Oltre la storia, oltre il senso artistico, oltre "quella creatura bellissima, capace di conquistare milioni di cuori". Serie tv, cinema, esperienza. L'appellativo sceglietelo voi, perché M - Il figlio del Secolo di Joe Wright, e adattamento del romanzo di Antonio Scurati, è "un progetto culturale, dallo spirito antifascista", come spiegano i protagonisti, nei cinquanta minuti dello splendido making of Dentro la storia, che trovate on-demand su Sky e NOW, ad anticipare la release fissata - sempre su Sky e in streaming solo su NOW - al 10 gennaio. "Tendiamo a dimenticare, ripetendo gli stessi orrori", dice Luca Marinelli, stratosferico nel ruolo di Benito Mussolini.
Raccontare il fascismo attraverso i fascisti, e in particolar modo attraverso il loro totem. In questo senso, lo storytelling doveva "entrare dentro l'opera", spiega lo stesso Scurati durante il making of, che ci porta dietro le quinte di un'opera capace di creare un legame con il Duce, astraendolo però dal momento storico, e facendolo diventare sinonimo universale. In fondo, l'epoca dei dittatori non è mai finita, per questo il fascismo - "volontà di pochi, che si impone sulla volontà di molti" - continua ad essere tanto attuale. Anche oggi, cento anni dopo quel 3 gennaio del 1925, quando Mussolini, a Montecitorio, replicò alle accuse sulla morte di Giacomo Matteotti, sancendo - come vediamo in M - Il figlio del Secolo - quello che sarà, di fatto, l'inizio di una dittatura.
La sapiente brutalità degli uomini forti
"C'è sempre un tempo in cui i popoli smarriti van verso le idee semplici: la sapiente brutalità degli uomini forti", sillaba Marinelli, in accento romagnolo, deus ex machina di una visione tronfia e speculare rispetto alla fertilità di un Paese prosciugato dalla prima guerra mondiale. Sotto, nelle pieghe della sceneggiatura stesa da Stefano Bises e Davide Serino, con il supporto naturale di Scurati, ecco l'intreccio tra i fasci di combattimento, l'attività giornalistica, il partito nazionale socialista, e il delitto Matteotti. Le idee da plasmare, la figura di Cesare Rossi (interpretato da Francesco Russo), le camicie nere, gli stoccafissi di Italo Balbo e, ovviamente, la marcia su Roma, centro nevralgico dello show targato Joe Wright. "Narriamo la presa del potere, che invece era un bluff. Ecco, noi raccontiamo il dietro le quinte di quel bluff", rivela Francesco Russo, nel corso del documentario Sky.
"Questo è il momento giusto per riesaminare le radici del movimento, e per esaminare da dove esse arrivino", spiega Joe Wright, nello speciale. "Un mash-up tra L'uomo con la macchina presa di Dziga Vertov e Scarface di Howard Hughes. In mezzo, la cultura rave degli anni Novanta", con un accenno poi alla colonna sonora di Tom Rowlands. "Non so perché ho sentito il bisogno di mixare i Chemical Brothers con una vicenda sviluppatasi negli anni Venti. Forse, ha a che fare con il futurismo".
Musica, e parole. Quelle parole che, oggi, risuonano nell'anniversario oscuro del principio del ventennio fascista, poi rafforzato dalle leggi fascistissime. Un discorso, quello di Mussolini, simile a un'arringa in cui assunse la responsabilità "politica, morale e storica", appioppando però la matrice del delitto "al violento clima politico di quegli anni" di cui, inutile dirlo, fu il primo fautore. Mussolini non è ancora l'uomo della provvidenza nell'economia narrativa di M, ma le parole sapeva usarle, coniando espressioni "formidabili", spiega Bises. "Una figura capace di influenzare e tenere l'Italia in pugno, e la sfida era questa: far trasparire il carisma, senza che il pubblico ne fosse affascinato". Come fare? "Rendere il pubblico partecipe rispetto alle azioni del personaggio, alternando diverse emozioni, diventando "plastiche" come la "violenza" da lui professata".
M. Il figlio del Secolo è una serie anti-fascista. Parola di Luca Marinelli
Dietro le quinte di M - Il figlio del Secolo
Ma la totalizzante esperienza di M, naturalmente, passa attraverso la realizzazione artigianale dell'opera, rivelata nel making of esclusivo, e decisamente esaustivo rispetto al materiale messo insieme da Joe Wright. Un'artigianalità che parte dal corpo di Luca Marinelli, tra mimica, magnetismo e uso del dialetto. Per Stefano Bises, "Marinelli amministra i toni di commedia, senza mai scadere". Un lavoro che evita il prostetico e si avvicina invece al corpo: naso, capelli, occhi. Addirittura le sopracciglia. E poi la postura, e un tipo di mascolinità in qualche modo "sessualizzata", spiega Joe Wright durante il dietro le quinte Sky. Grande movimento e dinamismo, allora, con un tono che si stacca dallo sceneggiata d'epoca, agganciandosi ai tratti di una dark comedy. Anche perché, per Bises, "ci sono elementi naturali della commedia all'interno del racconto". Per Luca Marinelli "M è la storia di un criminale, che ho tenuto distante dalle mie emozioni, senza giudicare. È stato difficile e doloroso, perché Mussolini è il mio opposto di pensiero".
Una storia universale
M - Il figlio del Secolo, tra l'altro, non è una storia solo italiana, in quanto ripercorre la nascita di una dittatura per certi versi universale. Per questo "Joe era l'unico che poteva realizzare questo progetto: universalizza il tema. Ha rispetto verso ciò che racconta", dice Francesco Russo nel making of, rivelando poi un aneddoto: sul set c'erano grandi impianti audio, soprattutto quando c'erano tante comparse, in modo da creare l'energia della scena. "Alle Terme di Caracalla le comparse dovevano scalmanarsi come se fossero ad un concerto, così Joe ha iniziato a girare mentre le comparse ascoltavano e ballavano sulla musica", racconta Russo. Una scena, quella, che ha impegnato due notti per essere ultimata.
Nella serie, vedrete, c'è una frase che ricorre, e che misura l'umore e il tono del personaggio e del contesto: "Sono come le bestie: sento il tempo che viene. E questo è il mio tempo". Il tempo di Mussolini doveva riflettere "una storia in movimento", come suggerisce Davide Serino. Elementi, questi, spaventosamente contemporanei: l'inventore del populismo e del nazionalismo, per una serie incredibilmente attuale. Anche perché le motivazioni di una politica populista nascono dalle basi dell'animo umano. E per Antonio Scurati "M non è solo un racconto legato ad un periodo storico, ma una parabola sulla natura del potere".
Un'opera artigianale
Il legame assoluto, composta da otto episodi da sessanta minuti, è poi sancito dalla visione di Joe Wright. "Joe si documenta su tutto, e abbiamo studiato i costumi", interviene il costumista Massimo Cantini Parrini. "Abbiamo lavorato sui tessuti, costruendo ogni tipo di gamma. Erano anni particolari, perché si alternavano repentinamente molti cambiamenti. Di conseguenza anche la moda cambiava. Un tema però erano i teschi: gli arditi erano ricoperti di teschi. Li abbiamo cuciti e realizzati a mano, senza stirare nulla". Basti pensare al look di Margherita Sarfatti, che Barbara Chicchiarelli definisce "gotico". Un'estetica che doveva confrontarsi con il Diciannovesimo e il Ventesimo Secolo, e poi legarsi con le correnti artistiche ricostruite nei set dalla scenografia, realizzata da Mauro Vanzati.
"This machine kills fascists"
Se M - Il figlio del Secolo è, effettivamente, un'opera fuori dal comune, e senza dubbio la miglior opera storica e narrativa italiana da molti anni a questa parte, osservare il making of diventa rivelatorio. La prefazione da non perdere prima di immergersi nella serie. Per dire, se di aneddoti si parla, nelle rivelazione di Joe Wright si riflette tutta l'importanza dell'arte come mezzo capace di salvaguardare libertà e democrazia. "Il famoso cantante folk Woody Guthrie aveva una scritta sulla chitarra, ovvero: 'questa macchina uccide i fascisti'. Noi abbiamo copiato quella stessa scritta realizzando adesivi da attaccare sulle nostre macchine da presa. Un riconoscimento della responsabilità e del potere che ha il cinema. E di quanto questa responsabilità debba essere gestita con attenzione".
La stessa responsabilità da preservare, accudire e coltivare, tenendo alta la guardia verso l'unica passione politica più potente della speranza: la paura. Per non tornare indietro di cento anni, ripensando alla dedica di Joe Wright che, dopo aver girato la sequenza del discorso di Mussolini alla Camera, dedica la giornata a "Matteotti, e a tutte quelle persone morte per mano del fascismo".