Sono passati quarant'anni dalla produzione di un lungometraggio che fonde sperimentazione, misticismo e cinema d'autore; una storia a lungo bistrattata ma che pian piano è diventata un'opera di culto per tutti gli amanti dell'animazione. Stiamo parlando de L'uovo dell'angelo, film nato dalla collaborazione tra Yoshitaka Amano, noto ai più per le sue illustrazioni di Final Fantasy (ma animatore e illustratore eclettico e riconoscibile) e Mamoru Oshii, celebre regista di Patlabor, Ghost in the Shell e Lamù.
 
  Questo titolo, pubblicato agli inizi esclusivamente in home video, non aveva riscosso all'epoca grande successo per poi nel tempo essere rivalutato come quel gioiello che è: una produzione autoriale, non di facile visione ma che racchiude in sé una poesia difficile da esprimere a parole. Se vi state quindi chiedendo come recuperare questa pietra miliare siete fortunati perché sarà al cinema grazie a Lucky Red dal 4 al 10 dicembre, con un passaggio anche al Lucca Comics & Games. Se siete però ancora titubanti vi diamo noi qualche buon motivo per andare in sala a godere di un'esperienza visiva imperdibile.
Una storia che respira piano
Una bambina solitaria vaga per un mondo in declino proteggendo un gigantesco uovo. Il luogo in cui si muove, infatti, è poco più che una città in rovina dove vagare per ore o giorni alla ricerca di cibo acqua e risorse. Un giorno, però, incontra un ragazzo che ben presto, dopo lo spavento iniziale, diventerà suo compagno di viaggio. Le intenzioni del giovane, non sono chiare, è un tipo taciturno, misterioso e non parla mai di sé.
 
  Il loro peregrinare apre allo spettatore la vista su paesaggi suggestivi e decadenti, dove l'occhio si perde nei particolari più piccoli e apparentemente insignificanti eppure caratterizzati con una precisione maniacale in una storia che con il suo lento respiro offre l'occasione di godere di ogni dettaglio in grado di racchiudere mille significati.
Mamoru Oshii e Yoshitaka Amano due pilastri dell'animazione giapponese
L'uovo dell'angelo, infatti è una pellicola sfacciatamente autoriale che fonde alla perfezione misticismo, religione e atmosfere post apocalittiche, senza sforzo ma con un worldbuilding enigmatico eppure sorprendentemente convincente. La regia di Mamoru Oshii utilizza i movimenti di macchina per creare suggestioni e inquietudini, per farci addentrare in stanze buie, squallidi e oscuri vicoli, dando vita a scene dal forte valore simbolico.
 
  Ad occuparsi poi dello stile grafico è stato Yoshitaka Amano, un artista che non ha bisogno di presentazioni e che con le sue figure eteree riesce ad affascinare fin dal primo fotogramma grazie alla sua cifra stilistica inconfondibile ma allo stesso tempo malleabile e a servizio della storia.
Un film criptico
 
  La perdita della fede, il crollo delle illusioni, la vita e la rinascita, il declino della società moderna sono solo alcune delle tematiche che è possibile evincere dal lungometraggio, le più palesi e intuibili, anche se L'uovo dell'angelo si apre ad una miriade di diverse interpretazioni così come ai personaggi è possibile attribuire più di un significato. È questa, forse, la vera forza di quest'opera: non ti abbandona nemmeno dopo la visione stimolando il pensiero di uno spettatore che fin da subito capisce di dover prestare attenzione ad una simbologia che spazia dal religioso al mistico. Un film per chi non vuole smettere di pensare e interrogarsi, uno specchio nel quale riconoscere brandelli di società moderna in un mare di illusioni.
