ritorno alle età più oscure, che a volte sembra di rivedere guardandosi intorno, nella vita vera, nelle immagini in tv, che spesso mi fanno pensare che avrebbero potuto tranquillamente essere inserite nel film.
Anche le macchine utilizzate rispondono a queste caratteristiche?
Il film è ambientato 45 anni nel futuro; un futuro nel quale anche i mezzi dovevano essere molto 'vecchio stile', tipi di auto che si potessero aggiustare senza computer o mezzi tecnici raffinati. Visto che stavamo girando in Africa, ho fatto caso a quali fossero i mezzi più semplici da rimettere in sesto. Questo ha influenzato il design, in generale, visto che anche le armi dovevano essere più rozze...
Rispetto ad allora, in compenso, c'è stato un balzo in avanti quanto a tecnologia, di ripresa e non solo...
La differenza è grande. E non solo per le macchine da presa che abbiamo potuto sistemare ovunque, come alcune che abbiamo comprato all'aeroporto per 2000 dollari senza gravare sul budget né fermare le riprese. Abbiamo usato uno strumento incredibilmente potente, 'The Edge'. Un mezzo con quattro ruote motrici e una gru dotata di macchina da presa. Una macchina da presa che può andare ovunque e ad alte velocità gestita da due persone, operatore e pilota: qualcosa di eccezionale, che non esisteva prima e che ci ha permesso di non affidarci a CG e Green Screen per le riprese, tutte dal vero, molto 'old school'. Non riuscivo ad uscire da quella auto, era come essere nel mezzo di un videogioco!